Agnot, Morgana e il Fiore Nero

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"Sei proprio stupido, fratello. Come è facile per Jareth manovrarti", rise divertito "peccato, vorrei davvero metterti in guardia, ma ahimè, sono solo un povero pazzo". Scoppiò ancora a ridere fragorosamente, poi aprì un varco.

"Andiamo ad uccidere qualcosa", disse sparendovi dentro.

Agnot uscì dal varco su un pianeta dall'aspetto piuttosto triste. Non c'erano alberi frondosi, né vegetazione lussureggiante, non c'era il sole a scaldare la giornata, né l'aria profumava. Acqua? Probabilmente su quel pianeta non sapevano nemmeno cosa fosse.

Eppure, le creature che lo abitavano sembravano fatte di fango. Sembravano appunto. Agnot non aveva ancora ben capito di cosa fossero fatte, certo era che morivano difficilmente, poiché si rigeneravano velocemente, ed era molto divertente vederle contorcersi, poiché essendo il loro corpo malleabile, poteva torturarle a suo piacere, prima o poi avrebbero riacquisito la loro forma originale. Agnot era molto interessato quindi a quella particolare forma di vita. Era interessato alla loro composizione, ne voleva testare i limiti, capirne le potenzialità.

Agnot aveva un'idea che gli ronzava per la mente. Creare una forma di vita utile ai suoi scopi, difficilmente eliminabile, abbastanza resistente da portare avanti i suoi giochi e facilmente plasmabile alla sua volontà. Aveva le sue forme, certo, ma per i Cavalieri ed i Maestri erano facili da eliminare. Aveva bisogno di qualcosa di un po' più resistente e quella poteva essere una soluzione.

Se avesse capito come manipolare quei corpi, se ne avesse carpito il segreto...avrebbe potuto creare una forma in grado di rigenerarsi velocemente, di adattarsi alla forza dell'avversario. Ma come legarle a sé? Le creature di quel pianeta erano tenacemente indipendenti. Era riuscito a incutere in loro timore, ma non reverenza. Non si piegavano, continuavano a combattere, mentre lui aveva bisogno di servi.

Mentre camminava pensieroso, venne percorso da un brivido. Si guardò intorno sconcertato, era solo, ne era certo.

Agnot

Si guardò ancora intorno, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo.

Presto verrà il tuo momento Agnot

"Chi sei?", ringhiò feroce.

Fa' la scelta giusta, tutto dipenderà da quello

"CHI SEI!", ruggì allora, ma l'unica risposta fu il silenzio.

Si guardò ancora intorno. Cosa era successo, chi era quella voce? Era sicuro di conoscerla, ma...nessuno dei suoi fratelli parlava più con lui. Nemmeno il Padre parlava più con lui. Non da quando aveva rinunciato alle ali. Non da quando era diventato pazzo.

Sorrise amaramente.

Pazzo, sì. Questo pensavano tutti, che Agnot insieme alle ali avesse perso il senno. Ma non era così. Non aveva perso il senno, non del tutto almeno. Aveva perso...qualcosa. Si ricordava di aver rinunciato alle ali e che lo aveva fatto sotto consiglio di Sauro. Perché? Non lo sapeva. Probabilmente si era seccato di stare sempre dietro alle Ispirazioni, a curarsi di loro, stare attento che non si facessero male o che non combinassero guai, come quelle due piccole pesti di Lou e H.

Inoltre, che senso aveva combattere il male? Il male tornava e tornava e tornava...e lui continuava a combattere e sperare! I suoi fratelli poi, così misericordiosi, così prodighi, che pure non si erano mai sforzati di aiutare Sauro. D'accordo, il fratello era stupido e probabilmente non era del tutto equilibrato, ma si riempivano tanto la bocca con parole come amore, speranza, altruismo...per poi lasciare Sauro alle sue sole cure. Ecco perché lo aveva seguito. Sì, ora si ricordava.

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