Un nuovo Avversario

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Jareth era seduto in silenzio sul suo scranno, all'interno della Nube.

Immobile come una statua, gli occhi vacui. Sembrava non essere lì, a malapena conscio di ciò che lo circondasse. Sembrava quasi non respirare. 

Sembrava, appunto. La realtà era un'altra.

Jareth era estremamente vigile, la sua mente stava inseguendo un qualcosa che lo tormentava o che, quantomeno, ne catturava l'attenzione. Attenzione solitamente fuggevole, poiché a Jareth poco importava di alcunché, il che rendeva la suddetta cosa, altrettanto interessante agli occhi dei fratelli.

Sauro lo guardò di sottecchi, nascosto dietro ad una colonna, mentre Agnot si allontanava in silenzio nel buio, facendo finta di inseguire una delle sue improbabili creazioni.

"Credi che ci sia un motivo, se Lui le ha dato il potere di riportare?", chiese dal nulla Jareth. Sauro sussultò, ma si fece avanti.

"È un fardello pesante da portare, una maledizione più che un dono", continuò come niente fosse "credi che sia in grado di sostenerlo? Se sì, perché lei?".

Sauro non alzò lo sguardo, continuando ad avvicinarsi lentamente.

"Sauro", sospirò annoiato Jareth.

"Credo che sia per via delle sue origini", mormorò timoroso. Jareth sbuffò.

"Voce, Sauro. Il palazzo è vasto, la tua voce è resa flebile dalla codardia e io ho poca pazienza".

Sauro si schiarì la gola.

"Probabilmente è a causa delle sue origini, fratello" disse più sicuro.

Jareth spostò pigramente lo sguardo su Sauro, gli occhi verdi che lo fissavano ferini.

"Raccontami Sauro, raccontami quello che la tua testolina curiosa ha elaborato".

Il fratello fece guizzare lo sguardo per tutta la sala. Poi lo alzò verso Jareth, sorridendo teso.

"Ecco, ho sentito che alcuni dei miei demoni erranti, senza che fosse loro ordinato, hanno sconfinato in uno dei piani adiacenti a Nera", iniziò, deglutendo nervosamente. Jareth assottigliò lo sguardo, ma non si mosse. Sauro trattenne il respiro, poi il fratello chiuse gli occhi inspirando profondamente e li riaprì fissandolo dritto negli occhi.

"I tuoi demoni erranti avrebbero invaso un piano adiacente a Nera, senza che tu dicessi loro alcunché, è questo che mi stai dicendo, Sauro?", si alzò avvicinandosi lentamente. Sauro indietreggiò senza accorgersene.

"Vuoi dirmi che i tuoi demoni sono così indisciplinati o così indipendenti dal vostro legame, da osare avvicinarsi ad un territorio proibito senza che tu abbia loro ordinato niente?".

Sauro tentennò. Jareth ringhiò avvicinandosi.

"Potrei -ecco io- potrei aver detto...ma era...parlavo con Darius, a voce alta e magari...ma dico", un colpo lo scaraventò dall'altra parte della sala. Si rimise in piedi tenendosi il volto, scavato dagli artigli del fratello. Jareth si stringeva il ponte del naso.

"Sauro", sibilò esasperato.

"Non ho chiesto esplicitamente che andassero a spiare!", esclamò stridulo. Jareth fece scattare la testa, lo sguardo feroce. Sauro mise le mani avanti.

"Non- scusa se ho alzato la voce!", pigolò "ma io...".

"Cosa ti hanno detto", disse Jareth tornando a sedersi sullo scranno, la postura rilassata, ma lo sguardo di chi sta tentando di controllarsi.

NERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora