Precipizio

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"L'umanità ha sempre barattato un po' di felicità per un po' di sicurezza" 
S. Freud 

Debora aveva impiegato gran parte del pomeriggio per convincere la figlia a uscire a cena. Ultimamente la vedeva stanca e giù di tono e pensò quindi che una serata fuori potesse aiutarla, distraendola dallo studio intenso.

Quello che la donna ignorava – ed era il motivo per il quale Laura si sentiva tremendamente in colpa – era che la figlia negli ultimi tempi aveva trascurato lo studio e il suo malessere riguardava tutt'altro.

Laura si trovava di fronte all'armadio, cercando di scegliere un completo carino da indossare. Frugò tra i vestiti, non riuscendo però a venirne a capo.
Dove diavolo era Sissi quando ne aveva bisogno? L'amica adorava scegliere gli abiti che avrebbe indossato e Laura glielo lasciava fare volentieri.
Aveva provato a chiamarla più volte durante il pomeriggio, ma aveva risposto brevemente con dei messaggi, spiegandole che si trovava ancora con Luca cosa che le fece pensare che tra i due fosse nato qualcosa. Le faceva piacere che l'amica avesse finalmente deciso di fare un passo verso il ragazzo, ma al tempo stesso sapeva che le sarebbe mancato averla tutta per sé.

Un'idea le balzò in testa: indossò velocemente una gonna verde smeraldo e una giacca rossa sopra, poi si scattò una foto davanti allo specchio, mandandola all'amica.
Laura conosceva bene la ragazza e non rimase delusa: dopo appena qualche secondo, il suo cellulare iniziò a suonare.
"Ciao Elisabetta!"
"Che diamine ti sei messa addosso? Volevi farmi piangere o avere gli incubi? Fila a cambiarti! Natale è ancora lontano e se esci conciata così sarai sulla lista dei cattivi!"
Laura trattenne una risata. "Beh che c'è che non va? A me sembra un completo carino."
"È la cosa più brutta che io abbia mai visto. Okay, forse no ma rientra sicuramente nelle prime dieci. Ma non ti vergogni?"
"Non sarei mai uscita così! È che volevo parlare con te e quindi ho dovuto usare le maniere forti visto che il tuo universo è diventato Lucacentrico!"
Sissi rimase in silenzio qualche secondo. "Mi dispiace non averti chiamata prima."
"Tranquilla. Ovviamente è sottointeso che domani mi racconterai ogni cosa."
"Intanto pensiamo a cosa indosserai! Dove devi andare?"
"Vado a cena con mia madre. In realtà avrei voluto rimanere a casa a studiare, sono indietro da morire."
"Ma va!"
"Dico sul serio Sissi. Non so come farò." Laura si sedette sul letto, passandosi una mano tra i capelli.
"Una cosa per volta. Intanto levati quella roba di dosso che deprimerebbe anche Tigro. Domani inizieremo a studiare controllandoci a vicenda. Riusciremo a fare tutto vedrai."
Laura sorrise rincuorata. Parlare con Sissi la faceva sempre stare meglio.

Pochi minuti dopo, Laura era pronta ad uscire con la benedizione di Sissi. Indossò una tuta composta da top bianco e parte inferiore bianca, accompagnata da un capospalla nero di pelle.
Mentre scendeva, sentì sua madre parlare con qualcuno. Aggrottò le sopracciglia pensierosa, in attesa della seconda voce, che non si fece attendere troppo. Era una voce maschile, roca e profonda.


La voce di Matteo.

Si precipitò al piano inferiore, giusto in tempo per vedere la madre far spazio al ragazzo per entrare. La sua mente era un vortice di pensieri negativi: che avrebbe detto sua madre a Matteo? Avrebbe rovinato tutto? Avrebbe detto qualcosa di inopportuno?

Rimase ferma sull'ultimo scalino paralizzata.

Tutto il suo corpo era teso e pronto a scattare.

Quando i due si accorsero di lei, Matteo le sorrise. "Ciao Laura!"
"Ciao Matteo."

La ragazza rimase immobile, mentre la madre si girava verso di lei. Si aspettò un interrogatorio ma la madre era perfettamente tranquilla mentre tornava al piano superiore.
Matteo guardò la ragazza sorridendo, facendo qualche passo verso di lei. "Tutto okay?"
Laura si riscosse. "Sì! Tutto bene." Gli sorrise a sua volta baciandogli la guancia. "Come mai qua?"
"Domani partiremo per una trasferta e sono venuto a salutarti."
Laura sorrise felicemente, sentendosi lusingata. "È un pensiero dolcissimo, grazie."
"Figurati." Rimase a guardarla impacciato. "Non... Non ho detto a tua mamma di noi. Abbiamo deciso di non affrettare le cose e presentarsi qua come tuo ragazzo avrebbe sicuramente contrastato con quest'idea. E poi tua madre sembra davvero... Autoritaria." Ridacchiò nervosamente mentre Laura tratteneva un sospiro di sollievo.
"Esatto. Insomma, prima dovremmo definire anche cosa siamo noi. Poi ovviamente ne parleremo anche a lei."
Lui la guardò con uno sguardo strano. "Va tutto bene Laura? Mi sembri parecchio agitata."
"No, figurati! Sai, mia mamma è un po'... Controllante. Non è facile parlarle di queste cose."
Matteo annuì mortificato. "Spero di non averti creato problemi allora."
"Ma no figurati!" Laura gli si avvicinò e lo strinse a sé. "Sono così felice che tu sia passato!"
La strinse a sua volta sorridendo. "Non volevo fare troppo lo smielato però devo ammettere che sentirò la tua mancanza addirittura in tre giorni."
La ragazza ridacchiò. "Non è una cosa smielata. È molto tenera. E chissà, forse mancherai anche a qualcun altro."
"Ah sì?" Matteo le sorrise maliziosamente.
"Sì, assolutamente. Sissi ultimamente non fa che parlare di te!"
Il ragazzo sorrise sornione scoppiando a ridere. "Sissi, eh? Lo sapevo che in realtà mi amava. La storia con Luca non è che una copertura."
Laura ridacchiò. "Quindi... Non ti interessa sapere se mi mancherai oppure no."
Matteo le sorrise dolcemente, facendole tremare le ginocchia. "Credo sia l'unica cosa che mi importa davvero."
"Sentirò molto la tua mancanza. Specialmente del coro che accompagna le tue entrate in aula."
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. "Ma lo sai che sei terribile? Riesci a dire una cosa carina senza accoltellarmi subito dopo?"
Laura rise di cuore, non riuscendo a smettere, trascinando anche lui con sé.

Debora scese le scale e osservò i due ragazzi. Non vedeva Laura così spensierata e sorridente da molto tempo.
Quando Laura notò la madre si ricompose, schiarendosi la voce. Matteo notò il suo cambiamento e si passò una mano tra i capelli.
"Adesso devo andare. Ci sentiamo Laura. È stato un piacere, signora."
"Piacere mio, Matteo."
Matteo sorrise a entrambe e uscì di casa.

Il ristorante che avevano scelto era caloroso e vivace.
Il loro tavolo si trovava davanti alla vetrata e potevano osservare la luna piena.
"Sembra un ragazzo molto simpatico Matteo."
Laura alzò lo sguardo dal menù per guardare sua madre, che stava leggendo il suo. "Sì, lo è. È davvero fantastico."
"Gioca a pallavolo, vero?"
"Sì." Laura si irrigidì, cercando di capire dove la madre volesse andare a parare.
"Con quell'altezza sarebbe un gran peccato se non lo facesse."
Scrollò le spalle. "Potrebbe fare molti altri sport."
"Ma ha scelto la pallavolo."
"Già."
Il cameriere si avvicinò per chiedere le loro ordinazioni, facendo sperare a Laura che la madre lasciasse cadere l'argomento.
"Marco come sta? Non lo nomini da molto."
"Sta bene."
Debora annuì. "È davvero ammirevole l'impegno e la dedizione con la quale sta portando avanti i suoi studi all'estero. Crede molto in se stesso e nei suoi progetti futuri."
Laura alzò gli occhi al cielo. "Fin troppo direi."
"Che vuoi dire?"
"Che è talmente preso da queste cose da essere un vecchio noioso. Non scherza, non ride, non fa mai niente di spontaneo. È triste."
"Senza sacrifici non si ottiene nulla, tesoro!"
"Questo va ben oltre, mamma. E non fa nemmeno bene essere così!"
Debora sospirò. "Prima la pensavi anche tu così."
Laura scrollò le spalle. "Forse."

"Laura sei una ragazza intelligente e puoi ottenere tutto quello che vuoi. Puoi diventare qualunque cosa tu voglia perché sei in gamba e tutti ti rispettano. Forse dovrai sacrificare qualcosa ma ne varrà la pena, vedrai."
"Ma se io avessi avuto già tutto, mamma? Se la mia felicità potessi già averla?"
"La felicità non è l'unica cosa importante adesso. Sarai felice senza un lavoro stabile? Senza accanto una persona su cui poterti affidare? Laura io voglio saperti al sicuro."
Laura sospirò. "Lo so, mamma. Ma io voglio essere felice."
"Così non lo sei?"
"No. Perché forse potrei avere meno successo o meno stabilità ma potrei essere felice senza rinunce particolari."
"Per rinunce particolari intendi la pallavolo?" La figlia annuì. "Ma ne eri così convinta anche tu mesi fa, quando ne abbiamo parlato."
"Adesso non lo sono più, o forse non lo sono stata. Non so nemmeno più chi sono, mamma."
Debora sospirò amaramente. "Quel ragazzo, Matteo, è affascinante e capisco che possa averti ammagliata. Ma non lasciarti ingannare, ti dico solo questo. Marco ti vuole davvero bene."
"Matteo è un bravissimo ragazzo."
"Non lo metto in dubbio. Ma cosa farà? Perseguirà questo sogno per quanto ancora? Dieci anni, e poi? Comincerà anche lui ad allenare? Lo sappiamo entrambe com'è finita."
"E questo cosa vorrebbe dire scusa? Papà ha sempre fatto di tutto per noi."
"Lo so. Ma nell'ultimo anno abbiamo dovuto faticare parecchio per risistemare le cose, ho faticato parecchio a ritrovare me stessa."
"Non te lo ha chiesto papà di accompagnarlo ovunque e di non seguire il tuo sogno."
"No, è vero. L'ho fatto perché lo amavo e perché ero felice. Ma non ho pensato al futuro e agli imprevisti."
"La sua morte la chiami un imprevisto?"
"Sai cosa intendo."
Laura sospirò appoggiandosi allo schienale della sedia, cercando di riordinare i pensieri. "E comunque ce la siamo cavate bene. È impossibile prevedere tutto, mamma. E papà ci ha rese più che felici. E vorrei che fosse ancora qui." Si asciugò con rabbia una lacrima dagli occhi.

Debora strinse la mano della figlia, lasciandovi sopra un bacio. "Tuo padre era una persona magnifica, Laura. Mi ha reso la donna più felice del mondo e lo stesso ha fatto con te. Non ti dirò cosa fare, sei abbastanza matura per decidere. Ma voglio solo che tu non segua il tuo cuore senza nemmeno pensarci un po'. Tutto qua."
Laura annuì lievemente.

La sua testa era un vortice di pensieri e ipotesi che non riusciva a ordinare. Sentiva di stare in piedi su un precipizio, l'alternativa era saltare o volare e percepiva la scelta come imminente.

Somewhere in NeverlandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora