-- Capitolo 19 -

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- GIORGIA. -


Non so se essere scioccata o felice di questa serata.
Sono seduta sul divano accanto a Giacomo -sì, perché a quanto pare gli piace proprio il posto centrale- e stiamo guardando "Guess my age" il programma televisivo su tv8 e stiamo cercando di indovinare l'età. Siamo abbastanza bravi, non siamo ancora riusciti a beccarne una, ma ci andiamo sempre vicino.

La cena è filata liscia come l'olio e mi sto trovando stranamente bene. Giacomo è a suo agio e anche io non mi sento tanto in soggezione come all'inizio quando l'ho conosciuto. Il suo sguardo certo non mi è indifferente, ma non posso rinfacciarglielo, sarebbe davvero stupido farlo. Lui sembra più gentile, propenso alle chiacchiere e a non tenere il muso, o quella facciata indifferente che sono certa usa per rimorchiare. E che funziona fin troppo bene, ma è più bello quando è sereno.

<<Questa ha cinquanta anni.>>

<<Io punto sul quarantotto.>>

Sbuffa. <<Lo dici solo perché non mi vuoi dare ragione.>>

<<Potrei dire la stessa cosa.>> ribatto subito. <<Se ne ha quarantotto ti alzi a prendermi una fetta di torta.>>

Si volta verso di me. <<Che torta è?>>

<<Cioccolato e cocco. È quasi finita.>>

<<Perché non l'hai detto?>> chiede quasi offeso.

Lo guardo stranita, ma la mia risposta mi rendo conto che è davvero stupida. <<Perché non mi sembri tipo da dolci.>

Scoppia a ridere e sento di essere diventata rossa dall'imbarazzo. Sono completamente andata. Come mi è saltata in mente quella risposta?
Che stupida che sono.

Mi alzo andando in cucina per prendermi una fetta di torta di quella che è rimasta. Non ho il coraggio di tornare da lui. Devo iniziare a collegare il cervello quando me lo ritrovo vicino, non ho nemmeno la scusa dell'alcool questa volta. Ho rovinato la serata, stava andando così bene! Perché devo sempre dire qualcosa di inappropriato? Almeno si è messo a ridere, ma ora sono così imbarazzata!

<<Posso averne un po'?>>

Sobbalzo dallo spavento.

Quando cavolo si è alzato dal divano? Non l'ho proprio sentito avvicinarsi. Gli offro la fetta che mi ero tagliata per me e lui mi sorride. Non è un sorriso di ringraziamento, ma è molto più caldo e sento il calore avvolgermi il volto. Un calore che si propaga per il corpo sotto quello sguardo azzurro che si sta facendo scuro.
Mi schiarisco la voce per parlare, ma non esce nulla dalla mia bocca. Nulla, nemmeno una singola sillaba.

<<Non ho fame di torta, in realtà.>> mormora.

Lo fisso negli occhi seducenti e in realtà nemmeno io ho fame di torta. Non ho fame di cibo. Ecco che tutti i miei pensieri su di lui si fanno prepotentemente spazio nella mente per poi proiettarmi solo le sue labbra e le sue mani su di me.

Deglutisco a vuoto, mentre lui mi toglie il coltello dalla mano appoggiandolo sul mobile, ma senza mai togliere lo sguardo da me. I suoi occhi così belli e intensi che penso proprio mi abbiano paralizzato. Forse è davvero Medusa, ma in versione sexy e maschile. Molto sexy.

È vicino, più di quanto pensassi e mentre i secondi passano mi rendo conto di quanto siano vicini i nostri corpi, quasi a sfiorarsi. Una sua mano è appoggiata accanto al mio fianco e il minimo movimento da parte di uno di noi porterebbe a toccarci.
Se ci toccassimo, non so come reagirei.
Questa vicinanza mi sta mandando fuori di testa.

I miei occhi scivolano sul suo volto andando a finire sulla bocca. Le sue labbra. Possono sembrare così invitanti da assaggiare? Sembra che io abbia davanti il mio dolce preferito. La torta non ha più alcuna attrattiva e dire che è una delle mie preferite.

La sua mano mi sfiora il braccio e per tutto il percorso la mia pelle brucia, i brividi si espandono seguendo la sua scia che finisce sulla mia spalla coperta dalle maniche della maglietta. La sua mano non si ferma, va a posarsi sul mio viso e sento le sue dita intrecciarsi con i miei capelli dietro il collo.

Sto andando a fuoco.

Mi sembra che questo universo, oltre ad essere così diverso dal mio, vada anche a rilento. È possibile? Non lo so, ma la mia impressione è che sta andando tutto troppo lento. Maledettamente troppo lento e io voglio sentirlo. Voglio sentire di più quelle mani dalle dita affusolate.

Il mio sguardo incontra ancora il suo e poi vedo che si concentra sulle mie labbra. Se entro due secondi lui non si da una mossa, sarò io a prendere l'iniziativa.

Sento le chiavi girare nella serratura della porta e prima che io possa fare qualsiasi cosa, Giacomo è già lontano da me. Io sono ancora immobile appoggiata al bancone mentre Sandro entra in casa.

<<Ciao ragazzi!>>

<<Ciao Sandro.>> risponde l'amico tranquillamente. <<Ti stavo aspettando. Mi servono gli appunti che ti ho prestato il mese scorso.>>

<<Ora li cerco e te li do subito.>> risponde tranquillamente per poi voltarsi verso di me. <<Ciao Gio, tutto bene?>>

Annuisco schiarendomi la voce e riprendendo le mie facoltà motorie. <<Certo. Finalmente sei tornato, iniziavo a preoccuparmi.>>

Prendo quel maledetto piatto con la fetta di torta e mi siedo sul divano mentre i ragazzi vanno in camera di Sandro. Dovevo agire prima senza troppi pensieri, al diavolo la mia agitazione. Al diavolo Jack e Sandro. Al diavolo soprattutto il moro visto che è andato con una mia amica.

Che disastro!


Sotto il cielo di Milano [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora