2 - valigia nera e rosa

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Guardo per un'ultima volta il mio piccolo appartamento e chiudo la porta a chiave. Spero di aver rinchiuso la sofferenza all'interno di quei quattro muri alle mie spalle, ma non ne sono certa. È stato un alloggio di fortuna, avevo bisogno di andarmene e i miei mi hanno trovato questo posto.

Percorro il vialetto con un pò di titubanza, allontanandomi ancor di più dalla casetta che mi ha ospitato per gli ultimi tre mesi e mezzo.

Lascio le chiavi ai vicini come d'accordo, dopodichè mi avvicino alla mia audi bianca. Salgo, è già aperta, ho caricato le mie cose riposte ordinatamente nelle due valigie, non sono tutti i miei vestiti, la maggior parte si trova a casa dei miei in Nebraska. Ho ciò che ho mi basterà per i primi tempi al college.

Inserisco la chiave pregando che parta, dopo tre mesi chiusa nel garage potrebbe essere un pò arrugginita. Si accende senza alcun problema e sospiro sollevata.

Indosso gli occhiali da sole e parto in direzione Lancaster University.

Dopo quattro ore e mezza di viaggio, due incidenti e un vecchietto in bici che ho rischiato di prendere sotto, arrivo nel parcheggio del campus.

Distrutta poggio la testa sul sedile e prendo un grosso respiro prima di scendere e riprendere il contatto con le persone. Apro la portiera e i raggi del sole di mezzogiorno mi accarezzano la pelle. Penso a quanto io sia fortunata: non sono pallida cadaverica come mi sarei aspettata. Già tutti quelli che conoscono la mia vicenda mi fisseranno, almeno così eviterò di esserlo per il mio aspetto.

Apro il bagagliaio e prendo le due valigie: una nera e una rosa, anche se non sembra, sono molto capienti.

Con la borsa in spalla e le due valigie mi dirigo verso la segreteria per ricevere informazioni sulla mia stanza e i miei corsi.

Trascino con molta fatica i miei bagagli per duecento metri sicuri. Stremata arrivo al cospetto delle ampie porte di vetro della segreteria. Sono automatiche e non devo spingerle con le mani che non ho a disposizione.

《Salve, mi chiamo Chloe Gravity Roodney. Sono appena arrivata》 sorrido per la prima volta dopo tanto per sembrare cordiale.

《Buongiorno, questi sono i suoi orari e queste le chiavi della sua stanza. La direttrice mi ha lasciato questa per lei.》 Mi porge molti fogli e una busta che raccolgo congedandomi.

Sfoglio velocemente i fogli e leggo il numero della mia stanza
"Stanza 50, piano terzo, Ala est, dormitorio femminile" sbuffo all'idea di tutta la strada che devo fare per poi tornare giù per mettere l'auto nei garage al coperto.

Entro nel dormitorio guardandomi intorno: è uguale a quando me ne sono andata. Nell'ampia hall ci sono le grandi bacheche piene di avvisi e quelle con le foto, alcuni divani color tortora pieni di cuscini bianchi e viola. La mia direzione è l'ascensore, non ci penso proprio a farmi  tre piani di scale con i bagagli. Ovviamente non c'è nessuno, tutti hanno lezione.

Entro e sollevo le valigie velocemente per paura che qualcosa rimanga chiuso fuori o incastrato, non sarebbe il modo migliore per iniziare.

All'arrivo al terzo piano esco e constato che nemmeno qui vi è  nessuno. So benissimo dov'è la stanza numero 50, lo scorso semestre nella numero 48 abitava una ragazza del mio corso da cui ero stata a studiare alcune volte.

Di fronte alla porta prendo le chiavi dalla tasca e le inserisco nella serratura.
Spingo la porta trascinando all'interno le valigie ed osservo il piccolo appartamentino che assomiglia a quello in cui stavo l'anno scorso.

Grandi finestre sui giardini del campus, una piccola cucina arredata come quella di ogni altro appartamento, divano scuro, televisore e tavolino. Mi dirigo verso la stanza da letto: entrambi i letti sono molto ordinati e capisco qual è il mio poiché il comodino è vuoto.

Esco con il cellulare e la lettera.

Mi siedo sul divano, ho ancora del tempo prima che la mia compagna di stanza torni.
Osservo la lettera per poi aprirla attentamente. 

La busta bianca di forma rettangolare è perfettamente pulita e al suo interno racchiude un foglietto piegato a metà delle dimensioni della busta stessa. Prendo fra le mani la lettera e la apro

"Cara Chloe
Mi rivolgo a te in tono assolutamente informale. Conosco molto bene la tua situazione famigliare e Lyla mi ha informato anche di quella emotiva. Ti aspetto mercoledì pomeriggio nel mio ufficio alle 15.00.
Marlene Sanders"

La preside è la zia di Lyla e mia madre, la madre della mia amica e sua zia, nonché sorella di sua madre, sono state al college insieme, perciò è  perfettamente a conoscenza di ciò che mi era accaduto.

Poso la lettera sul tavolino e mi appoggio al divano. La mia situazione non è delle migliori e ritornare sull'argomento sicuramente non mi  aiuterà.

Sento improvvisamente la serratura della porta scattare e raccolgo la lettera infilandola fra i fogli degli orari che devo ancora controllare. Rizzo in piedi per dare una bella impressione.

La porta si apre pian piano e spunta una bionda in panni poco raccomandabili per l'università.

《Ah sei la mia compagna di stanza》sbotta chiudendosi la porta alle spalle con sguardo vagante

《Esatto》cerco di sembrare cordiale
《Io sono Chloe》allungo la mano destra e ricevo uno sguardo infastidito in cambio

《Io Patty》risponde stringendomi la mano appena. Si volta dirigendosi verso la cucina, più precisamente verso il frigorifero che apre estraendo una coca cola in vetro.

Magari è solo stanca.

《Come hai organizzato l'armadio?》 Gli armadi occupano un muro intero della stanza e solitamente si dividono a metà in due.

Alza un sopracciglio guardandomi storto
《Dove posso mettere i miei vestiti?》mi spiego. Lei sbuffa e apre un'anta svelando migliaia di capi ammassati uno sull'altro molto disordinatamente. Si sposta a sinistra e anche l'altro scomparto è nella stessa situazione.

《Vediamo.. forse dovresti cercare di sistemare un pò, in modo da farci stare anche le mie cose》mi esprimo cautamente. Lei solleva gli occhi al cielo e il suo comportamento inizia a infastidirmi. Non so dove mettere la quantità modesta di cose che ho, se avessi portato anche altri vestiti avrei potuto gettarli dalla finestra all'istante.

《Per ora posso tenere i vestiti nelle valigie》concludo e la vedo più sollevata. L'ordine che ho notato appena entrata ora era stato completamente sovvertito.

《Io esco, torno questa sera, il frigo e la dispensa sono ben forniti, serviti pure》 si alza aprendo l'armadio ed estraendo un giacchino rosso di pelle

《Ciao》suona quasi come una domanda e fa un cenno di mano per poi uscire e in pochi secondi sento la porta d'entrata sbattere. Forse era meglio non tornare al college.

Angolo autrice
Questo è un pò un capitolo di passaggio, necessario per tenere insieme la storia e dare un senso alla Trama, dal prossimo ci sarà da divertirsi!

Another Step   #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora