23capitolo 2parte✔

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Vera

Sono trascorsi alcuni giorni dall'incontro avvenuto a casa di Jessica e da allora, Andrea, lo vedo diverso. So bene che la mia amica sia ancora sotto schock  ma confido nel fatto che capisca che mio marito non ha colpe; lui non c'entra con i torti che le hanno fatto. Avrà pure commesso tanti sbagli ma di certo non è colpa sua se la zia Olimpia è una donna perfida.
Al lavoro i due amici non sono gli stessi, Federico ne soffre molto mentre Andrea lo evita. E io lo capisco, non vuol creare problemi al suo più caro e fidato amico con la compagna.

Ho trovato la lettera scritta dal padre di Andrea, in una sua giacca. Ammetto di esserne incuriosita ma sarà il mio amore a decidere se vorrà dividere con me il contenuto.

Stamattina ho ricevuto una chiamata da Roma: era il signor Mattei, mi ha proposto di organizzare uno spettacolo nella capitale. In un primo momento non sapevo cosa rispondere, quindi ho detto a lui che ne avrei parlato con Andrea e poi avremmo deciso insieme. Si tratta di un buon affare ma deve essere d'accordo anche Andrea.
Esco dal mio ufficio, saluto Anna e le chiedo di spostare tutti gli appuntamenti del giorno di mio marito, voglio dedicarmi a lui, desidero stargli vicino.  

Apro la portiera della macchina e mi sento chiamare.
<Stavo cercando proprio te.> Mi volto
<Cosa vuoi Cristian!>
<Salutare la mia cuginetta, no aspetta: mia cognata.>
Ironizza, con la sua odiosa voce
<Io per te non sono nulla, stai lontano da me e da Andrea, chiaro?> Ride beffardo
<Adesso minacci? Ah cognatina, se solo fossi gentile con me.> Cerca di avvicinarsi

<Non ti conviene avvicinarti, ci sono molte telecamere qui, commetti un passo falso e sei finito Cristian. Ti avverto: stai lontano dalla mia famiglia, anch'io posso essere vendicativa, non dimenticarlo.> Salgo in macchina e lo lascio come un allocco nel parcheggio; se crede di farmi paura si sbaglia. Arrivo a casa, per fortuna mia zia oggi è fuori con Antonio, passerà la giornata con lui e io potrò dedicarmi in pace a mio marito. Purtroppo la nostra casa ancora non è pronta.

Entro e non sento nulla, forse Andrea sarà nell'ufficio di mio padre, busso ma non ottengo risposta, decido di aprire e lo trovo assorto davanti al pc. Mi avvicino e avverto la sua freddezza.
<Amore, non mi hai sentita bussare?> Lui mi risponde senza alzare gli occhi dallo schermo
<Vera sto lavorando, lasciami da solo.> Dice con indifferenza. Cerco di calmarmi, mi convinco che forse è solo preoccupato. Senza dire una parola mi volto e me ne vado, chiudendo la porta.

Mia zia prima di uscire ha preparato la cena per noi, come sempre, così apparecchio la tavola sperando che Andrea abbia cambiato umore. Lo richiamo ma anche questa volta non mi risponde, entro e lo sento parlare al telefono
<Ci penso io, si, grazie per avermi avvisato.> Chiude la telefonata
<Andrea, è pronta la cena.>
<Ti ho già detto che voglio stare da solo, e comunque non ho fame.> Adesso mi ha scocciato, con passo veloce mi avvicino a lui

> Adesso mi ha scocciato, con passo veloce mi avvicino a lui

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