Niall continuava a lanciare il telefono in aria e a riprenderlo.
«Guardate come al piccolo riccone non importa di poter rompere il suo telefono.» lo prese in giro Gerry.
«Tanto ne ha due.» continuò John.
Niall era disteso sul divanetto della sua camera d'albergo fin troppo grande.
I ragazzi della sua band stavano giocando con l'X-Box che il cantante si portava sempre in tour.
«A mio parere è solo nervoso.» si intromise Jake.
«Ma se il concerto è domani. E pensavo che ormai gli fosse passata l'ansia.»
«Ragazzi, io vi sento.» disse Niall, controllando se ci fosse qualche messaggio. Inutilmente, visto che il suo i-Phone in quel caso avrebbe squillato. E quel messaggio lo aspettava ormai da più di due ore. Quanto ci metteva a fare allenamento?
«Io scommetto che si tratta di una ragazza.» tentò Gerry.
«Fatevi i cazzi vostri.» disse subito, un po' scorbutico.
Jake si mise a ridere, seguito dagli altri. «Oh, oh. Il nostro batterista ci ha centrato in pieno!»
Un trillo portò Niall ad ignorare gli altri ragazzi.
Niall.
Lo stomaco gli si chiuse. Quando Rebecca lo cercava in quel modo, c'era sempre qualcosa che non andava.
Che è successo? Stai bene, piccola?
Non molto.
Niall si stupiva di se stesso, per quanto e come riuscisse a capire quella ragazza, anche dietro a dei banali messaggi. O almeno, così credeva. Di sicuro, non gli era mai successo niente di simile prima di allora.
E dopo quella risposta lo aveva assalito il panico. Si tirò a sedere.
Perché? Dimmi che è successo.
Ho avuto un piccolo incidente in bici.
Piccolo? Cosa? Stai scherzando? Come? Ti sei fatta male?
Si sollevò in piedi e iniziò a camminare per la stanza, con il respiro leggermente più veloce del normale. Tutti i componenti della sua band adesso si erano voltati a fissarlo.
Un po'.
Niall fu veloce come non mai a premere sul nome "Piccola dolcezza mia" in rubrica e a portarsi il telefono all'orecchio, aspettando solo che rispondesse.
Lo fece al quarto squillo. «Niall?» sentire la sua voce lo fece stare improvvisamente meglio, anche se sembrava un po' sofferente.
Niall uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle.
«Tesoro, che ti sei fatta?»
«Ho sbattuto il ginocchio, mi fa male.» un piccolo singhiozzo le sfuggì dalle labbra e Niall andò ancora di più nel panico. Visto che si era operato al ginocchio, poteva capire il dolore e non voleva che anche lei lo provasse.
«È gonfio, amore?»
«Un po'.»
«Lo stai mettendo il ghiaccio?» avrebbe voluto troppo essere lì con lei, aiutarla e guardare cosa si fosse fatta. Immaginava che fosse pure a casa da sola come al solito.
«Sì.»
«Piccola, se ti fa troppo male, dovresti farlo vedere da un dottore.»
«No no no. Sto bene. Non ho niente. Devo allenarmi.»
Niall sapeva che la paura della ragazza era proprio quella. Non le potevano togliere l'unico sfogo che aveva.
«Lo riesci a muovere o a piegare?»
«Un poco.»
Beh, era già qualcosa.
«Come sei caduta, amore?»
«Mi sono scontrata con un ragazzo, pure in bici. Mi ha fatta volare per terra e sapeva pure il mio nome!»
«Un ragazzo?» Niall si sentì ribollire all'interno.
«Sì, un ciclista che si chiama Marco, moro con gli occhi verdi, che mi ha spinta fino a casa dopo che siamo caduti.»
Niall cercò di respirare profondamente, ma senza farsi notare. Ma perché saltavano fuori sempre ragazzi accanto a Rebecca che non erano lui? Prima quel Danilo, che la accompagnava verso casa ogni giorno e che Rebecca gli nominava spesso. Ora questo Marco, che le aveva perfino fatto male. Niall si chiedeva se non lo avesse fatto apposta per rimorchiarla, visto che sapeva il suo nome.
Niall adorava il colore verde ed era ridicolo perché lo stava diventando sempre di più per colpa della gelosia. Era così frustrante. Perché aveva iniziato a messaggiare con lei? Anzi, quello lo sapeva. Quindi meglio, perché si stava legando così tanto e a quella velocità assurda? Si sentiva stupido. Per esserci cascato in quel modo. Per essersi innamorato di una ragazza che abitava dall'altra parte del mondo rispetto a dove si trovava adesso.
Niall cominciava ad odiare la sua indole da salvatore. Ma lei era così ingenua e pura. Anche se rendeva Niall ancora più frustrato, oltre che affascinato.
Il cantante non aveva mai usato tutti quei nomignoli per una ragazza e di sicuro non ne aveva mai cercata una in modo così assiduo ed insistente.
Stava cercando ormai da settimane di trovare un modo per vederla. Non ne poteva più.
Dei singhiozzi morbidi lo riportarono fuori dai suoi pensieri.
«Tesoro mio, non piangere.»
«Canti?»
Niall si sedette per terra lungo il corridoio, poggiando la schiena contro il muro. E a voce bassa iniziò a cantare: «When you're feeling love's been taken. When you know there's something missing. In the dark, we're barely hangin' on. Then you rest your head upon my chest and you feel like there ain't nothing left. So I'm afraid that what we had is gone.»
Ormai Niall non riusciva a non collegare quella canzone a lei. Era veramente la sua preferita.
«Then I think of the start and it echoes a spark. And I remember the magic and electricity. Then I look in my heart, there's a light in the dark. Still a flicker of hope that you first gave to me and I wanna keep. Please don't leave, please don't leave.»
«Niall?» Rebecca si era calmata solo sentendo la sua voce.
«Sì, amore mio?»
«Non potrei mai farcela senza di te.»
Niall sentì un groppo in gola fastidioso. «Neanche io, piccola.» disse alla fine, riuscendo a mantenere la voce ferma.
«Non dici sul serio...»
«Sono più che serio, dolcezza.»
Loro erano ormai una coppia senza neanche saperlo. Si comportavano da tali, ma non lo avrebbero mai ammesso. Nessuno dei due. Erano pur sempre due persone che non si erano mai viste. Due amici a distanza. Che morivano l'uno per l'altro, ma con le loro menti che non volevano accettarlo. Non potevano e non riuscivano.
Se i suoi amici lo avessero saputo, lo avrebbero preso per un idiota. Ma Niall non ci poteva fare niente.
«Non mi lasciare.»
«Mai.»
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Ride Together ●niallhoran●
FanfictionSport. Sport. Sport. La sua bici. Niall Horan. Sport. Era difficile che nella vita di Rebecca ci fosse spazio per altro. Non che l'ultimo particolare, Niall, ci fosse davvero. Lui c'era, ma non c'era. Era solo un idolo, un sogno della ragazzina che...