XXVI

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"Opening up"

"No... o meglio sì, ma è davvero improbabile" disse Emma.

Quindi un modo per salvarla ci sarebbe...

"Di che si tratta?"

"Sono in lista d'attesa per un donatore compatibile di midollo osseo, è l'unica cosa che potrebbe salvarmi"

"E ALLORA PERCHÉ CAZZO SEI SCAPPATA-"

"PERCHÉ NON CI SPERO PIÙ ETHAN, NON CI SPERO PIÙ. È UNA LISTA LUNGHISSIMA, SONO IN ATTESA DAGLI INIZI DELLA MIA MALATTIA. HAI IDEA DI QUANTE PERSONE NE ABBIANO PIÙ BISOGNO DI ME?"

"PIÙ BISOGNO DI- ASPETTA COSA? PIÙ BISOGNO DI TE? TI STAI SPEGNENDO LENTAMENTE CAZZO, CHI NE HA PIÙ BISOGNO DI TE?"

"E poi sarei io l'egoista, uh?"

"Emma scusami io-"

"Lascia stare. Davvero."

Si guardò intorno.

"Altre domande?"

Josh alzò la mano.

"Perché non ce l'hai detto?"

"In realtà... non dovevate saperlo. Di solito quando le persone sanno della mia condizione iniziano a trattarmi in modo diverso, a guardarmi in modo diverso... provano pietà per me ed iniziano a dirmi di stare attenta o ad allarmarsi qualsiasi cosa io faccia. Lo odio, mi fa sentire penalizzata, diversa. Solo che come avete potuto vedere sono arrivata ad un punto in cui non potevo più nasconderlo. I sintomi si stanno manifestando forti e chiari..."

"Hai paura?" chiese Martin.

"No, non ho paura" disse Emma con il suo solito sorriso.

"Bene" Polly si alzò da terra sbattendo le mani "ora che è tutto sistemato direi che possiamo andare a letto, è stata una lunga giornata"

Nessuno aveva toccato cibo.

Fantastico, delle meravigliose bistecche sprecate.

Mentre mi avviavo ancora sconvolto alla mia tenda, però, Emma mi trattenne.

"Credo che io e te dobbiamo parlare"

Che ansia 'sta cazzo di frase oh, che palle.

Annuii seguendola.

Mi portò sulla riva del lago. Era praticamente diventato il nostro posto.

Mi guardò senza dire una parola.

Non capivo cosa si aspettasse che dicessi.

"Ora puoi"

"Ora posso cosa"

"Dirmi tutto quello che pensi, senza filtri, senza limiti alla tua rabbia, o simili"

"No dai..."

"Non chiamarmi più egoista" disse tagliente. "Vuol dire che non hai capito un cazzo di come sono fatta. Non so se hai compreso, ma ho deciso di passare i miei ultimi mesi lontano da casa, dai miei genitori, nel nulla perché non volevo che fossero tristi al pensiero di vedermi andar via.
La mia malattia è terribile e degenerativa. Volevo che avessero un bel ricordo di me. Un ricordo di come sono davvero, non di come la malattia mi ha reso. Un ricordo di una me sorridente, spericolata, pazza, positiva e attiva. Questo cancro mi sta togliendo tutto, lo sento risucchiare la vitalità dalle mie vene"

Quasi non l'ascoltavo. La mia mente viaggiava, ragionava...

"Quindi tutte quelle volte... quando volevi lanciare i sassi a pelo d'acqua e la tua mano ha iniziato a tremare, ad esempio..."

Am I gonna lose you?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora