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Hayden entrò nella macchina del fratello con un broncio adorabile sulle labbra, «Odio andare a scuola. Odio andarci vestito così», si indicò i pantaloni di jeans e la camicia a quadri rossa che indossava, storcendo il naso quando si rese conto di non indossare niente di rosa e che i suoi dannati capelli castani non erano niente in confronto alle sue parrucche dalla fluente chioma color grano che usava sempre.

«Lo sai anche tu che non puoi presentarti a scuola vestito da ragazza... Non è che magicamente hai una gemella col tuo stesso nome e che va a scuola solo quando tu non sei presente eh», lo rimbeccò con ovvietà Sebastian poi fece partire la sua macchina, ma solamente dopo che Hayden si ebbe allacciato le cinture di sicurezza.

«Guarda che se fai partire la macchina pochi secondi prima che io abbia allacciato le cinture, non muore nessuno», borbottò Hayden, alzando poi gli occhi azzurri come il ghiaccio al cielo, infilandosi nelle orecchie le cuffie e facendo partire la sua playlist "qualcuno mi uccida prima di arrivare a scuola".

Sebastian roteò gli occhi ambrati poi scuotendo il capo, accese la radio e abbassò il volume per non disturbare Hayden, il quale si era già appisolato contro il finestrino della macchina.

«Non posso credere che mamma e papà ti abbiano cacciato di casa solamente perché adori vestirti con abiti femminili», mormorò a bassa voce poi sospirò tristemente mentre un ciuffo biondo scuro gli ricadde sulla fronte e prontamente lo spostò di lato.

Lanciò un'ultima occhiata a suo fratello addormentato poi portò il suo sguardo sulla strada deserta. Giudò ad una velocità abbastanza veloce per poterlo fare arrivare a scuola in tempo e poi andare a lavorare nel suo piccolo salone di parrucchiere che aveva aperto da circa un anno e mezzo.

Sebastian scosse leggermente Hayden e lo chiamò più volte, prima di vederlo sbattere le palpebre e guardarsi in giro confuso poi quando capì dove si trovava, il suo viso si incupì all'istante.

«Non ci entro in quella scuola di merda», disse a denti stretti mentre stringeva le braccia al petto e affondava le dita negli avambracci.

Suo fratello sbuffò sonoramente, spalmandosi una mano sulla fronte per poi scuotere il capo, «Hays, ti scongiuro, entra in quella cazzo di scuola. Io devo andare a lavorare», borbottò con esasperazione.

Hayden scosse all'istante il capo, sprofondando contro il sedile, «Vai pure a lavorare. Io torno a casa a piedi, non è un problema, tanto non mi ha visto nessuno.»

«Sì che è un problema! La scuola mi ha chiamato per chiedermi come mai mancassi da una settimana. Ho mentito per te, dicendo che eri raffreddato, ma questa volta sarà diverso... Se salterai anche solamente un giorno di scuola per cazzate, ti sequestrerò il cellulare e qualsiasi abito rosa che hai in quell'armadio che tra non molto straboccherà talmente è pieno.»

Il minore dei Morrison sbuffò sonoramente, battendo, come un bambino piccolo, i piedi per terra e strillando acutamente, facendo storcere il naso al maggiore.

«Perché devo andarci? Quel coglione di Kyle continua a prendermi per il culo e i suoi amici cretini ridono come dei maiali. Perché devo frequentare questa dannata scuola?!», piagnucolò, portandosi con disperazione le mani fra i capelli e fissando suo fratello con occhi da cucciolo smarrito.

«Quel cretino di nostro cugino può anche andare a farsi fottere. Mandalo a fare in culo una volta per tutte e per favore non farti rovinare la giornata da loro. Va' a scuola, fa' quello che devi fare, ovvero studiare e poi quando torni a casa, indossa pure tutti gli abiti che vuoi, ma non puoi continuare a saltarla, facendo così rischi di venir bocciato.»

Hayden emise un sospiro nervoso poi, a malincuore, annuì sommessamente, «Va bene, ma se dovessi tornare a casa sclerato, mi avrai sulla coscienza», puntò un dito contro suo fratello che sogghignò divertito.

«Me ne farò una ragione.»

Il minore bofonchiò, «Stronzo.»

Girlish [Youth Series ~ Book #18]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora