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Se avessi le ali per volare,
è da te che sceglierei di andare.
È tutto così sbagliato.
Senza parlar con te il tempo sembra bloccato.
Vorrei darti il mio cuore,
ma ho paura di sbagliare.
Ma, tesoro, se è la scelta migliore?
Forse per una volta dovrei osare.
Sto facendo lo stupido poeta solo per te...
Quindi, ti prego, perdonami, accetta il regalo e vieni da me.
                    - Il tuo Niall stupido Horan.

«Vieni al concerto con me?»
«Solo se tu vieni alla festa con me.»
Rebecca guardò Danilo storcendo la bocca.
«E scrivigli! Che se non gli scrivi tu, lo faccio io! Ha sofferto abbastanza quel povero cristo!» disse, togliendole il telefono dalle mani.
Rebecca sbuffò e si riprese il suo cellulare. Se lo rigirò tra le mani e poi si rabbuiò.
«Mia madre non mi farà mai andare a quel concerto. È in America!»
«Ma hai tutto pagato! Ed è la tua occasione per vedere Niall.»
«Lo so...»
«E poi ti accompagno io.»
«Ma tu non dovresti chiedere ai tuoi?»
«Siamo solo io e Cassandra, Reb. E per lei non sarà un problema.»
«Oh okay...»
«Scrivigli.»
«Devo insultarlo pesantemente.»
«No, devi dirgli: grazie, tesoro mio, ti amo.»
Rebecca lo spintonò, facendolo cadere giù dal gradino su cui stavano seduti. «Ahio!» esclamò lui dolorante, iniziando a ridere.
«Vattene via!»
«Ma devi andartene tu. Qui su c'è casa mia.» ribatté, indicando il palazzo sopra le loro teste.
«Giusto.» Rebecca si alzò in piedi e fece per andare via.
«Rinaldi!» la richiamò Danilo, che stava per entrare dal portone.
La ragazza si girò appena.
«Tu mi accompagnerai a quella maledetta festa. Capisco che tu abbia il fidanzato vippone, ma io devo rimorchiare come le persone normali.»
Rebecca roteò gli occhi e lo salutò con la mano, prima di tornare a camminare.
Sei una piccola merda. No, no. Sei uno stronzo colossale. Sei un bastardo. Non capisco perché parli ancora con te.
Grazie a dio. Mi sei mancata così tanto.
Non gli scriveva da cinque giorni. Lei lo insultava e lui se ne usciva in quel modo. Rebecca sentiva le farfalle svolazzare nello stomaco.
È colpa tua.
Lo so. E mi dispiace tantissimo. Ti prego, perdonami. Ti prometto che non mi ubriacherò mai più fino a quel punto.
Non fare promesse che non puoi mantenere... Di sicuro, ti farai venire di nuovo il reflusso se continui a bere in quel modo.
Ti preoccupi per me?
Rebecca sospirò. Sempre. Sei cagionevole.
Non è vero...
Le ginocchia, il reflusso, le infezioni al petto...
Okay, forse è leggermente vero. Comunque... Niall, volevo dirti una cosa.
Ti ascolto.
Puoi farti ogni ragazza che vuoi.
Sì, uhm, quello sì...
Forse sono stata un po' esagerata, ma non mi sono arrabbiata per questo.
Lo so per cosa ti sei arrabbiata. E ti do pienamente ragione. Ti ho cercato in piena notte, ti ho detto cose che non era giusto sapessi, mi sono ehm... vantato. E ho criticato un tuo particolare fisico con cattiveria. Quando in realtà io penso solo che tu sia bellissima. Non volevo e non dovevo essere così stronzo.
Rebecca sentì le sue guance andare a fuoco. Sì, magari la riteneva carina, ma di sicuro non era fatta per lui. Niall era fin troppo per lei. Quindi non doveva farsi strane idee.
Ti sei fatto perdonare.
Voglio una recensione di ogni canzone del mio album. Con la tua classifica dalla più bella alla più brutta e le frasi che ti piacciono di più.
...Pretendi un po' troppo, stupido Horan.
Ti è piaciuta la mia poesia?
Mi hai fatta ridere.
Sono così ridicolo? No, non voglio saperlo. Devi dirmi una cosa.
Cosa?
Verrai a New York da me, vero?
Io... spero di sì.
Speri? No, aspetta. Ho bisogno di quel sì.
Rebecca ignorò Niall per un po' e si preparò per l'allenamento.
Aveva bisogno di pensare un po' e quello era il modo migliore per farlo.
Con la musica nelle orecchie e i piedi attaccati ai pedali, le gambe andavano da sole e la mente viaggiava.
Frenò appena in tempo per non scontrarsi con una bicicletta nera. Eh no, due volte no! Stava per sbraitare contro al ragazzo, quando lui si era voltato e anche se aveva gli occhiali da sole addosso, lo riconobbe perfettamente. Eh no, due volte con lo stesso ragazzo no! Era Marco, che le aveva appena fatto l'occhiolino ed era sfrecciato via.
Rebecca sbuffò. Ma che diavolo voleva quel tipo?
Lasciò perdere tutto e continuò il suo allenamento, fino ad arrivare a casa di suo padre.
«Ciao, piccolina mia.» suo padre la abbracciò stretta anche se era tutta sudata. «Va a farti la doccia, poi ceniamo.»
Era da un po' che non passava la notte da suo padre. E le dispiaceva, in effetti. Adorava quell'uomo fin troppo.
Era l'unico che si interessasse a lei. E che la comprendesse.
Ma lui lavorava fin troppo, tanto quanto sua madre e poco importava in quale casa lei dormisse.
«Mia piccola Beca, che ti succede, tesoro?» le aveva chiesto a cena, mentre lei giocava con il cibo nel piatto. E quello era un atteggiamento fin troppo strano agli occhi dell'uomo.
La ragazza sospirò. «Papà...»
«Sentiamo cos'hai da chiedermi. Sei qui per questo, no?» il sorrisino dolce e divertito di suo padre la fece sentire meno in colpa.
«Mi piacerebbe andare ad un concerto.»
«Di chi?»
«Niall.»
«Viene in Italia?»
Era già tanto che sapesse chi fosse Niall, che si ricordasse.
«No... il concerto è a New York.»
Gli occhi di suo padre si spalancarono. «Che cosa?»
«A fine ottobre. Aspetta, lasciami parlare prima di dire no. Noi... io non dovrò spendere un centesimo. Un... una persona mi ha regalato il biglietto del concerto e anche quelli dell'aereo.»
«E chi diavolo è questa persona? Come puoi accettare che ti regalino una spesa così grande?»
«Lui è...»
«Il tuo ragazzo?» suo padre era sempre più sconvolto.
«No.» Niall il suo ragazzo? No. «È il mio migliore amico. E a lui non importa di spendere tanto. È qualcosa che interessa ad entrambi.»
Suo padre continuava a guardarlo con le sopracciglia aggrottate.
«E ti accompagna lui?»
«Sì.» aveva appena fatto diventare Niall e Danilo la stessa persona. Ma in quel momento, poco importava.
L'uomo davanti a lei sospirò e si passò una mano sul viso.
«Quanto lo vuoi da uno a dieci?»
«Undici. Ti prego, papà. Non vi ho mai chiesto nulla, a scuola vado benissimo e...»
«D'accordo.»
Gli occhi scuri di Rebecca si spalancarono. «D'accordo?» ripeté incredula. Non credeva sarebbe stato così facile.
«Sì, va bene. Ma mi chiamerai ogni minuto, capito?»
«Come facciamo con la mamma? Lei non mi lascerà mai andare.»
Suo padre la guardò in silenzio per un attimo, come se stesse pensando. Alla fine, parlò: «Non glielo diremo, allora.»
Il sorriso di Rebecca divenne immenso e si alzò dalla sedia per abbracciare suo padre e iniziare a baciarlo sul viso, mentre ripeteva una lunga litania elettrizzata di "grazie".
SI.
Sì cosa, piccola mia?
Sì. Vengo da te.

Ride Together ●niallhoran●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora