Sollievo

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Laura tornò sconsolata al Palazzetto: Sissi non era da nessuna parte.
Dopo pochi minuti vide arrivare anche Matteo e il suo sguardo preoccupato parlò per lui.
Si guardarono qualche secondo senza osare pronunciare una parola.
"Ma dov'è?"
Matteo scosse la testa. "Sicuramente in un posto qua vicino, non può essere lontana."
La ragazza annuì, deglutendo a fatica mentre i suoi occhi lentamente si riempivano di lacrime.
"Laura..." Scosse la testa asciugandosi gli occhi, dandogli le spalle per calmarsi. "Scusa. È che mi sento tremendamente in colpa."
"Non è colpa tua."
"Non direttamente, ma... Insomma con tutto quello che è successo io me la sono presa ingiustamente con lei e adesso è chissà dove con questo freddo. Non è giusto, lei in tutto questo non c'entra niente e ha pagato più di tutti."

Matteo sospirò passandosi una mano tra i capelli. Non sapeva cosa rispondere, non sapeva cosa pensare.
Capiva perfettamente cosa intendesse dire Laura.
Si sentiva completamente inutile.

La sua mente era piena solo di preoccupazione che gli impediva di ragionare lucidamente. Si ritrovò a controllare continuamente il cellulare, sperando che Luca gli rispondesse.
Respirò profondamente, guardando di nuovo Laura.
"Dove abitano i genitori di Sissi? Qua vicino?"
Scosse la testa. "A circa un'ora e mezza da qua, impossibile andare a piedi."
"Okay. Che altri luoghi frequenta, di solito?"

Laura si morse il labbro riflettendo, ma non le veniva in mente assolutamente niente.
"Ti sembra possibile che io non abbia idea di dove possa essere la mia migliore amica?"
"Piantala Laura!" Si interruppe immediatamente, guardandola con occhi spalancati. Matteo si schiarì la voce calmandosi. "Lo so che sei preoccupata, lo sono anche io. Ma non è lamentandoti o piangendoti addosso che risolverai la situazione! Dobbiamo rimanere lucidi e calmi o non saremo utili a niente."
La ragazza annuì. "Hai ragione."

Rimase qualche secondo ammutolito. "Vieni, andiamo a casa. È inutile stare qua a morire di freddo."

La vide esitare, così appoggiò una mano dietro alla sua schiena e la guidò verso la sua macchina.

Arrivarono a casa del ragazzo dopo poco tempo.
La fece accomodare sul divano, mentre lui preparava del tè caldo in cucina.
Laura si guardò intorno curiosa, osservando l'appartamento del ragazzo.

"Ti piace?" Le porse una tazza fumante e si sedette di fronte a lei.
"Sì, molto."
Le sorrise, bevendo poi un sorso di tè.
"Grazie per avermi portata qui. Non riuscirei a stare da sola adesso senza impazzire."
"Beh, vale anche per me. Sono molto preoccupato anche io."
"Lo so, ti vedo. Vi conoscete da poco ma avete legato tanto."
Matteo scrutò la ragazza e la vide sinceramente felice del loro rapporto. Sorrise annuendo. "Non siamo partiti col piede giusto, ma adesso non potrei fare a meno della sua amicizia."
"È molto bello il vostro rapporto. Siamo... Eravamo una specie di famigliola."
"Già."
"Finché non ho rovinato tutto." Matteo annuì una seconda volta. "Sai Matteo, in questi giorni ho pensato un sacco a come poterti chiedere scusa."
"Tipo?" La interruppe curioso.
"Tipo?"
"Raccontami qualche idea stramba che ti è venuta in mente." Matteo aveva voglia di distrarsi  e pensava che fosse importante anche per lei.

Laura lo guardò per assicurarsi che non stesse scherzando, ma era serissimo.
"Beh, all'inizio avevo pensato di organizzare una specie di partita. Poi forse invece ti meritavi una parata."
"Mi piace l'idea della parata."
Gli sorrise. "Sai Matteo, la cosa che più mi ha fatto male è che tu pensassi di essere inferiore o non degno. Non è assolutamente così."
"Laura..."
"Per favore ascoltami. Mia madre ha reagito in quel modo, e io di conseguenza, perché somigli molto a mio padre. Entrambi giocatori, centrali, sempre con il sorriso e la battuta pronta. Quando è morto ha lasciato un vuoto enorme e vederti per lei deve essere stato difficile. Ha cercato di allontanarmi dalla pallavolo perché è ciò che in un certo senso lo ha portato via. È un lavoro instabile: un giorno sei in una squadra e quello dopo non si sa. Lei ha sempre seguito mio padre e sa bene che io seguirei te ovunque."

