I due ragazzi si allontanarono di parecchio dal punto preciso in cui si stava svolgendo la festa, anche se la musica la si poteva udire ancora, ma era molto più bassa rispetto a prima. Il silenzio imbarazzato tra i due ragazzi era, ormai, tangibile, però lo stavano preferendo di gran lunga a confronto con la fortissima e assordante musica della festa.
Entrambi erano molto nervosi. Uno stava pensando a cosa dire per iniziare la conversazione mentre l'altro si stava riempiendo la mente di domande e paranoie inutili.
Erano passate più di due settimane da quando avevano smesso di essere qualcosa. Erano quasi tre settimane che non si parlavano e nemmeno si guardavano, ma non avevano mai smesso di essere uno nei pensieri dell'altro.
Ora che stavano insieme, sì, certo, erano molto ansiosi, ma il peso sui loro cuori era diminuito parecchio, così come quella sensazione opprimente, che avevano sentito fino a poco fa, alla bocca dello stomaco alla sola idea dell'altra persona assieme a qualcun altro che non erano loro.
Hayden deglutì a fatica, torturando l'orlo della gonna che gridava pietà, «M-mi dispiace davvero, C-cole. N-non ho mai voluto arrivare a q-questo», farfugliò lui con voce sottile e spaurita mentre osservava con la coda dell'occhio il ragazzo al suo fianco abbozzare un sorriso amaro.
Un sorriso amaro che gli arrivò al cuore come una pugnalata. Lo aveva fatto soffrire davvero tanto. Da fuori sembrava sul serio che l'avesse preso in giro, indossando abiti femminili e per gli altri "fingendosi persino una ragazza", ma non era così. Lui era così. Hayden era entrambi e non sarebbe mai cambiato perché si sentiva bene sia come ragazzo che come ragazza.
«Dispiace anche a me. Il pugno... Non avrei dovuto picchiarti. Mi dispiace,» si massaggiò la nuca a disagio, «averti abbandonato dopo avermi detto la verità e per non averti risposto al messaggio di scuse, ma non sono riuscito a trovare le parole giuste. Ad essere sincero nemmeno adesso so con precisione cosa dirti per farti capire quanto io mi sia sentito una merda nel venirlo a scoprire dopo due mesi, ma anche per averti trattato malamente una volta saputa la verità», afferrò la mano di Hayden e fece intrecciare le loro dita; entrambi percepirono dei brividi percorrergli la spina dorsale.
Hayden strinse le dita della mano libera intorno al bicipite di Cole e si appoggiò col viso contro la sua spalla, sentendosi leggermente sollevato anche se non ne capiva appieno il motivo. Forse perché aveva capito che Cole non gli avrebbe detto di stargli alla larga? O perché gli aveva fatto intendere — o almeno così lui pensava — che non l'avrebbe più abbandonato da ora in poi?
Il biondo gli lasciò un bacio fra i capelli, «Dev'essere stata dura per te non riuscirne a fare parola con nessuno per paura di venir abbandonato o peggio ancora deriso oppure visto come un mostro e mi dispiace da morire. So di averlo fatto anche io, intendo abbandonarti dopo che mi hai detto di essere gender-qualcosa,» mosse una mano per aria per farsi capire, facendo ridacchiare l'altro, «ma non ho mai pensato, nemmeno una volta, che tu fossi un mostro. Sei una persona bellissima, Hays e non cambia niente il fatto che tu ti riveda in entrambi i generi... Sì, sono un po' falso a dirlo ora, no?»
Cole emise un finto ridacchio perché le parole di suo fratello gli tuonarono nella mente e lo fecero sentire in colpa, ma il moro scosse il capo lasciandogli un bacio sulla spalla, «Avrei solo voluto saperlo subito perché sono quasi, no, sono certo che se me l'avessi detto, io mi sarei comunque innamorato di te. Non mi interessa il sesso dell'altra persona, soprattutto se quella persona mi fa sentire così viva e amata.»
Hayden affondò con maggior pressione le dita nel bicipite dell'altro poi si lasciò sfuggire dalle labbra un sospiro mentre il biondo gli baciò un'altra volta la testa, «Dopo essere stato rifiutato dai miei genitori, ho faticato moltissimo a fidarmi degli altri e ad aprirmi con loro. Gli unici a conoscenza di questa cosa erano mio fratello, mia cugina, la sua migliore amica e basta poi l'ho detto a te e sappiamo com'è andata a finire», biascicò l'ultima frase con sofferenza poiché gli tornarono in mente le torture subite durante l'ultima settimana di scuola e che non riuscirà a dimenticare facilmente; aveva ancora i segni sulle braccia di quando lo avevano graffiato per obbligarlo a guardare quella cosa.
«Mi dispiace per Simon, è stato veramente un coglione», mormorò il biondo a denti stretti, anche lui ripensando a come avevano trattato lui e Hayden durante gli ultimi giorni di scuola e come lo avevano chiamato solo perché era venuto fuori che fosse un ragazzo, come se l'essere gay o quant'altro fosse una cosa sbagliata.
Il ragazzo più piccolo si affrettò a sedersi sulla spiaggia, aggiustandosi la gonna sotto al sedere, così da evitare di ritrovarsi della sabbia dove non doveva starci. Il biondo lo seguì a ruota, si sedette al fianco di Hayden poi allargò di poco le gambe e piantò i talloni nella sabbia, incominciando a giocarci mentre osservava l'altro con un dolce sorriso sulle labbra.
Hayden si mordicchiò il labbro inferiore nel percepire lo sguardo dell'altro bruciare sulla sua pelle con insistenza poi appoggiò, anche se con un po' di titubanza, la testa sulla sua spalla mentre l'altro gli avvolse una mano intorno al fianco, facendolo rabbrividire piacevolmente.
«Vorresti ricominciare da capo con me? Mi accetteresti per quello che sono?», gli domandò infine, pregando in una risposta positiva perché il suo cuore non avrebbe retto se gli dovesse rispondere di no.
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Girlish [Youth Series ~ Book #18]
Roman pour AdolescentsDICIOTTESIMO LIBRO DELLA SERIE "YOUTH" Dove un ragazzo ama vestirsi da ragazza. Un giorno un suo compagno di scuola gli chiede il numero di cellulare, pensando fosse una ragazza e da quel momento iniziano a messaggiare. Uno dei protagonisti è Cole...