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Rebecca aveva fatto uno sforzo immane per non scrivere a Niall nei direct di Instagram, nelle ultime due settimane appena passate. E non era ancora davvero convinta che stesse facendo bene. Aveva sempre quel pensiero fisso nella testa: quando si svegliava, mentre si allenava sulla bici, quando si riposava, nella doccia, prima di andare a dormire. Sempre. Ed era ovvio, visto che Niall era il suo idolo da anni, la sua cotta platonica praticamente da sempre.
Rebecca aveva solo dodici anni quando i One Direction erano sbarcati ad X-Factor e non si era persa neanche una puntata. Continuava a dire ai suoi genitori di essersi innamorata e parlava proprio di Niall, del biondino con i denti storti che non smetteva mai di ridere. Suo padre la prendeva in giro benevolmente solo per il fatto che la sua stanza fosse tappezzata con immagini di quei ragazzi e di quell'irlandese. Le aveva perfino promesso che l'avrebbe portata in Irlanda o in Inghilterra proprio per quel ragazzo, ma poi i suoi si erano separati, lei dormiva da suo padre solo nei weekend e tutti sembravano essersi dimenticati di quella promessa fatta e di Niall in generale. Tutti, eccetto lei. Sua madre, in realtà, non si era mai esposta al riguardo. La riteneva soltanto una stupida fantasticheria di una bambina. Con il passare degli anni, comunque, lei era cresciuta ed era ancora impantanata lì. Con un follow su Instagram da parte della sua fantasticheria e un like ad una sua foto. Rebecca non riusciva a capire se fosse eccitante o frustrante. Sta di fatto che non aveva la minima idea di cosa fare.
Quel giorno sarebbe uscita per l'allenamento direttamente con la sua squadra. Erano per lo più cicliste più grandi di lei, visto che quel paio che gareggiavano con la sua categoria, si allenavano ad altri orari. Perché al contrario suo, loro avevano amici, il ragazzo, una vita e si godevano l'estate. Rebecca era perfino in ansia, perché preferiva allenarsi da sola visto che non aveva grandi rapporti con gli altri. Diavolo, sapeva essere così asociale. Ed era proprio quello che la fregava, perché ogni tanto si stancava di stare sola, sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa. Quindi, quando sul gruppo avevano chiesto chi volesse allenarsi con loro, lei aveva detto di sì, si era esposta e aveva rischiato. Per cosa? Per staccare le sue compagne e ritrovarsi comunque da sola con la sua musica. Beh, tanto a nessuno importava. Alla fine del suo allenamento, era tornata al punto di partenza, davanti all'edificio in cui c'era l'ufficio della loro squadra. Forse un po' inutile, ma a loro piaceva fare le cose in grande. Non c'era neanche nessuno che le venne incontro. O almeno, così credeva.
«Reb?»
Era Roberto, il loro fotografo. «Hey, Rob.» si sforzò di sorridere. Quel ragazzo aveva all'incirca ventidue anni e Rebecca credeva che lui avesse una cotta per lei. Ma a lei non interessava, beh ecco, non le piaceva proprio, nonostante fosse un ragazzo timido, ma sempre gentile.
«Ho delle nuove foto dell'ultima gara. Ce ne sono parecchie tue molto belle. Le vuoi? So che ti piacciono le foto.» disse velocemente, ma con lo sguardo basso. Era imbarazzato. Beh, sapeva che a Rebecca piaceva trattare con le foto perché il suo profilo Instagram era pieno di esse, che lei riteneva artistiche. Era un piccolo hobby stupido. E Roberto gli metteva like ad ognuna di quelle foto. Lui lo faceva per professione ed era proprio per la supposta cotta che la ragazza si ritrovava sempre con tante foto soltanto di lei. Roberto si soffermava molto, con la scusa che era la migliore in squadra.
Rebecca gli sorrise. «Sì, grazie.»
E lui subito le porse una pendrive. L'aveva già pronta. Prevedibile. Rebecca la afferrò e sorrise, mentre le sue compagne di squadra, che li avevano finalmente raggiunti, si avvicinavano e le dicevano semplicemente: «Ecco dov'eri finita.»
Rebecca annuì e si rimise sulla bicicletta per fare l'ultimo tratto fino a casa. «Adesso ho davvero bisogno di una doccia. Ci vediamo.» e fuggì praticamente via.
Quella sera, una volta che era arrivata a casa e si era sistemata, aveva visto le varie foto della pennetta ed effettivamente ce n'erano alcune molto belle. Fu allora che le venne un'idea. Avrebbe potuto considerarlo quasi un esperimento: avrebbe postato una di quelle foto e avrebbe atteso. Magari, Niall avrebbe fatto una nuova mossa. O forse lei si stava facendo soltanto castelli in aria. E tutto quello semplicemente non aveva alcun senso. Era solo un caso che Niall l'avesse seguita. Era solo un caso che Niall avesse messo mi piace. Era tutto uno sbaglio. Ma tentar non nuoce, giusto?
Ne scelse una in cui era ancora vestita, con tanto di scarpe con i tacchetti e sudore sul viso. Aveva appena finito la gara, un sorriso le illuminava il viso e una piccola coppa era tra le sue mani. Poteva andare. La postò subito.
Si morse il labbro. "Se Niall mette like a questa foto, gli scrivo" pensò.
Novanta minuti. Aveva guardato il telefono per un'ora e mezza come una stupida. In attesa di cosa, poi? Qualcosa di insensato. Era sabato sera, per l'amor di dio. E chissà Niall che stava facendo.
Rebecca gettò il telefono di lato. Era meglio che si metteva a dormire. O forse a guardare un film, visto che ad ogni notifica sobbalzava e guardava di cosa si trattasse. Sbuffò all'ennesimo trillo. No, quella volta lo avrebbe ignorato. Fissava il telefono mordendosi il labbro e cercando di fermare la sua mano. «No, Rebecca, no!» si disse. E subito dopo: «Al diavolo.»
Era comunque pronta ad un'ennesima stupida notifica. Ecco perché aveva iniziato ad urlare e a saltare sul posto quando aveva visto che Niall Horan aveva messo un altro like alla sua nuova foto. «Che cazzo significa, Horan?» urlava contro al telefono. Il cuore le batteva nel petto e il fiato era corto. «Che stai facendo, brutto irlandese? Mi vuoi fare ammattire?» sembrava una pazza. Per fortuna, in casa non c'era nessuno.
E adesso... adesso avrebbe dovuto scrivergli. Lo aveva promesso a se stessa.
Fece dei respiri profondi e aprì i direct.
Cosa gli avrebbe dovuto scrivere? "Perché mi hai seguita? Perché hai messo mi piace a due mie foto?". No, sembrava quasi minacciosa.
E alla fine aveva semplicemente scritto un misero "ciao" e premuto invio. Lo aveva fatto senza neanche pensarci due volte. Solo per pentirsene subito dopo. Ciao? Ciao?! Cosa aveva scritto? Non aveva neanche messo una faccina! Guardò l'orologio e... oh dio, erano quasi le tre di notte. Squittì e mise il silenzioso al telefono, prima di posarlo sul comodino e infilarsi a letto. Avrebbe dormito? Non pensava proprio. Ma ne aveva bisogno. Doveva togliersi dalla testa Niall Horan per qualche ora, spegnere il cervello e mettersi definitivamente a dormire.

Ride Together ●niallhoran●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora