17 - polvere e ragni

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Picchietto le dita sul volante mentre alzo il volume della radio. Cerco di sovrastare i pensieri con la musica, ma non sta funzionando.

Mi accorgo di essere avanzata troppo per l'agitazione così faccio aderire la schiena al sedile. Sciolgo i muscoli delle braccia e addolcisco la presa sullo sterzo.

Fra dieci minuti sarò di fronte casa mia, dopo più di sei mesi. L'angoscia che mi porto dietro da quando sono partita dal campus cresce in continuazione. È come se avessi in me un buco nero che si espande sempre di più, alimentandosi di tutte le mie paure.

Questi ultimi due giorni sono stati orribili. Ho evitato tutti e sono rimasta chiusa nell'appartamento, per fortuna non avevo lezioni, altrimenti avrei dovuto recuperare con Samuel, che non ho più visto.

Dopo la sua promessa di scoprire tutto non si è più fatto vivo e io non l'ho cercato. A dirla tutta non ho visto nessuno dei quattro ragazzi, il che è positivo, se vedessi Ethan gli staccherei uno ad uno tutti i capelli dopo la risposta che mi ha dato, sembrava davvero interessato ai messaggi, per poi uscirne con un
"Non ti posso aiutare".

Ora ciò su cui devo focalizzarmi è la mia famiglia. Sorpasso la biblioteca e subito dopo la scuola che abbiamo frequentato io, i miei fratelli e Lyla. Mi colpisce un briciolo di malinconia, per quei giorni spensierati.

Mancano meno di due kilometri. Inizio a sentire un blocco allo stomaco e sono costretta ad aprire il finestrino per attingere all'aria fresca. Scorgo casa di Lyla e dopo averla passata, la mia.

Una tipica villetta americana bianca a due piani, giardino ben curato, alberi qua e là e la siepe sul retro insieme alla piscina. È identica a com'era quando me ne sono andata.

La Range Rover di mio padre è parcheggiata fuori dal garage chiuso.
Svolto all'interno del vialetto parcheggiando a destra della sua e spengo l'auto. Prendo un grosso respiro posando la testa. Rivedrò i miei genitori, ma il dilemma è: ci sarà anche Nicholas?

Mi decido a scendere, ora o mai più.
Ogni passo avanti che faccio vorrei farne due indietro.

Premo l'indice sul piccolo ovale in metallo dorato ed udisco in contemporanea il suono del campanello. Mordo fra i denti il labbro inferiore finché non sento dei passi avvicinarsi. Trattengo il respiro quando la maniglia scatta e rilascio l'aria appena vedo spuntare mia mamma.

Non ci penso due volte e la abbraccio di getto e lei mi stringe a sè. Inspiro il profumo di casa che mi era mancato tanto. Rimango fra le braccia di mia madre per un tempo che sembra interminabile, tutto l'affetto che mi mancava mi fa senire subito meglio.

《Principessa》alzo lo sguardo dalla spalla di mamma per vedere papà scendere le scale. Accelera il passo venendo ad unirsi al nostro abbraccio e sento il calore della mia famiglia entrarmi dentro. Non vorrei staccarmi mai più da loro.

《Siamo felici di riaverti a casa》sorrido mentre mio padre mi scompiglia i capelli.

《La mia camera c'è ancora o l'avete affittata a qualcuno?》chiedo togliendo la giacca e le scarpe. Mi guardo in giro e tutto è allo stesso posto, forse le tende sono nuove.

《Si, alla polvere e ai ragni》mi volto di scatto strabuzzando gli occhi. Se ci sono ragni io non entro.

《Scherzavo, è pulita》ridono insieme e tiro un sospiro di sollievo. Quando avevo cinque anni i miei fratelli avevano riempito la mia stanza di vermi presi dal giardino, sebbene poi fosse stata pulita, mi ero rifiutata di entrarci per una settimana. Mi vengono i brividi a ripensare a quei piccoli insetti viscidi che strisciano in giro.

《Vai a cambiarti, pranziamo tutti insieme》mi blocco al "tutti insime".

《C'è?》chiedo indicando il piano superiore e mia madre annuisce. Mi torna l'ansia, dovrò in qualche modo affrontarlo, e conoscendolo non accetterà le mie scuse molto facilmente, ciò che ci accomuna è proprio la testardaggine, ma lui non lo batte nessuno.

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