Matteo l'aveva ascoltata con attenzione e adesso sentiva il cuore battere freneticamente, mentre una sensazione di calore lo avvolgeva. "Anche io seguirei te ovunque."
Lo guardò colpita. "Cosa?"
"Hai capito. Voglio rivederti giocare e se questo implica che io debba seguirti sarei disposto a farlo."
"Perché?"
"Perché mi sei mancata da morire. Perché nonostante tutto voglio il tuo bene. Mi hai fatto davvero male, ma ho capito perché ti sei comportata in questo modo. Non posso dire che avrei fatto lo stesso ma... A volte credo che si debbano correre dei rischi e dare una seconda possibilità."
Laura lo guardò con gli occhi appannati di lacrime.
Si alzò dal divano per andargli vicino, sedendosi sulle sue gambe e abbracciandolo stretto.
La strinse a sé chiudendo gli occhi, sentendosi finalmente di nuovo bene.
Si separarono leggermente e la ragazza appoggiò la fronte contro la sua.

Avvicinò le proprie labbra a quelle del ragazzo esitando, lasciando che fosse Matteo a prendere l'iniziativa per baciarla, frettolosamente e con l'esigenza di ricongiungersi, senza volersi separare più.
Si separarono lentamente. Matteo la guardò negli occhi, con uno sguardo adesso preoccupato. "Per favore niente più scherzi. Sto facendo un azzardo enorme adesso, parte del mio cervello mi sta dando del cretino. Non dargli ragione."
Laura scosse la testa, baciandogli la fronte. "Mi farò perdonare davvero. Mi inventerò qualcosa di straordinario." Sorrise abbassando lo sguardo, guardandolo poi nuovamente. "Nessuna fretta, ma te lo giuro, non succederà mai più una cosa del genere."
Matteo sorrise, abbracciandola forte.
Rimasero abbracciati a lungo, finché il cellulare non li interruppe.

Scattarono su velocemente, impazienti di avere novità. Matteo afferrò il cellulare leggendo il messaggio.
Un sorriso si aprì sul suo volto, finalmente tranquillo. "È con Luca!"
"Oddio che sollievo!" Laura posò una mano sul cuore, respirando profondamente. "Che dice?"
"Che va tutto bene, adesso la sta portando a casa. Sissi sta bene."
"Grazie al cielo. Sarei impazzita in caso contrario."
Matteo posò il cellulare dopo aver risposto, sedendosi per far riposare le gambe tremanti dall'agitazione. "E anche questa è risolta."
"Dovremmo andare da lei?"
"Forse è meglio domattina. Adesso Luca la sta portando da sua madre."
"Okay. Dovrei avvisarla, allora."

Matteo annuì.
Laura prese il cellulare e chiamò Vittoria, che rispose al primo squillo. "Laura?"
"Sì, sono io. Sissi è con Luca, stanno tornando a casa."
La sentì sospirare. "Bene. Bene, sono contenta. Finalmente, è tardi e fa freddo, non so cosa le sia preso, davvero."
"L'importane è che stia bene."
"Beh, sì. Grazie Laura."
"Di nulla."
Ripose il cellulare con un sorriso. "Non credo lo ammetterà mai, ma era davvero preoccupata."
"Beh, è pur sempre sua madre. Per quanto possa essere una stronza un minimo di legame ci sarà sempre, no?"
"Forse hai ragione."
Si guardarono in silenzio.

"Beh, adesso è meglio che io vada o farò preoccupare pure mia madre."
Il ragazzo annuì. "Beh, ci vediamo allora. Magari per parlare meglio, con più calma."
"Sì. Mi sembra ottimo."
Si alzò leggermente sulle punte per baciargli la guancia, allontanandosi con in mente impresso il sorriso finalmente tranquillo del ragazzo.


Somewhere in NeverlandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora