Presenze indesiderate

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Rafiel guardò il figlio accigliandosi. Gli afferrò la mano, aiutandolo ad alzarsi e li riportò nella stanza in cui si erano incontrati. Mordred tremava dalla tensione, il padre allora lo fece sedere, prendendogli le mani.

"Cosa è successo, figliolo?" gli chiese gentile, carezzandogli le mani.

Mordred tremò, poi chiuse gli occhi, un'espressione sofferente in viso.

"Tre....tre anni fa..." si fermò.

"Conro ed io siamo cresciuti insieme. Sai" lo guardò negli occhi "sai come funziona fra i Cacciatori?" l'angelo annuì, invitandolo ad andare avanti "Conro e io siamo stati assegnati alla stessa squadra da ragazzi, ma ci conoscevamo fin da piccoli e io...io" si fermò, lievemente imbarazzato, ma poi si riscosse.

"Io ho sempre amato Conro, da quando mi ricordo" disse sincero "e quando ho trovato il coraggio di confessarmi, lui..." sorrise scuotendo la testa "lui mi ha riso in faccia, per poi dirmi che se avessi aspettato ancora sarebbe venuto lui da me."

Rafiel sorrise, stringendo la mano al figlio.

"Cosa è successo allora?"

Mordred si fece serio.

"Tre anni fa, la Lega decise di lasciare che i membri delle Squadre di Ottavo, come la mia, tenessero delle lezioni ai cadetti appena arrivati" deglutì riempiendosi di vergogna "a Conro venne assegnata una classe diversa dalla mia e c'era questo cadetto" sospirò.

"Eri geloso?" chiese suo padre lievemente divertito.

"Da morire!" sbottò Mordred "gli stava sempre intorno...Conro qua, Conro là...e io non riuscivo...io cercavo di non dire niente e sapevo che a Conro non importava ma..." scosse la testa "non so nemmeno come è successo!"

"Il Messaggero ti è sfuggito" disse Rafiel consapevole. Lui annuì addolorato.

"Stavamo litigando, non chiedermi perché, nemmeno me lo ricordo, ed io tirai fuori l'argomento. Conro mi guardò incredulo e si arrabbiò da impazzire, iniziando a dire che non mi fidavo di lui e che se lo consideravo così poco, allora sarebbe davvero andato da qualcun altro e io...io..."

"L'hai aggredito?" chiese Rafiel severo.

"Non proprio...il Messaggero però lo ha afferrato per un polso e io ero così arrabbiato" alzò gli occhi al cielo "non volevo fargli male, ma lo ho visto farsi pallido e...mi sono reso conto cosa stesse accadendo" si strusciò nervoso la fronte.

"Credo che il Messaggero sia rientrato per lo shock." Affermò stanco.

Rafiel inspirò a fondo, poi guardò il figlio.

"Il Messaggero non può essere costretto. La sua natura divina, se costretta e repressa, diventa schiava delle pulsioni e delle emozioni umane e diventa pericoloso. Hai ragione, avresti potuto uccidere Conro."

Mordred trasalì, guardando il padre disperato.

"Ma non lo hai fatto, Mordred, né lo farai. Ascoltami, quello che ti ho detto è la verità: lascia libero il Messaggero, accogline la natura e la Luce e non potrai ferire nessuno, a meno che tu non lo voglia. Conro non sarà mai stato più al sicuro, se riuscirai a controllare il tuo Messaggero. Credimi, figliolo."

Mordred guardò intensamente il padre, poi annuì sicuro.

"Allora torniamo ad allenarci" disse il padre sorridendo fiero.

"Si, torniamo."

§

Morgana sedeva sul cornicione della propria camera, godendosi la leggera brezza e guardando avanti a sé, un senso di premonizione le appesantiva l'anima.

NERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora