Niall non si sentiva più le gambe, ma non aveva la minima intenzione di lamentarsi. Era disteso sul divano con il televisore accesso e impostato sul canale del golf, mentre Rebacca era seduta proprio sulle sue gambe. La ragazza teneva sulle ginocchia uno dei suoi quaderni di scuola e stava facendo i compiti per le vacanze. Visto che in quei giorni si stavano soltanto rilassando e godendo la compagnia l'uno dell'altra, Rebecca ne aveva approfittato per mettersi avanti con i compiti e non dover studiare tutto disperatamente i due giorni in cui sarebbe tornata a casa prima che ricominciasse la scuola.
«Inglese me lo fai tu, Ni? Sono solo esercizi di grammatica.» aveva cercato di corromperlo, ma quando si era resa conto che neanche Niall sapeva perfettamente le regole della sua lingua lo aveva mandato a cagare.
«E comunque non è solo il fatto che sei ignorante, ma proprio non ti va di aiutarmi. Questa me la segno e te la faccio pagare.» gli aveva detto imbronciata.
«Ah, si? E come?»
«Niente sesso.»
«Ma smettila. Lo abbiamo fatto una volta sola e sei diventata peggio di me.»
Niall si era ormai abituato a prendere botte da Rebecca, che lo faceva praticamente in automatico. Niall non si lagnava manco più per il dolore.
Niall aveva allungato la mano e aveva cercato le dita della ragazza per intrecciarle.
Era strano, ma si perdeva di più nella ragazza concentrata sui suoi compiti, che sul golf in tv. E se davvero lei riusciva a distrarlo in quel modo, aveva vinto tutto.
«Quanto fa 73 meno 17?»
«Parli con me?»
«No, con il televisore.»
Il ragazzo sollevò gli occhi al cielo. «Fa...» Niall si mise a contare con la mano libera e Rebecca scoppiò a ridere.
«Ma Niall!»
«Non riesco a fare i conti così a mente!»
«Ma che facevi tu a scuola?»
«Cantavo canzoni irlandesi e mi facevo buttare fuori dalla classe volutamente perché le lezioni mi annoiavano.»
«Si vede.»
«Senti amore, non faccio matematica da anni. A che mi serve quando esistono le calcolatrici? Gli unici numeri che guardo spesso e che mi interessano sono quelli che aumentano sempre di più nel mio conto in banca.»
Rebecca lo fissò per qualche attimo in silenzio. «E io ti amo pure.»
«Perché? Che ho?»
«Sei un riccone del cavolo con un cervello inesistente.»
«E un pisello che ti soddisfa, quindi tutto risolto.»
Rebecca scoppiò a ridere e lanciò il quaderno sul tavolino, prima di distendersi direttamente su Niall, che gemette di dolore quando il ginocchio della ragazza colpì le sue parti basse.
«Scusa.» Rebecca ridacchiò, mentre Niall le passava le braccia intorno e poggiava entrambe le mani sul suo culo.
«Perché hai paura che il mio pisello non vada più bene o perché mi tratti di merda?» e spremette il sedere della ragazza con le mani.
Rebecca affondò il viso nel collo di Niall e poggiò le labbra sul succhiotto ancora visibile. «Voglio mangiarti.»
«Un pensiero interessante, piccola.»
«Sei così buono. Il sapore della tua pelle... e il profumo. Lo sai che ormai lo collego a casa?»
«Mi consideri casa?» Niall sorrise dolcemente, mentre Rebecca tornava a guardarlo. «Ti considero mio. Ti considero il mio porto sicuro e caldo.»
«Caldo?»
«Bollente.»
«Perché sono figo.»
Rebecca si mise a ridere.
«Perché ti amo.»
«Ti amo anche io, piccola.»
«Posso lasciarti un altro succhiotto?»
«No.»
«Perché?» chiese lei con il broncio.
«Non puoi tappezzarmi il collo.»
«Però un pompino lo vorresti.»
Niall aggrottò le sopracciglia. «Ma cosa c'entra?»
«C'entra tutto. Il tuo pisello c'entra sempre.»
«Vedi allora che ho ragione? Hai la fissa per il mio pisello. Godi al solo pensiero.»
«Se non vuoi un pompino, leccamela tu.»
«Rebecca!»
«Oddio, non mi hai mai fatto sentire la tua lingua lì, ti prego.»
Rebecca sentiva qualcosa di duro contro il bacino ormai.
E improvvisamente il telefono della ragazza aveva preso a vibrare.
Niall aveva quasi fatto un balzo visto che lei aveva il dispositivo elettronico in tasca, esattamente tra i loro corpi.
«Ti piace la vibrazione...» disse Rebecca con malizia.
«Rispondi a questo cazzo di telefono.» Niall aveva infilato la mano tra di loro e aveva recuperato l'aggeggio incriminato.
«Diventi duro fin troppo velocemente tu.»
«Che ne sai in quanto un ragazzo diventa duro? E visto che sei tu a farmi questo effetto, dovresti esserne contenta. È Danilo.» e poi premette il verde, mettendo direttamente il vivavoce.
«Siete nudi?» fu la prima cosa che aveva urlato il ragazzo da dietro il telefono.
«Manco riuscissi a vederci. Eh, no. Siamo vestiti.» era stato Niall a rispondere.
«Ho chiamato Rebecca, giusto? Però ha risposto Niall. Oppure ho chiamato Niall?»
«Lost in confusion.» borbottò Rebecca divertita.
«Sei più stupido di me.» aveva commentato Niall.
«Abbiamo un irlandese irritato. Ho interrotto qualcosa? Stavate per scopare di nuovo?» da quando glielo avevano detto, Danilo si era esaltato completamente.
«No.»
Niall si era tirato a sedere, portando Rebecca con sé. La ragazza, adesso a cavalcioni su di lui, lo guardò incuriosita.
«Che fate?»
«Io stavo facendo matematica. Niall...»
«Fammi indovinare, guardava il golf.»
«Solo perché lo senti in sottofondo.» lo giustificò il ragazzo, che si era appena alzato tenendola in braccio. Rebecca non capiva. Poi l'aveva fatta sedere sul divano, mentre lui si era inginocchiato tra le sue gambe aperte.
Rebecca spalancò gli occhi.
«Che poi stavi davvero studiando lì da Niall?»
«Tra tre giorni torno. E tra cinque torniamo a scuola.»
«Sei triste perché devi lasciare Niall?»
«Non ricordarmelo.»
«Ma Niall è ancora lì?»
Sì. Niall stava cercando di abbassare i pantaloni di Rebecca insieme alle sue mutandine.
La ragazza scosse la testa, ma Niall le lanciò un'occhiataccia, per poi riuscire a sbarazzarsi di quei vestiti.
«No, perché devo chiedergli una cosa. Sono convinto che ci sia il suo zampino.»
«Dimmi pure.» Niall aveva risposto, prima di leccarsi le labbra davanti al bocciolo di Rebecca.
Alla ragazza il cuore batteva all'impazzata. Non capiva se il fatto di fare qualcosa di proibito mentre stavano al telefono con Danilo a sua insaputa, la eccitasse o la facesse sentire strana.
«Mi è arrivato un messaggio da un numero sconosciuto. Un ragazzo che parla in inglese e mi ha detto di chiamarsi Stephen.»
«Si è presentato con il suo nome e non soprannome? Wow.» disse Niall, prima di afferrare le cosce di Rebecca e mettersele sulle spalle.
La ragazza non riusciva a proferire parola. Fissava soltanto il suo ragazzo, che aveva appena poggiato le labbra sull'intimità di lei, troppo vicino al clitoride. Un bacio che la fece ammatire.
«Io lo sapevo che c'entravi tu! Chi cazzo è questo ragazzo?»
«Mio cugino Deo. Ti ricordi quando mi hai detto che volevi ti facessi conoscere qualcuno? Ecco.»
Niall leccò le labbra dell'intimità di Rebecca, che dovette mordersi il labbro con forza e chiuse gli occhi.
«Quanti anni ha?»
«Chiedilo a lui.»
«Ma è carino?»
«E io che ne so. Posso dirti che Rebecca è bellissima.»
«Rebby, questo Deo è carino?»
«Sì.» le uscì un verso strozzato, visto che Niall le aveva appena infilato la lingua all'interno per poi uscire in fretta. «No!» aveva protestato lei.
«Sì o no? Oddio, mi ha appena mandato un messaggio.»
«Sì, lo è. Va e messaggia con lui. Non rompere a noi.»
«Sei sempre un amore, Niall.»
«Ciao, Danilo.»
«Heeey.»
E Niall aveva chiuso il telefono, per poi affondare la testa tra le gambe di Rebecca e iniziare a lavorare con la lingua, stringendo con le mani le sue cosce. La ragazza stava impazzendo e gli aveva iniziato a tirare i capelli.
«Oddio.»
I gemiti le uscivano spontanei. Quello che le stava facendo Niall con la bocca era incredibile.
«Niall.»
E quando lei venne attraversata dall'orgasmo, Niall non poté che sollevare la testa e guardarla soddisfatta. Si era perfino leccato le labbra.
Gli occhi castani erano bloccati nei suoi blu e Niall si prese la briga di dire: «Amore, adesso lo so, 73 meno 17 fa 56.»
Dio santo... poteva essere davvero così stupido?
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Ride Together ●niallhoran●
FanfictionSport. Sport. Sport. La sua bici. Niall Horan. Sport. Era difficile che nella vita di Rebecca ci fosse spazio per altro. Non che l'ultimo particolare, Niall, ci fosse davvero. Lui c'era, ma non c'era. Era solo un idolo, un sogno della ragazzina che...