Andrea
Vedere le immagini di mio figlio proiettate su quel monitor e sentire il battito del suo cuoricino, sono state per me un’esperienza divina, ho provato una sensazione nuova e stupenda.
Oggi Vera è davvero bellissima: indossa un vestito nero, anche se non ne capisco il motivo visto che a lei piacciono i colori. Vorrei sapere cosa le è successo perché ha paura di farsi toccare da me. Poi, mi balena un’intuizione assurda e orribile allo stesso tempo: non sarà che… No, ma che vado a pensare, non è possibile! Mio fratello non può averla toccata. Non può averlo fatto, cazzo! Lei è incinta di mio figlio! Andrea calmati, forse ti stai sbagliando, Vera non lo avrebbe mai permesso mi ripeto, nella speranza di restare lucido.
Usciamo dallo studio della dottoressa, per fortuna la gravidanza procede bene, ritorneremo il mese prossimo per conoscere il sesso del bambino e a questo pensiero sorrido.<Cos'hai da sorridere? > Mi chiede Vera
<Nulla, sono felice, tutto qui. > Lei mi guarda e con i suoi occhioni vispi e indagatori, cerca di capire i miei pensieri
<Andiamo, ti porto a cena fuori. >
<Non mi va Andrea, preferisco tornare a casa. > Ha paura di me lo sento
<Fammi felice Vera, è solo una cena; festeggiamo questo momento così bello che stiamo vivendo. > La guardo speranzoso. Ci sta pensando. Nel frattempo noto le sue bellissime gambe chiare messe in mostra dal vestito seducente, ma cerco di controllarmi.
<Va bene.. ma dopo torniamo a casa, me lo prometti? >
<Certo> Amore mio tu non lo sai ancora ma sarai mia stanotte. Le sorrido e ci dirigiamo ad un ristorante non molto lontano da qui.La serata prosegue molto bene, Vera sembra rilassata, ogni tanto sorride a qualche mia battuta; mi piace vederla serena e allegra.
<Vera mi dici perché non mi permetti di avvicinarmi a te? > Cala il silenzio fra di noi, forse era meglio se stavo zitto
<Sono stanca, torniamo a casa? > Mi chiede e annuiscoSaliamo in macchina ma ce ne stiamo zitti. Non ho ancora messo in moto così mi avvicino a lei e le accarezzo dolcemente il viso così delicato; lei socchiude gli occhi, so bene che lo vuole, mi desidera ma c'è qualcosa che la blocca. Continuo ad accarezzarla, poi mi avvicino alle sue labbra, ho così tanta voglia di baciarle ma Vera mi ferma mettendomi la mano sulla bocca.
<Andrea sono stanca. > Mi ripete e io adesso sono davvero incazzato: ma perché non si fida di me? Ancora una volta mi dimostra la sua scarsa stima.Arrivati a casa, Vera, senza dire una parola, sale in camera da letto mentre io mi rinchiudo nello studio e chiamo Federico: visto che non c'è modo di farla parlare, ho deciso di indagare per conto mio, naturalmente Vera non lo deve sapere. Bussano alla porta, è Sofia
<Scusami Andrea, non voglio disturbarti ma vorrei sapere se con mia nipote hai risolto. >
<No, e ti avverto che mi sto stancando, in quel maledetto posto è successo qualcosa che l’ ha molto turbata. Ma adesso farò a modo mio>
<Cosa intendi fare? >
<Perdonami Sofia ma non posso dirtelo, adesso scusami, vado a dormire. >Ora vediamo quanto resisterà. Salgo in camera portando una bottiglia di vino e due bicchieri. Appena entro la sento che è sotto la doccia, vorrei tanto raggiungerla ma non sopporterei il suo rifiuto. Nel frattempo mi spoglio e rimango in boxer, poi la sento dietro di me. Indossa una vestaglia corta di seta nera e profuma di bagnoschiuma alla vaniglia e sandalo. Ci guardiamo intensamente, averla qui davanti e non poterla toccare è una tortura.
<Sei bellissima Vera. Ho portato del vino per festeggiare. > Lei continua a guardarmi ma ha lo sguardo impenetrabile
<Lo sai che non posso bere in gravidanza. > Cazzo Andrea sei proprio un idiota, adesso cosa mi invento?
<Scusami pantera, hai ragione, non avevo pensato a nostro figlio. > Lei mi guarda male poi mi passa vicino con indifferenza ma blocco il suo braccio
<Ti va di parlare? > Mi scansa e si libera
<Ti ho detto che sono stanca. > Mi ripete nuovamente. Questa situazione è diventata insostenibile
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L'amore e la vendetta
ChickLitAmare significa essere debole e io non voglio esserlo. Il destino aveva scelto per me. Avevo 9 anni quando persi i miei genitori. Ancora oggi nei miei sogni loro ci sono. Ma sono anche nei miei incubi, nei quali rivivo la loro morte. Mi chiamo Andre...