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Il fine settimana non era passato nel migliore dei modi, né per Hayden e né per Cole che aveva passato quasi tutto il suo tempo a rimuginare su quanto gli aveva detto «Hays».

Ora, entrambi di pessimo umore, si stavano dirigendo a scuola. Cole insieme a suo fratello Cameron che quel giorno era rimasto a casa perché Elizabeth si era ammalata nuovamente e voleva prendersi cura di lei.

Mentre Hayden si stava facendo accompagnare, come sempre, da suo fratello Sebastian che era indaffarato a parlare, attraverso gli auricolari, con un dipendente del suo salone di parrucchiere che a quanto pare lo stava avvisando che una delle prime clienti aveva disdetto all'ultimo secondo e ora avevano un buco da riempire.

Hayden, con una guancia appoggiata al finestrino, continuava a sbuffare, seccato e per niente ansioso di andare a scuola, «Devo per forza andare a scuola oggi?», domandò lui, ma suo fratello nemmeno lo sentì, troppo impegnato a parlare al cellulare.

Emise un altro sbuffo indispettito; persino Sebastian lo aveva ignorato, non bastava Alice che non gli rispondeva ai messaggi o a Cole che non si era fatto più sentire, no, adesso anche lui.

Annoiato e stanco, tirò fuori le cuffiette dal suo zaino - per fortuna non le aveva trovate tutte ingrovigliate sennò ci avrebbe messo un secolo a districarle -, le infilò nel apposito foro nel cellulare poi nelle orecchie e infine fece partire la musica, tanto anche se avesse provato a parlare a suo fratello, lui non gli avrebbe risposto.

Cole invece, si stava subendo lo sproloquio di Cameron su quanto fosse strano non vedere Elizabeth tutti i giorni a scuola, dato che ormai lui frequentava il primo anno di college e, detto sinceramente: non ne poteva più.

Era stanco di sentire parlare di amore. Il solo pensare a quella parola, gli veniva l'orticaria. Cole non aveva mai amato nessuno e non era nemmeno certo che sarebbe stato in grado di provare certi sentimenti per qualcuno, e proprio per quello detestava tutto ciò che c'entrava con l'amore.

«Mi spieghi che diavolo hai?», sbottò Cameron, fermandosi ad un semaforo che era appena diventato rosso.

Cole assottigliò lo sguardo e lo fissò malamente poi fece spallucce, «Cazzi miei», replicò scortesemente, poi fece per prendere in mano il suo cellulare, ma Cameron glielo sfilò e se lo mise nella tasca della felpa.

«Ehi! Ma che cazzo fai? Ridammi immediatamente il cellulare», lo aggredì il più piccolo dei Powell, tirandogli un pugno su un braccio che non lo smosse di un millimetro, anzi ricevette indietro uno sguardo tagliente.

Dio, ma perché non lo lasciavano in pace? Perché non poteva avercela col mondo senza doversi subire le loro snervanti domande e i loro comportamenti assillanti?

Il più grande ripartì, dato che era tornato verde poi scosse il capo, «Dovresti smetterla di comportarti in questo modo. Per non parlare di come tratti i tuoi compagni di scuola... Cole, che cazzo stai combinando?»

Cole assunse un'espressione annoiata poi scoccò la lingua contro il palato, seccato, «Chi sei? Nostro padre?», finse una risata, «Io non tratto in nessun modo i miei compagni. Quelli che mi stanno simpatici non subisco niente dai miei amici mentre quelli che mi stanno sul cazzo, be', lor-»

Cameron sbatté con forza i pugni contro al volante, facendo sussultare dallo spavento suo fratello che si appiattì contro la portiera per paura di venir compito, «Tu non sei così, Cole. Sei una brava persona. Ti prego non fare così perché poi te ne pentirai»

«Come te? Vorrei ricordati che anche tu trattavi di merda gli altri», lo rimbeccò Cole, sbuffando.

Il maggiore sbuffò una risata forzata poi annuì una sola volta, «Appunto per questo te lo sto dicendo. Non fare i miei stessi errori perché dopo essermi messo con Lizzy, ho conosciuto persone meravigliose che prima d'allora non avevo mai calcolato per via dell'etichetta che gli avevano e avevamo dato», replicò monocorde lui, continuando a pentirsi di come aveva trattato Elizabeth in passato.

Cole alzò gli occhi azzurri al cielo e scrollò le spalle con indifferenza, «Mica devo farmi amici tutti e poi io non sono te», marcò con furia l'ultima parte della frase, digrignando i denti dal nervoso. Sempre a paragonarlo a lui.

«So benissimo che non sei me, Cole, ma ti prego non allontanare tutte le persone buone dalla tua vita. Simon non è un br-»

«Simon è un mio amico e tu non hai diritto di dirmi con chi devo uscire e con chi no», lo aggredì il biondo, stringendo i pugni per la rabbia e fissando suo fratello con furia.

«Ti sta bene essere amico di un omofobo? Pensi che non abbia sentito il modo con cui si rivolge a Caleb perché sta con Alec o i discorsi che fate quando c'è il mio migliore amico in giro per casa?», domandò Cameron con un tono sprezzante, stringendo le dita intorno al volante per il nervoso e facendosi venire le nocche bianche per via della forza che stava usando.

Cole scosse il capo, «No... Non mi piace quando fa commenti del genere, ma cosa posso farci? Lui... Io non posso cambiarlo.»

«Vuoi sapere qual è la soluzione più semplice? Non averlo come amico! Sai quanti mi chiedono perché mio fratello stia uscendo con una persona del genere? Io non so mai cosa rispondere perché non ho la più pallida idea di su cosa si basi la vostra amicizia», Cameron era arrabbiato con suo fratello perché ormai da tempo gli stavano arrivando notizie su di lui che non gli piacevano per niente.

«Cameron, basta! Porca troia, basta. Sono stanco. Siamo amici e basta.»

Cameron sospirò poi scosse il capo, arrendendosi; suo fratello non avrebbe cambiato idea così facilmente, «Fa' quello che vuoi, comunque siamo arrivati. Ciao Cole.»

Cole, senza salutarlo, uscì dalla macchina e con violenza sbatté la portiera poi in fretta e furia raggiunse Simon e Brian che stavano parlando fitti tra loro.

Girlish [Youth Series ~ Book #18]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora