42 - il tuo corpo dice il contrario

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Sorrido senza farmi vedere ed inizio a sentirmi più libera che mai. Al diavolo mio fratello, Samuel ed Ethan. È ora di smettere di vivere nell'ombra del dolore, almeno per una sera.

Brick mi sorride dall'altro lato del piccolo tavolino e ricambio prendendo un altro sorso del drink che ho fra le mani. Mi sento libera, e più leggera, molto più leggera. Il mio cuore e la mia mente si sono liberati dei pesi che li opprimevano.

《Luna, che ne dici di ballare un pochino?》un ragazzo vicino a me mi passa una mano sulla coscia e mi trattengo dal dargli una sberla. Non devo fare cazzate se voglio ingraziarmi questi ragazzi.

《Luna non ha voglia, giusto?》Brick interviene notando la mia esitazione e annuisco scusandomi flebilmente. Mi alzo traballante sugli stivaletti col tacco, ma mi sembra di vedere qualcuno che conosco. D'istinto mi abbasso per non farmi vedere e qualcuno mi afferra la mano attirandomi verso il basso.

Mi ritrovo sulle gambe di Brick che sorride a trentadue denti, ma oppongo resistenza sollevandomi.

《Hei, hei, ferma gattina》anche se non sono totalmente sobria mi torna in mente la gatta della mia vicina. Mi circonda la vita con il braccio sistemandomi sulle sue ginocchia e i suoi muscoli mi impediscono ogni movimento. Rimango sull'attenti aspettando di poter tornare al mio posto.

《Non sei una facile tu, eh》mi stuzzica ed il suo fiato caldo si scontra con il mio collo.

《Esattamente》confermo le sue teorie e mi arrendo a rimanere seduta qui, almeno sto comoda. Appoggio la schiena al suo petto e stringe la presa attorno ai miei fianchi. Cosa mi tocca fare per indagare.

《Che piani hai per domani sera?》

《Nulla di che》scrollo le spalle guardandolo di striscio.

《Se ti va do un festicciola a casa mia》fingo di essere pensierosa, è tutta una questione di immagine.

《Va bene》affermo infine senza guardarlo, ma muove appena le dita come per accarezzarmi la pelle e scommetto che sia felice della mia risposta. Ci scambiamo i numeri di telefono così mi farà avere l'indirizzo di casa sua.

《Offriamo noi》una cameriera lascia una dozzina di shot sul tavolino e invitano anche me a prenderne uno. Mi allungo con Brick al seguito e ne passo uno anche a lui, che non credo abbia bevuto altro.

Sollevo il bicchierino di vetro e me lo proto alle labbra assaporando la nota acida della vodka, per poi buttarla giù tutta d'un fiato. Fortuna che non devo guidare. Il liquido brucia lungo tutta la mia gola e sorrido. Ho bevuto un pò troppo stasera e il fatto che sia seduta su uno sconosciuto ne è la prova.

《Che cazzo fai qui?》la mia attenzione si sposta sulla voce familiare che tuona al mio fianco.
Wesley si erge in piedi con i pugni chiusi e uno sguardo preoccupato.

《Parla con te?》Brick si sporge per farsi sentire e a malincuore credo che sia un sì.

Wesley sta per dire altro, ma lo blocco alzandomi. Se dovesse dire il mio nome la mia copertura salterebbe, e non sarebbe una bella cosa a questo punto.

《Scusa, ma per stasera devo andare》mi lascia e riesco a sollevarmi in piedi. Immediatamente la testa inizia a girarmi, gli effetti dell'alcool non si fanno attendere. Mi volto un'ultima volta verso Brick che ammicca nella mia direzione.

Procedo senza spiaccicarmi al suolo, o almeno ci provo, finché Wesley non mi stringe a sé per sostenermi.
Ci allontaniamo fino ad uscire dal locale, sembra un dejavu, a differenza del fatto che l'altra volta mi reggevo in piedi da sola.

《Cosa facevi con loro?》tuona autoritario spostandomi di fronte a sè, ma non appena si distacca da me sento il suolo mancarmi da sotto i piedi.

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