Rebecca continuava a pensare a quella mattina a colazione, quando sua madre era entrata in cucina prima di andare a lavoro e aveva detto: «Dopo che andate a fare la denuncia, devi dare ogni cosa a me e inizierò a lavorare.» che l'avesse trattata come una normale cliente, quello era meglio non pensarci.
Rebecca venne attirata dal movimento che proveniva dal ragazzo accanto a sé. Danilo continuava a battere il piede sul pavimento con ansia. «Non so neanche come dovrei salutarlo!»
Ecco, a Danilo stava per venire un infarto solo al pensiero che a breve Niall e suo cugino sarebbero sbucati dalle porte automatiche.
«Improvvisa e bacialo.»
«Non lo bacerò per la prima volta davanti a tutti!»
«Tanto finirete per scopare appena metterete piede a casa tua.»
E Danilo non riuscì a ribattere, perché la ragazza non aveva tutti i torti.
E poi eccoli, due ragazzi irlandesi con gli zaini in spalla e gli occhiali da sole sul viso. Rebecca non aveva neanche aspettato che li raggiungessero. Aveva velocizzato il passo e si era schiantata contro Niall, che aveva aperto le braccia apposta per lei. Le mani della ragazza erano aggrappate ai vestiti del cantante e il viso era affondato nel suo collo, facendogli perfino il solletico visto che stava aspirando il profumo buono e familiare.
«Sì, piccola. Mi sei mancata anche tu.» sussurrò lui ridacchiando, prima di iniziare a lasciarle piccoli baci sulla testa.
«Ho deciso che non voglio lasciarti più andare.» borbottò Rebecca sulla sua pelle, solleticandogli il collo con il respiro.
Niall si mise a ridere. «Neanche per guardare Deo che ha afferrato Danilo per il colletto e ha iniziato a limonarlo?»
E la ragazza era stata velocissima a voltarsi per guardare. «No, non puoi guardare queste cose, sei troppo piccola.» Niall le aveva tappato gli occhi con una sola mano e Rebecca gli si era attaccata al polso.
«Lasciami!» ma nel momento che aveva spostato la mano di Niall, lui le aveva messo l'altra, giusto per ricevere un pizzicotto sul fianco.
«Ahi! Sono malefici i tuoi pizzicotti!» e adesso la visuale di Rebecca era completamente libera. Ma Danilo, tutto rosso in faccia, aveva appena respinto Deo e continuava a guardarsi intorno. Effettivamente c'era della gente che lanciava loro degli sguardi sprezzanti, ma visto che Deo sorrideva in quel modo, a lui non sembrava importare. A Danilo però sì. Aveva sbuffato e aveva camminato verso di loro. «Andiamo via adesso. Perché ho sempre a che fare con delle teste di cazzo irlandesi? Questa è colpa tua, Rebecca.» e si era avviato verso l'uscita. Niall e Rebecca si erano guardati per un attimo colpevoli, poi la voce di Deo, in piedi accanto a loro che guardava il ragazzo alto che continuava a camminare, li fece voltare verso di lui: «Prima di respingermi mi ha ricambiato. Eccome se lo ha fatto.»
«Che bel primo incontro e bacio di merda.» lo derise Niall.
«Oh, no. Assolutamente. Quel cucciolo bacia da dio. Ne voglio ancora, sarà la mia missione in questi due giorni.»
Niall si mise a ridere.
«Allora, teste di cazzo, andiamo?» Danilo si era girato di nuovo e aveva urlato loro.
Sì, era meglio seguirlo.
In macchina, Niall e Rebecca si erano seduti dietro e si erano accoccolati per tutto il tempo, escludendo completamente i due ragazzi che chiacchieravano sui sedili anteriori.
«Sei in ansia?»
«Nah, so cavarmela anche con le streghe cattive. Il mio charme stende tutti.»
Rebecca ghignò. «Stupido.»
«Tu hai più ansia di me, piccola.»
«Lo so, ma prevedo che sarà una giornata impegnativa.»
«Ma mi avrai sempre accanto.» le sorrise, accarezzandole la guancia.
«Lo so.»
Ecco e poi avevano preso a baciarsi.
«Voi due là dietro mi state facendo venire la nausea. Stiamo arrivando. Se non la smettete vi faccio scendere adesso in corsa.» si lamentò Danilo.
Deo ridacchiò. «Oggi sei più irritabile del solito, cucciolo. Occhio al semaforo, è arancione.» e Danilo aveva accelerato per poter passare. «Intendevo di fermarti.»
«Sei tu che lo rendi nervoso.» disse Rebecca. «E reagisce in questo modo antipatico.»
Danilo sbuffò, frenando di botto davanti casa della ragazza. Niall l'aveva trattenuta con il braccio d'istinto, per non farla finire contro al sedile. Rebecca gli sorrise dolcemente.
«Adesso scendete. Via, andatevene.»
«Spero per te che con il sesso si calmerà.» aveva detto Niall al cugino prima di scendere dall'auto, solo per sentire altri lamenti da parte del ragazzo italiano. Almeno Deo sembrava apprezzare ugualmente Danilo, con tutti i suoi modi di fare, e continuava a sorridere con dolcezza e divertimento, cercando di rabbonirlo anche con le parole.
I due chiusero la portiera della macchina, interrompendo il frastuono di Danilo, che partì comunque spedito per raggiungere casa sua.
Niall porse a Rebecca la mano. «Pronta, amore?»
E lei annuì, stringendo le dita del ragazzo con forza.
Quando la porta di casa si era aperta, Rebecca aveva sentito rumore di pentole provenire dalla cucina. «Tranquillo, ho cucinato io prima.» sussurrò lei, facendolo ridacchiare. Poi urlò: «Mamma, siamo arrivati!» era tornata prima dal lavoro proprio per quella occasione.
Rebecca non seppe dire se fosse stato il fatto di sapere che era stato Niall ad aiutarla con la questione di Mario o altro, ma di sicuro quella versione di sua madre era quasi irriconoscibile. Aveva sfoggiato quel poco di inglese che conosceva e lo aveva perfino abbracciato, facendo dire a sua figlia che era felice di averlo lì. Non sapeva se quello facesse sentire Rebecca meglio o ancora più in ansia, perché non riusciva ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere.
«I suoi abbracci sono orribili, ora capisco perché ricerchi così tanto i miei. Ed è strano che i tuoi invece siano fantastici.» le aveva detto Niall quando sua madre era sparita in bagno, lasciandoli ai fornelli.
Rebecca aveva soltanto sollevato gli occhi al cielo.
«Ma che stai cucinando? Cosa sono queste cose che puzzano? Oddio. Ahia! Ma perché mi picchi sempre?»
«Perché ispiri. E sono lenticchie. Dimmi che non le hai mai mangiate e ti uccido.»
«Ma vengo a pranzo in Italia aspettando delle lasagne da parte della mia ragazza e lei mi rifila dei legumi orribili. Dimmi se è normale.» si lamentò il cantante.
«Niall, sei una persona salutare?»
La voce della donna cattiva lo aveva fatto sobbalzare. Aveva guardato Rebecca cercando di capire. La ragazza si rendeva subito conto dalle smorfie che lui faceva che non aveva capito qualcosa o nulla della frase. Gli tradusse solo l'ultima parola.
«Oh! Sì. Molto.»
Rebecca non gli andò contro, ma tutti e tre sapevano che lui aveva appena detto una stronzata, per cercare di compiacere.
Poi si erano seduti a tavola e Niall era stato quasi forzato dallo sguardo di Rebecca a mangiare le lenticchie.
«È tutto molto buono.» disse in italiano alquanto sbilenco.
E Rebecca scoppiò a ridere di gusto. Sapeva che Niall le stava urlando con gli occhi quanto fosse stronza, ma lei voleva solo sentirglielo dire con la smorfia di disgusto sul viso.
«Potevi scegliere qualcosa che avrebbe gradito di più, Bebe.» disse sua madre, anche lei divertita.
«No, ogni tanto deve mangiare salutare. Non hai visto con che cosa riempie il frigo. E si sforzerà di mangiare tutto per compiacere entrambe, guardalo.»
Niall si sentì un po' in imbarazzo ad essere fissato dalle due donne. Le guardava con la faccia da ebete. «Non ho capito che avete detto.»
E Rebecca rise. «Mangia, che dopo ti do il dolce.»
Come previsto, Niall finì il suo piatto, mentre la donna cattiva gli faceva il terzo grado sulla sua vita e sul suo lavoro.
«E riesci davvero ad avere il tempo per questa relazione a distanza?»
«Non è qualcosa che mi pesa. È la migliore relazione che abbia mai avuto, nonostante la distanza. Forse un po' più dolorosa, ma mi va bene così.» Niall aveva guardato Rebecca per tutto il tempo mentre diceva quelle parole e aveva anche intrecciato le loro dita sopra al tavolo.
Era bastata a tutti quella risposta.
Niall era stato più che felice di ricevere il suo dolce, visto che adorava il profiterole. Almeno in quello Rebecca aveva azzeccato, si era perfino leccato i baffi.
Finalmente si erano alzati da tavola e Niall si era offerto di aiutarle, guadagnando punti agli occhi della donna più grande. Alla fine, Niall si stava rivelando un ragazzo carino ed educato.
Quando era stata Rebecca ad andare al bagno, le avevano fatto pure un agguato, visto che al suo ritorno aveva trovato il ragazzo con un album di fotografie sulle gambe. Oh no. Momenti imbarazzanti in arrivo.
«Che fate? No! Mettete via quella cosa.»
Ma Niall dal canto suo fece un sorrisino e lo aprì, per ritrovarsi davanti una piccolissima versione della sua ragazza. Che Niall si sciolse di dolcezza, era dir poco.
«Ti avrei mangiato!» aveva esclamato e Rebecca era arrossita di colpo, come Niall gli aveva visto fare raramente.
«Era bellissima, sì.» concordò sua madre.
Rebecca aveva sbuffato, dopo essersi seduta accanto a Niall, che l'aveva attirata a sé con il braccio intorno al suo collo e le aveva baciato la tempia. «Lo è anche adesso.»
«Scemo.»
E poi era scattata verso l'album. «No. Quelle no!»
Ma ormai era inutile, Niall aveva puntato lo sguardo su una mini Rebecca tutta nuda dentro la doccia e aveva fatto un ghigno misto di divertimento e tenerezza.
La donna più grande intanto si era alzata per andare a controllare la caffettiera sul fuoco.
«Se stai facendo fantasie su di me guardando queste foto, smettila subito. Sarebbe da pedofili!» disse Rebecca.
E Niall sbuffò, prima di sorridere maleficamente. «Invece stavo solo pensando che le tue tette sono rimaste esattamente uguali ad allora.»
Forse non era stata una buona idea dire una cosa del genere, perché Rebecca aveva portato la mano sul pacco di Niall e gli aveva strizzato le palle. «Spera che James non abbia bisogno di me stasera... resterà chiuso in gabbia.»
Niall gemette più per la strizzata violenta che per le parole. E adesso aveva un problema nei pantaloni. «Scherzavo, scherzavo. Un pochino effettivamente sono cresciute!» cercò di rimediare, ma solo per ottenere un'ulteriore occhiataccia dalla ragazza.
«Che state confabulando voi due?» la madre di Rebecca era tornata in salotto con due tazzine di caffè in un vassoietto.
«Non stiamo dicendo niente.» disse subito Rebecca.
«Dico che Rebecca non essere pura come.» e indicò la foto. «Ora.»
Tralasciando la frase in un italiano davvero indecente, le due donne avevano letto malissimo quel "non più pura", nonostante Niall volesse risultare innocente. Era già qualcosa che lui avesse iniziato ad imparare la lingua.
Il sopracciglio della donna più grande schizzò verso l'alto.
E il pugno di Rebecca prese il nervo della coscia di Niall, manco fosse stato fatto apposta. Il ragazzo aveva squittito ed era arrossito, adesso consapevole di quello che aveva scatenato. Per di più la strega cattiva si era accorta del pacco di Niall alquanto vivo.
«Non voglio diventare nonna così giovane, tenetelo a mente.»
Oh dio, che vergogna. Chi dei due voleva sotterrarsi prima?
A parte quel piccolo inconveniente, tutto era filato liscio, anche quando Niall era rimasto solo con quella che lui vedeva come nemica, perché cercava sempre di ostacolare i desideri della sua ragazza. Rebecca era sparita al piano di sopra e Niall si era sentito dire: «Le hai guardato il fondoschiena tutto il tempo.»
«Non riesco a non guardare le sue forme.»
«Spero che tu non stia con lei solo per il suo corpo. Se fai soffrire mia figlia e la rendi ancora più debole di prima, vengo a cercarti. Io voglio la felicità per mia figlia.»
Beh nonostante tutto riuscivano a comprendersi anche senza Rebecca che faceva da tramite, mischiando italiano e inglese. Niall aveva appreso più di quanto pensasse.
Ed ecco la donna che Niall aveva cominciato ad odiare. Rispondere come fece fu più forte di lui. «Allora perché non vuole farle studiare medicina come vorrebbe? Perché non apprezza la sua bravura sulla bici?»
«È ciò che è meglio per lei.»
«Allora non parli della sua felicità. E questo lo dice lei... che è meglio. Andiamo, chi è felice di studiare qualcosa che non piace? O di fare un lavoro che fa schifo per il resto della vita?»
«Prima o poi si abituerà e sarà soddisfatta dei veloci risultati.»
«Non lo sarà, mi creda. Conosco sua figlia ormai. Io voglio la sua felicità. Io la amo.»
«Credi che io non lo faccia? È mia figlia.»
«Dovrebbe dimostrarglielo meglio allora. Perché mi dispiace dirglielo, ma così sta fallendo miseramente.»
«Pensi che non sono stata male al pensiero che la stessero per violentare?»
«Me lo dica lei.»
«Mi sono sentita abbastanza delusa da me stessa. E il fatto che non mi abbia detto niente... e che sia tu ad aiutarla, non mi rende per niente orgogliosa. Ma credo di averla cresciuta bene. Lo sai com'è fatta. Quindi non venirmi a dire che ho sbagliato. Le mie decisioni sono solo rivolte al suo bene.»
«Spero solo che quando arriverà il momento, quando Rebecca deciderà finalmente di spiccare il volo, lei non le metterà i bastoni tra le ruote. Perché se è stata tanto brava, allora perché Rebecca sembra fidarsi più di me che di lei? Dare più ascolto a me che a lei?»
«Perché è accecata dall'amore. Perché sei sempre stato il suo idolo.»
«No, perché io per lei ci sono sempre stato.»
«Sono sua madre e...»
«Non ci è stata, dovrebbe riconoscerlo.»
«Niall.» la voce di Rebecca lo fece rabbrividire. Cazzo.
«Bene, possiamo andare.» Niall si alzò in piedi. Avevano deciso che sarebbero andati adesso in caserma per fare la denuncia, così da poter andare dopo a casa del padre di Rebecca. «Vuole venire con noi?»
«No. Non ha bisogno di me. Ma di te.»
Niall non sapeva se prenderla come vittoria personale o se vederla come un'ulteriore delusione per i comportamenti di quella donna.
«Quando verrà il momento farò quello che devo. A partire dal processo.» e quella frase con cui lei aveva terminato, aveva lasciato una speranza nel cuore del ragazzo.
«La ringrazio di tutto. È stato un piacere venire a pranzo da lei.» disse Niall raggiungendo Rebecca, che li guardava completamente irrigidita.
«Anche per me.»
Niall passò un braccio intorno alla ragazza ed entrambi fecero per uscire di casa. Beh, quello era stato decisamente uno scambio interessante. I due non erano in guerra. Volevano la stessa cosa, ma la vedevano in modi diversi: la felicità di Rebecca.
Per Niall, l'importante era stato finalmente dire a quella strega cattiva ciò che pensava. Così, magari lei avrebbe riflettuto per davvero e col tempo sarebbe stato tutto molto più semplice.
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Ride Together ●niallhoran●
FanfictionSport. Sport. Sport. La sua bici. Niall Horan. Sport. Era difficile che nella vita di Rebecca ci fosse spazio per altro. Non che l'ultimo particolare, Niall, ci fosse davvero. Lui c'era, ma non c'era. Era solo un idolo, un sogno della ragazzina che...