98)

1.6K 75 4
                                    

Rebecca era sveglia. Era sveglia dal momento in cui Niall aveva sollevato le coperte facendola rabbrividire e si era infilato sotto, ma continuava a tenere gli occhi chiusi perché voleva vedere cosa lui avesse in mente. Probabilmente voleva offrirle un dolce risveglio, il suo primo regalo di compleanno.
Le labbra di Niall si erano poggiate sul suo stomaco facendola sospirare e poi erano scese piano piano in una scia di baci verso il basso. La ragazza aveva emesso un sospiro di piacere. La testa di Niall tra le sue gambe era una delle cose che adorava di più. Non era riuscita a non gemere quando lui le aveva succhiato il clitoride. Gemere era il minimo. Per non urlare aveva infilato la mano tra i capelli di Niall e li aveva tirati mentre veniva, dopo che la lingua del ragazzo aveva fatto un lavoro eccellente.
La testa di Niall sbucò dalle coperte e poggiò il mento sul petto di Rebecca. Si stava leccando le labbra. «Buongiorno, principessa.»
«Ciao, ti è piaciuta la prima colazione?»
«Tanto quanto è piaciuta a te. A che ora sei nata, bimba?»
«Un po' prima di te.»
«Perché, a che ora sono nato io?»
«Alle otto e quattro.»
«Come cavolo fai a saperlo tu e non io?» Niall era sconvolto.
«Ma se lo hai detto tu una volta al fandom che chiedeva. E poi me lo ha confermato tua mamma.»
Niall scrollò la testa. «D'accordo, lasciamo perdere. Quindi a che ora mi hai detto?»
«Non l'ho detto.»
Il ragazzo sbuffò. «Rebs.»
Lei ridacchiò. «Alle sette e trentacinque.»
«Entrambi di mattina! E visto che sei nata da circa tre ore e adesso hai già diciannove anni, buon compleanno, amore mio. Tanti auguri.» Niall si sollevò un po' dal suo corpo, lasciandola respirare, ma solo per poterle togliere altro fiato con un bacio al sapore di lei.
«Grazie, Niall. Anche se non capisco... se fossi nata nel pomeriggio me li avresti fatti solo allora?»
«Ssh, lascia perdere.» ed era tornato a baciarla. «Voglio una seconda colazione.»
«E allora alziamoci.»
«No, non hai capito.»
Rebecca aveva ridacchiato, ma si era quasi strozzata quando Niall l'aveva penetrata senza preavviso. Si aggrappò alle spalle del ragazzo, che si era sporto per sussurrarle all'orecchio: «E questo è solo all'inizio. Voglio farlo diciannove volte oggi.» 
Certo, come se fosse fisicamente possibile. Voleva rischiare l'infarto? «Smettila di sparare stronzate e muoviti.»
E il cantante l'aveva accontentata volentieri.
Ovviamente non erano intenzionati a restare tutto il giorno a casa a fare i conigli in calore. Avevano un appuntamento nel pomeriggio, che preoccupava dannatamente Niall, e poi una cena con Danilo e Deo a casa di quest'ultimo, direttamente cucinata da loro. O almeno, così avevano detto.
In realtà, quando erano arrivati nell'appartamento li avevano trovati che stavano togliendo il cibo da delle buste che avevano ordinato.
«Non abbiamo avuto tempo di cucinare.» era stata la giustificazione di Deo, che non era neanche arrossito, al contrario del più piccolo dopo che Niall aveva ribattuto: «Certo, ne avete avuto solo per sbattervi come se non ci fosse un domani.»
«E lo avete fatto ininterrottamente anche voi. Si vede dalla tua faccia stremata.» lo prese in giro Deo.
«Smettetela! Oggi è il mio compleanno e non lo voglio passare con tre porci che sanno parlare solo di sesso.» si intromise Rebecca che stava sulle punte dietro al suo ragazzo. Aveva allungato una mano oltre la spalla di Niall e rubato il cibo dal vassoio che Deo stava preparando.
Quest'ultimo aveva cercato di darle uno schiaffetto sulla mano, ma se ne era solo beccato uno da parte di Niall, che aveva reagito automaticamente per reazione in difesa della sua bambina.
«E comunque non è vero. Io sono stremato perché ho appena affrontato una battaglia e ho vinto la guerra.»
Rebecca squittì e strinse le braccia intorno al collo di Niall con forza. «Sono orgogliosa di te, Nini. Sei stato bravissimo.»
«Ahi, piccola. Mi fa un male cane.»
Deo e Danilo li guardavano con gli occhi spalancati. «Che diavolo avete fatto voi due?»
«Un tatuaggio!» aveva urlato la ragazza e le bocche dei due ragazzi si erano spalancate fino a terra.
«Ci state prendendo per il culo.»
«No, per niente.»
«Ma magari tu, Niall no!»
Niall aveva sbuffato.
«Che aspettate a farci vedere?»
Rebecca si allontanò da Niall e si tirò su la maglia mentre il cantante urlava: «Non le guardate le tette!»
«Ma che vuoi che ci freghi delle sue tette inesistenti? Siamo gay.»
«Appunto! E neanche i suoi addominali! Sono miei!»
«Io adoro questo tatuaggio. È la scrittura di Niall?» intanto Danilo stava gongolando davanti al tatuaggio ancora arrossato della ragazza, che aveva fatto sotto al seno, sulle costole nella parte sinistra. Davanti al Don't forget where you belong c'era una piccola stellina.
«Ovviamente, però la stella l'ho disegnata io. E Niall, amore mio, se stai cercando di dire che sembro un ragazzo sappi che appena finisco qui ti aspetta un pizzicotto che ti farà urlare.»
«Ma ti amo!»
«Non è un punto a tuo favore in questo momento.»
«Niall ha sempre avuto tendenze bisessuali, magari ti ha scelta per questo.» Deo aveva borbottato.
«Ma...» Niall aveva ignorato suo cugino palesemente, facendo il labbruccio triste alla sua ragazza.
«Ma un cazzo. Fai vedere il tuo tatuaggio. E tu Deo, vaffanculo. Niall resta comunque mio.»
«Guarda che non ti do né il diciottesimo, né il diciannovesimo regalo.» era come se il cantante prestasse tutta la sua attenzione solo alla ragazza, come se stessero conversando solo loro due.
«Gli hai fatto diciannove regali per davvero?» Danilo era sconvolto.
«Sono innovativo, vero?» aveva ammiccato e sorriso soddisfatto, guardando finalmente anche gli altri.
«No, solo ricco da fare schifo.»
E Niall gli aveva alzato il medio.
«Guarda la collanina che mi ha regalato! Con il mio nome.»
«È d'oro? Sì, per forza. Quando vi lascerete ti rivendi tutte le cose che ti ha regalato e diventi ricca.» Danilo ghignò.
«Col cazzo! Io me lo sposo!»
«L'hai sentita? L'anello al dito conferma.» Niall si sentiva potente in quel momento.
«Giusto, fai prima.»
Intanto Niall si era alzato la maglietta, per mostrare cosa aveva veramente tatuato sulla pelle del petto, vicino la spalla e alla scapola, giusto sopra al cuore.
«Completa quello di Rebecca.» aveva concluso Deo, guardando quell'Home seguito dalla stessa stellina che aveva disegnato la ragazza.
Niall aveva sorriso e annuito.
«È svenuto?»
Deo scoppiò a ridere per la battuta del suo ragazzo, mentre Niall lo aveva fulminato con lo sguardo.
«No. È stato fantastico. Un vero uomo.»
Niall sorrise vittorioso, mentre Rebecca gli baciava la guancia. In realtà non lo era stato manco per un cazzo e proprio per questo stava apprezzando come Rebecca lo stesse elogiando e non lo stesse mettendo in ridicolo davanti ai suoi amici, senza dargli la possibilità di prenderlo in giro. Niall non era di certo svenuto, ma una volta arrivati al negozio, aveva già iniziato a sudare freddo. Era stata Rebecca a farlo per prima e Niall le aveva tenuto la mano per tutto il tempo. «Ti fa male?» le chiedeva di continuo, ma la ragazza gli sorrideva in modo rassicurante.
«È sopportabile. E se lo è per me, lo sarà anche per te. Sta tranquillo.»
Certo, tanto tranquillo da avere quasi un attacco di panico quando stava per toccare a lui. Rebecca aveva perfino chiesto al tatuatore di dare loro un attimo e lui era stato paziente e comprensivo. Harry lo aveva già avvisato che sarebbe potuto succedere.
«Ni, amore. Non devi farlo per forza. Mica devi sentirti male per una stupidata simile.» gli accarezzava il viso cercando di calmarlo.
«Voglio farlo, ma ho paura!»
«Non è importante, piccolo.»
«Sì. Per me lo è.»
«Abbiamo tutta la vita per farne uno insieme.»
«Ma voglio farlo ora!»
«Allora respira e calmati. Non fa male, te lo dico io. E se per me ha impiegato venti minuti, per te ne basteranno cinque. Solo cinque. È una piccola parola.»
Era per questo che non lo avevano detto a nessuno, perché Niall aveva paura di non riuscirci.
Alla fine si era convinto, si era seduto lì senza la maglietta e aveva guardato Rebecca piuttosto che l'attrezzo che il tatuatore aveva in mano.
«Niall, sto iniziando.»
E Rebecca aveva semplicemente preso a baciarlo proprio per distrarlo.
Ancora in quel momento poteva sentire il labbro indolenzito per come Niall glielo aveva morso. E le aveva quasi rotto la mano a forza di stringere, mentre si faceva assalire dalla paura. Dopo le aveva chiesto perfino scusa. Alla fine comunque ne erano usciti enormemente vincitori e Niall aveva perfino detto che avrebbero potuto pensare di farne un altro più avanti.
Rebecca aveva riso. «Placa l'animo, tigre. Un tatuaggio e quattro scopate per oggi sono abbastanza.»
«Diventerrano almeno sei... o sette... otto. Va bene, non diciannove, ma c'è ancora stasera per fare l'amore.» giusto.
Rebecca tornò alla realtà quando Niall aveva battuto le mani e aveva detto: «E adesso si mangia! Sto morendo di fame!»
Quello era stato proprio il tipo di compleanno che avrebbe voluto, tranquillo e piacevole. A lei bastava la presenza di Niall dopotutto. Avevano cenato tra una battuta e l'altra come al solito e alla fine avevano tirato fuori una torta che aveva più cioccolato bianco che altro.
«Solo lei sulla Terra riesce a mangiare una cosa del genere.»
«Zitto e passami quell'accendino.» Niall non poteva neanche alzarsi visto che Rebecca era seduta sulle sue gambe. Aveva acceso ad una ad una le diciannove candeline. «Esprimi un desiderio.»
«Il mio desiderio sei sempre stato tu. Non ho altro da esprimere.»
Da Danilo era arrivato un "aw" enorme, mentre i due si guardavano negli occhi. Niall le sorrideva dolcemente.
«Rebecca, spegnile o mangerai anche la cera insieme alla torta.» li aveva interrotti Deo e la ragazza aveva annuito, prima di soffiare sulle candeline.
E poi gli ultimi regali, il karaoke con canzoni italiane di Rebecca e Danilo, con cui avevano fatto morire dal ridere gli altri due e alla fine la buonanotte. Niall aveva messo la giacca a Rebecca e aveva salutato: «Buonanotte di sesso, ragazzi. Godetevela, perché domani saremo di nuovo tutti separati.»
«Grazie, Niall. Sai essere consolante. Buonanotte di sesso anche a voi, ragazzi.»
Quando Deo aveva chiuso la porta dietro i due fidanzati, si era voltato subito verso Danilo. «Che cos'è quella faccia?»
«Non ho nessuna faccia.»
«Sì, invece. Ed è meglio che te la togli, perché ho intenzione di sbatterti come ha detto Niall. Non ho tempo di consolarti.»
Danilo alzò lo sguardo su di lui e sbuffò. Deo stava facendo un sorrisino odioso.
«Sei bravissimo a rovinare tutto.»
«Non rovino niente, cucciolo.»
«Non mi chiamare così.»
Perché quel ragazzo più grande riusciva a sovrastarlo anche se era molto più basso? Deo si era avvicinato e gli aveva premuto il pacco contro la gamba.
«Ma è quello che sei. Il mio cucciolo.» poi gli aveva afferrato il mento e aveva tenuto le labbra ad un soffio da quelle dell'altro.
«Perché ti lascio passare sempre tutto?» borbottò l'italiano.
«Perché sei innamorato di me.»
Danilo aveva spalancato gli occhi ed era arrossito in pieno. Non avevano mai parlato di quello. La loro relazione era fatta di compagnia e sesso. Non si soffermavano mai sul parlare di sentimenti.
«Non c'è bisogno che tu dica qualcosa, Dani. Lo so, anche io ti amo.»
Il cuore di Danilo batteva a mille e le farfalle svolazzavano nello stomaco. Sentiva le lacrime pungergli gli occhi per la commozione.
«Avevo detto che non avevo tempo per consolarti, però.» Deo sbuffò, ma sorrideva divertito nel mentre.
Per tutta risposta, Danilo aveva chiuso la distanza tra le loro labbra e lo aveva baciato con passione rovente. Le loro lingue lottavano tra loro per avere il potere, ma Deo era comunque più esperto e più sovrastante. Faceva ridere quella loro differenza di altezza, perché era l'unica sbagliata con Deo. Danilo non si era mai sentito così piccolo con nessuno.
I vestiti iniziavano ad essere lanciati e sparsi per il pavimento, mentre le mani vagavano per i loro corpi e la labbra continuavano a mangiarsi tra loro. Deo lo aveva trascinato fino in camera sua e lo aveva spinto a letto.
«Sei mio.»
Danilo rabbrividì e nel momento in cui l'altro si era allontanato, aveva emesso un gemito sofferente.
«No, Steve.»
«Eccomi, eccomi.»
Danilo si era girato sul letto, distendendosi sulla pancia. Quello era un invito bello e buono. I baci sulle spalle mentre gli abbassava i boxer, ormai l'ultimo indumento rimasto, lo avevano reso fin troppo duro.
Deo aveva fatto colare del lubrificante sulle dita prima di infilarle ad uno ad uno nel buco stretto di Danilo. «Fottimi. Per favore, Steve.»
«Come vuoi, cucciolo.»
Deo aveva indossato il preservativo e Danilo aveva sollevato i fianchi verso di lui. Il più grande lo penetrò con tanta dolcezza e il biondo era talmente tanto rilassato che si era abituato subito a Deo al suo interno. Il piacere fu subito enorme. Danilo era sempre stato passivo, ma si era dovuto adattare tutte le volte ai compagni di scuola e amici che si faceva e nella maggior parte dei casi doveva fare l'attivo. Ecco perché con Deo si sentiva alla perfezione, finalmente al posto giusto. Il petto del più grande era contro la sua schiena e la sua bocca continuava a lasciargli baci lungo la mascella e succhiotti lungo il collo. L'aria era piena di gemiti emessi ad ogni movimento di Deo, dentro e fuori. «Steve... ci sono quasi.»
Il lenzuolo che strofinava contro il suo membro era abbastanza per poter venire con abbondanza sotto di sé.
Deo gli aveva afferrato la mano subito prima di rilasciare nel preservativo, per poi crollare sul ragazzo più piccolo, a cui non dava per nulla fastidio.
«Steve.»
«Scusa, cucciolo. Ora mi tolgo.»
«No... puoi restare.»
«Cosa c'è allora, cucciolo?»
«Ti amo.»
Deo ridacchiò. «Sì, lo so.»

Ride Together ●niallhoran●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora