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Iperventilare per l'ansia? Fatto. Di certo non era la prima volta e non sarebbe stata neanche l'ultima. La cosa peggiore era quando accadeva in pubblico e aveva tutti intorno che non capivano che cosa gli stesse succedendo.
«Niall.»
Vi è mai capitato di avere quelle brutte sensazioni che vi chiudono lo stomaco? Niall ne aveva una bruttissima. Dal momento in cui Rebecca non gli aveva risposto alle sei chiamate nel giro di mezz'ora. Dal momento in cui aveva visualizzato il suo ultimo messaggio, ma non gli aveva più risposto.
«Devo sapere una cosa.» aveva detto, tornando a respirare e guardando i suoi amici.
«Che cosa?»
«Devo sapere se sta bene.»
«Chi?»
Niall aveva odiato solo il pensiero che Rebecca andasse a quella festa, in mezzo a troppa gente, con un amico che non era lui. Non poteva tenerla sotto controllo. E se Niall non aveva il controllo su certe cose, andava completamente nel panico. Si era sforzato di augurarle buon divertimento e di pensare che era solo una stupida festa. Non sarebbe successo niente. E invece... era più che sicuro che fosse successo qualcosa. Aveva una paura fottuta. E il panico non gli stava facendo pensare correttamente. Ecco perché davanti alla sua band e i suoi cugini, che gli avevano chiesto di chi stesse parlando, aveva risposto: «Della mia ragazza, cazzo.»
E tutti erano rimasti di sasso. Di che ragazza parlava? Considerando che in tour nessuno lo aveva visto con una donna...
Piccola, ti prego rispondimi. Sono preoccupato a morte.
Facendo due calcoli di fuso orario si rese conto che da lei era già notte tarda.
Rebecca sarebbe dovuta già essere nel suo letto, nella sua casa. E avrebbe dovuto rispondergli. Non era da lei non farlo.
«Di che ragazza parli?»
«Sta zitto, ti prego. Ho bisogno di prendere un aereo. Subito.»
«Cosa? E per dove? Domani hai un concerto!»
E lo avevano costretto ad andare a letto. Come se riuscisse a dormire. Niall era in quel periodo in cui dormiva soltanto per mezz'orette sparse durante l'arco della giornata. E di solito avvenivano quando anche Rebecca stava dormendo. Era inutile dirlo, ma la sua vita aveva iniziato a ruotare, oltre che intorno al suo lavoro, anche a quella ragazza.
Sarebbe arrivato a crollare dalla stanchezza, ma finché durava...
Amore, dove sei finita? Ti prego, ti prego, ti prego. Rispondimi.
Aveva fatto più chilometri dentro quella camera d'albergo che in tutta la sua vita.
Si lasciò cadere sul letto e si portò le mani alle testa. Grugnì esasperato e saltò in aria, quando finalmente il suo telefono emise il suono di notifica che aveva impostato solo per lei.
Cadde quasi dal letto per recuperare il suo i-Phone.
Scusa.
Niall la chiamò immediatamente, ma solo per sentirsi bloccare la chiamata.
Perché non mi rispondi?
Lo aveva scritto con dita tremanti. Magari lei gli avrebbe detto che era troppo tardi da lei, circa le sei del mattino, e non poteva per quello, ma Niall lo chiese lo stesso.
Non me la sento.
Niall sentì delle lacrime salirgli agli occhi.
Amore mio, che cosa è successo? Ho bisogno di vederti solo per un secondo, ti prego.
No.
Ti ho fatto qualcosa?
Tu? No. Non tu. Tu mai.
Cos'è successo, amore mio? Ti prego, dimmelo. Non riesco a stare tranquillo. Perché non mi hai risposto più?
Voglio dormire.
Piccola...
Vorrei soltanto te.
Niall si asciugò con la mano la lacrima che gli era sfuggita.
Ti videochiamo.
No.
Allora rispondimi.
Niall tentò di nuovo a chiamarla e dopo qualche squillo lei aveva finalmente risposto. Ma continuava a stare in silenzio, anche dopo che Niall aveva parlato: «Amore?»
Niall sentì appena un singhiozzo, che gli lacerò l'anima.
«Rebs.»
«Niall
«Cosa c'è che non va, tesoro? Cos'è successo a quella cazzo di festa?»
«Niente.»
«Non ti credo. E ho tutta la notte per scoprirlo.»
«Vuoi stare tutta la notte al telefono con me?»
«Vorrei che dormissi. Ma ho bisogno di sapere.»
«Non dormirei comunque.»
La voce piatta e bassa di Rebecca non lo faceva sentire per niente meglio.
«Raccontami della festa...»
«Non voglio...» e poi era tornata a piangere. I suoi singhiozzi erano così dolorosi che Niall si sentì male insieme a lei.
«Ti hanno detto qualcosa di cattivo, amore mio?»
«Quello... quello lo fanno... sempre.» Niall pensava che personalmente non sarebbe riuscito a parlare in mezzo a quei singhiozzi, ma era inutile dirle di calmarsi. «Non è questo...»
Niall chiuse gli occhi e si morse il labbro con forza. Si passò una mano tra i capelli e tornò a parlare: «Chi è stato?»
«Un... un mio c-compagno.»
«Ti ha baciata?» Niall aveva già capito tutto, ma non riusciva ad esternarlo.
«N-no.»
Niall chiuse a pugno la mano con troppa forza. Non sapeva neanche lui come la sua voce fosse rimasta ferma per pronunciare la frase seguente: «Ti ha toccata?»
Rebecca piangeva e basta. Ci mise davvero troppo per balbettare una risposta. Fu davvero un sussurro: «S-sì...»
Niall non riusciva a fermare neanche le sue di lacrime. Non sapeva nemmeno di saper piangere in quel modo, completamente in silenzio.
No, non poteva essere successo. Sentiva dentro di sé qualcosa che si frantumava in pezzi.
«Amore mio, ha abusato di te?» Niall ci vedeva sfocato tra le lacrime.
«Lui... ci ha tentato.»
Niall serrò la mascella. Doveva calmarsi.
«Ma non... lui non c'è riuscito. L'ha fermato.»
Niall non riuscì neanche a chiedere chi lo avesse fermato. Avrebbe dovuto soltanto essere grato a quella persona.
Il pianto di Rebecca sembrava inarrestabile.
«Sono qui con te, amore. Chiudi gli occhi. Sono qui con te. Non pemetterò mai più che nessuno ti tocchi. Ti proteggerò io.»
«Non puoi...»
«Sì che posso. Lo farò, te lo prometto. Adesso rilassati, ti prego.»
«Ti amo, Niall
"E io non sono riuscito a proteggerti". Questo era il pensiero che divorava Niall dall'interno.
«Lo so, ti amo anche io.» neanche Niall sapeva cosa significassero in realtà quelle parole scambiate tra di loro. Non sapeva quale valore dargli, ma entrambi avevano bisogno di sentirselo dire.
I due, a quel punto, si erano concentrati sul respiro l'uno dell'altro e Niall aveva capito perfettamente quando lei si era addormentata. «Rebs?» sussurrò per conferma. Non ricevette risposta. «Dormi tranquilla, ti prego.» e poi aveva chiuso la chiamata.
E lui ovviamente era scoppiato a piangere, portandosi le mani a coprirsi il viso. Era tutta colpa sua. Niall si sentiva solo un idiota. Lui lo era.
Riteneva quella ragazza sua e non riusciva neanche a tenerla al sicuro. Che cosa sarebbe successo se quel ragazzo, a cui avrebbe voluto spaccare la faccia con tutta la sua forza, l'avesse stuprata per davvero? Il solo pensiero che l'avesse toccata senza il suo permesso, lo disgustava.
Il suo respiro accelerò e la rabbia montò prepotentemente in lui. Si era alzato in piedi e sentendo troppo il bisogno di sfogarsi, senza neanche pensare, aveva tirato un pugno contro al muro. Così forte che aveva sentito le ossa scricchiolare sotto al colpo. Ma per lo meno, adesso si sentiva meglio.
Quando era uscito dalla sua camera, altre porte lungo il corridoio si erano aperte. Forse avevano sentito il tonfo del suo pugno. O solo una porta aperta con violenza. I suoi compagni di band e i suoi cugini lo guardavano con occhi spalancati, in silenzio. Niall aveva gli occhi iniettati di sangue e la mano stretta al petto. Aveva bussato alla porta giusta e il suo capo manager apparve abbastanza in fretta.
«Niall?»
«Credo di essermi rotto la mano. Ho bisogno di un ospedale.»

Ride Together ●niallhoran●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora