18 - capelli viola

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《Che ti avevo detto, Chloe è qui》mio padre sorride emozionato e mia madre fa lo stesso colpendolo amorevolmente. Nonostante Matthew non ci sia più, non sembrano stare troppo male, almeno esteriormente, come per me. Credo stiano cercando di concentrarsi su noi due che siamo rimasti. Odio vedere i miei genitori piangere e spero non accada più. Sono coloro che mi hanno sempre sostenuta in tutte le difficoltà e hanno consolato ogni lacrima che ho versato, i ruoli non dovrebbero invertirsi, non devono stare male.

Sorrido falsamente portandomi alla bocca dell'altra pasta. Nicholas è seduto proprio a fianco a me, ma non ho il coraggio di alzare lo sguardo su di lui. Dopo ciò che mi ha detto poco fa sono sconvolta e ferita. Sulla sua guancia sinistra è ancora visibile l'alone violaceo dello schiaffo.

Non avrei mai pensato di sentire una frase del genere provenire da lui. Non è possibile che lo abbia detto, ma quelle parole continuano a risuonarmi in testa come una cantilena, e ogni volta sento delle fitte fortissime allo stomaco che mi fanno ricordare che è tutto vero.

Il senso di colpa mi stava divorando e ora si sono aggiunte rabbia e amarezza. Non oso immaginare come si sia sentito lui se è stato indotto a dire una cosa del genere. Non lo avrebbe mai detto alcuni mesi fa. Tutto ciò non sarebbe mai dovuto succedere.

《Quanto ti fermi?》il gomito di Nicholas mi colpisce l'avambraccio facendomi sollevare lo sguardo. Mio padre mi sta fissando in attesa di una risposta.

《Fino a dopodomani credo》sorrido falsamente. Vorrei rimanere il più possibile per stare con la mia famiglia e cercare di sistemare le cose con Nicholas, ma forse so che non ci riuscirò e quindi me ne voglio andare.

《Io stasera esco》guardo di sottecchi mio fratello mentre parla con la bocca piena, tipico.

Finiamo il pranzo ed aiuto mamma a spreparare e a riordinare la cucina, Nicholas non è mai stato troppo bravo ad armeggiare con i piatti, a dieci anni li ha usati come frisbee, perché il nostro era finito nel giardino dei vicini. Che dire, i miei genitori non erano troppo felici.

Salgo nella mia stanza e constato che è come l'avevo lasciata. Osservo una ad una tutte le fotografie dei bei momenti passati con la mia famiglia. Non credo che potremmo ritornare ad essere così felici come una volta, non a causa di chi se n'è andato, ma di chi è rimasto.

Estraggo la targhetta di metallo e la accarezzo, quanto vorrei tornare a quei tempi in cui eravamo felici e spensierati. Matthew non avrebbe voluto che finissimo così.

Il rombo di un motore in strada mi fa capire che Nicholas sta uscendo. Vorrei sapere dove studia, cosa fa di solito, se ha la fidanzata, ma so solo che per lui non sono nemmeno più una sorella.

La porta d'entrata sbatte e la mia ipotesi diventa certezza. Mi alzo dal letto ed esco dalla mia stanza. Mi dirigo in quella appena dopo la mia.

Mi fermo fuori per un attimo per poi prendere coraggio e socchiudere lentamente la porta. I raggi fiochi del sole pomeridiano di novembre filtrano fra le tende azzurre che coprono le finestre. Tutto è come lui l'aveva lasciato prima dell'incidente. Credo che mi madre abbia tolto i calzini da terra e altri vestiti solo per non inciampare quando viene ad arieggiare la stanza, dopotutto li userà sicuramente Nicholas, non saprei dire cosa sia di chi, se li sono sempre scambiati.

Cammino lentamente, quasi se con un passo più deciso potessi rompere l'aria ferma e serena che riempie la stanza. Poggio la mano sulla mensola delle foto osservandole come ho fatto poco fa nella mia.

Mi avvicino al comodino, ma non mi siedo sul letto, sento come se si rovinasse se mi dovessi sedere. Mi metto per terra e prendo fra le mani una delle medaglie di hockey e la rigiro fra le dita. Amava fare sport, la stanza è costellata di premi sportivi di molte discipline, come quella di Nicholas.

Another Step   #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora