Sono stupita di quanto orecchio musicale abbia questo ragazzo che ho sotto il naso.
Mentre arrivava, è riuscito ad ascoltare la canzone, a capire l'errore e a correggermelo, il tutto dietro una spessa porta di metallo.
«Capito?» mi chiese, facendomi chiudere la bocca ormai aperta da tempo per lo stupore.
Annuisco silenziosamente, in segno di assenso.Guardo l'orologio. Esattamente venti minuti da quando sono entrata.
Lui si gratta la nuca, a disagio.
«Scusami se ci ho messo così tanto, ma c'era... mi avevano intrattenuto al lavoro» e in effetti, un ragazzo della sua età non può non lavorare.Ma, ora che ci penso, quanti anni ha?
Mi giro verso di lui, raccogliendo tutto il coraggio che ho in corpo.
«Capisco...» iniziai, «devi avere un lavoro che occupa molto tempo, alla tua età, poi...» faccio finte di pensarci un attimo. «Ma... non mi hai detto quanti anni hai!» conclusi.«Oh, giusto, che stupido. Ho venticinque anni coreani, anche se le fa- ehm... al lavoro, utilizzano spesso gli anni occidentali, perciò avrei ventitre anni».
«Io, invece, visto che ho vent'anni coreani, quanti anni avrei in occidente?» gli chiedo curiosa.
«Dipende da quando sei nata» mi risponde lui sorridente.Vuole che gli dica la mia data di nascita. Sarà una cosa intelligente? È comunque il secondo giorno che lo vedo e anche se mi ispira sicurezza, non mi pare il caso.
Nonostante tutti i miei pensieri, la bocca si muove da sola. «Sei settembre» rispondo.
«In questo caso, avresti diciotto anni» mi dice col sorriso sempre sul volto, prima di girarsi e tornare a guardare il piano.
Appoggia delicatamente le mani sui tasti, senza premerli. Guarda lo spartito, e dà inizio alle danze.
La sua musica riempie tutto il vuoto ambiente che ha attorno, e io chiudo gli occhi, lasciandomi trasportare dalle note della canzone che amo e che ho sempre amato.Anche se suonata da uno sconosciuto, questa canzone non smentisce mai le mie aspettative.
E poi, questo "sconosciuto" è un musicista.
Sì, ormai ne sono quasi completamente certa. Min Yoongi è un pianista. Non può suonare così bene dopo aver soltanto sentito questa canzone e avermi corretto un errore addirittura senza guardarmi.Poi, quei suoi "amici" dell'altra volta... sicuramente sono di una band. Che ne so, batterista, chitarrista, bassista, quanti saranno?
La curiosità comincia a divorarmi da dentro.Magari un giorno gli chiederò se è effettivamente un musicista.
Non oggi, per oggi ho già sprecato abbastanza coraggio per chiedergli l'età.Lo osservo suonare, muovendo una gamba a ritmo, finché non si blocca, senza un apparente motivo. Poco dopo tira fuori dal suo zaino un taccuino e una matita, con mia grande sorpresa.
Lo sfoglia perbene, mostrandomi tutti gli scarabocchi che sono già presenti su quei fogli, dei fogli in alternanza, uno pentagrammato, l'altro bianco, lo spazio per un possibile testo probabilmente.
Arrivato su una pagina bianca, si blocca, osservando con un sorriso accennato quel foglio. Appoggiandosi sulle ginocchia, probabilmente per non mostrarmi cosa fa, scrive una parola che non riesco a leggere, per la troppa fretta con cui lo rimise nello zaino, accompagnato dalla matita.
«C'è un bagno qua da qualche parte?» chiede guardandosi intorno, ancora con la stessa espressione.
«Certo, c'è una porta là in fondo.» gli riferisco indicando un punto verso il lato lungo del capannone, un lato che pare non finire. Solo adesso mi accorgo delle dimensioni smisurate di questo capanno che mi ha fatto tanto sognare.«Oh, grazie. Posso usarlo...?».
«Ma certo, che domande» gli risposi sorridendo.Lo vedo allontanarsi verso la porta indicata, sparendo poi dietro quest'ultima.
Attendo, attendo diversi minuti, ma non si fa sentire. Continuo ad aspettare, guardando il piano, lo sgabello e poi... lo zaino.
Il taccuino sporgeva leggermente, perciò la tentazione era tanta.Visto che non si faceva sentire, decido allora di prenderlo e sfogliarlo.
Le prime pagine erano piene di parole, note, cancellature. Tutto disordinato. Degno di un musicista, direi.Andando avanti, però, noto che le ultime pagine sono molto più disordinate, le ultime due addirittura dopo averci scritto aveva cancellato il tutto spargendo la grafite su tutto il foglio, pasticciandolo a tal punto da rendere illeggibile ciò che c'è scritto.
Girando pagina, trovo la scritta di oggi.
Solo ora posso notare che in piccolo, nell'angolo in alto, c'è una parola."Hope"
"Speranza"... cosa vorrà intendere?
Leggo poi scritto in grande come titolo della pagina un'altra parola."Gioia"
La mia teoria dell'essere musicista ormai era confermata, vedendo ciò che scriveva, in completa tranquillità.
Però io non amo quella parola. "Gioia" non ha mai fatto parte del mio dizionario.
Prendo la matita. Che pazzia che sto per fare.
Io amo le pazzie.Dopo aver finito, rimetto tutto a posto senza farmi vedere. Mi siedo sullo sgabello e suono qualche nota un po' a caso di una qualche canzone che ho sentito in giro.
Non ricordo bene cosa fosse, so che girava sempre questa colonna sonora nel bar dove lavoravo. Probabilmente mi è rimasta in mente.Dopo poche note, però, sento un rumore di porta che, cigolante, si apre.
Guardo la porta d'ingresso, ma il suono non viene da lì. Mi giro allora dall'altro lato, trovando Yoongi uscire dal bagno ed avvicinarsi a me.Ormai ha iniziato a fare buio, mi fa strano che i suoi compagni non l'abbiano ancora cercato, notando l'altra volta quanto si erano preoccupati.
«Non ti pare un po' strano che i tuoi amici non abbiano ancora chiesto niente su dove sei? Non sono preoccupati?» chiedo, in pensiero per lui.
«Tranquilla, li ho avvisati» stavolta il suo sorriso accennato sembra più un sorriso furbo. Chissà cos'avrà combinato.Io semplicemente alzo le spalle. Alla fine, sono problemi suoi, non me ne devo preoccupare.
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Insieme || Min Yoongi
FanfictionMin Yoongi è un ragazzo di ventiquattro anni di carattere difficile, con diversi problemi familiari. È un rapper e compositore in una band, BTS, discretamente famosa. Il suo nome d'arte è Suga, per via del suo sorriso dolce che sfoggia raramente. S...