XXIII

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"Bloccati in un limbo tra cielo e terra"

Tutto quello che avvenne dopo fu così veloce che non me ne accorsi neanche.

Ricordo solo le urla degli altri, tutti che volevano rendersi utili, gli occhi ormai inespressivi di chi aveva già pianto abbastanza, qualcuno che alza le gambe di Emma, qualcuno che le bagna la fronte con un panno freddo, mani che si passano oggetti, e tanto tanto casino.

Che cosa cazzo poteva esserle successo?

Se fosse stata davvero attaccata da un animale? Se fosse accaduto mentre ero anch'io nella foresta?

Non me lo sarei mai potuto perdonare.

Forse se l'avessi trovata anche solo qualche momento prima ora non starebbe così, forse.

Mi sentivo così dannatamente in colpa da odiarmi.

Eppure sono stato l'unico ad andare subito a cercarla, mi ripeteva una vocina nella testa.

Sì, è vero, ma a cos'è servito? A riportarla mezza morta?

L'importante era che respirasse ancora, era tutto ciò che contava in quel momento, e tutto quello che mi impediva di crollare definitivamente.

Abbiamo tutti bisogno di una speranza nella vita, la mia al momento era quella ragazza dai capelli biondi e gli occhi teneri.

Sperai di poter guardare nelle sue iridi ancora una volta.

Polly ci chiese di rimanere sola con la sua amica per un po'.

Non sapemmo dirle di no, ormai avevamo provato di tutto, se si sarebbe dovuta svegliare, l'avrebbe fatto con i suoi tempi.

Io sembravo leggermene più lucido e presente, allora non persi tempo e chiesi a Martin, che intanto era appena uscito dalla tenda, la condizione di Emma.

"Non lo so, nessuno sa cosa le sia successo. Non abbiamo trovato sangue, tagli, morsi, niente di niente, non dev'essere stato un animale selvaggio"

Tirai un sospiro di sollievo, solo a metà.

"Allora cosa potrebbe essere stato?"

"Non lo so amico" mi disse poggiandomi una mano sulla spalla, "so solo che al momento Polly sembra sconvolta e terrorizzata"

Mi portai una mano al mento assumendo un'espressione pensante.

Decisi di optare per lasciare un po' a Polly i suoi spazi e poi nel giro di un'oretta entrare in tenda.

I miei amici mi consigliarono di dormire, ma mi conoscevo, non ce l'avrei mai fatta.

Nessuno dormí quella notte, neanche Junko, così poco abituata a rimanere sveglia fino a tardi.

Nell'ora di attesa che avevo concesso alle due amiche, si avvicinó Josh a farmi compagnia.

Lo ringraziai internamente, ne avevo bisogno.

Riflettei sul fatto che ora avessi così bisogno dei miei amici, mentre qualche mese prima non sapevo neanche cosa fossero e mai avrei immaginato di potermi affezionare così tanto a delle persone.

Am I gonna lose you?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora