Capitolo 1: Prologo

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Piccolo avvertimento: la trama di base di questo romanzo è presa direttamente dal romanzo The Host di Stephanie Meyer. Tuttavia, sono presenti, nel corso della vicenda, diversi riadattamenti e/o eliminazioni. Buona Lettura.


Le anime erano buone e pacifiche per natura. Niente in loro le istigava alla violenza; erano unite e dedite al bene comune. Il Curatore, tuttavia, era un'anima particolarmente di buon cuore: compassionevole, generosa, amorevole e paziente.

Per questo motivo, l'ansia era una emozione nuova per lui. Anche l'irritazione. Ma il Curatore abitava un corpo mortale adesso, quindi quei sentimenti ancora sconosciuti lo sorprendevano, a volte.

Era in ansia per l'inserzione che doveva praticare di lì a poco. Un'inserzione che sarebbe risultata sicuramente traumatica per l'innocente ed ignara anima in sua custodia. Non era felice di imporle un tale sacrificio, anche se era per il bene comune della loro specie.

La sua irritazione, invece, veniva attizzata dalle quattro anime chiuse a campanello davanti a lui, intente a parlottare e spettegolare sull'anima che aveva nelle sue cure. Volevano assistere alla sua inserzione.

"Solo curiosità" mormorò il suo assistente, un fenicottero rosa, dandogli una leggera pacca sulla spalla. Il Curatore, un orso grizzly, digrignò i denti "In caso di emergenza, qualunque anima può praticare un'inserzione. Non è una cosa che si impara, non dovrebbero essere qui" ribatté e fu sorpreso di sentire la sua voce carica di tensione. Solitamente era calda e amichevole.

"Non hanno mai visto un mortale adulto" gli fece notare il suo assistente e la sua osservazione scatenò un grugnito di derisione dalla gola del Curatore "I loro stessi ospiti sono mortali adulti. Non si sono mai guardati allo specchio?".

"Non hanno mai visto un ribelle" specificò allora il fenicottero.

Il Curatore osservò il corpo privo di sensi adagiato sul tavolo da laboratorio. Era la prima volta che vedeva quella specie di mortale: un maschio di panda rosso. Ripensò alle brutte condizioni in cui era stato portato da lui dai Cacciatori... Anche se era stato un ribelle, quel Maestro di kung fu gli fece compassione. Quanto dolore aveva patito.

Comunque, grazie alle sue cure, adesso era in condizioni perfette. Le ferite dell'incidente a malapena si vedevano. "Presto non sarà più un mortale. Al suo risveglio sarà come noi: un'anima" mormorò l'orso.

"Gli studenti sono solo un po' eccitati" tagliò corto il suo assistente. L'irritazione del Curatore salì "L'anima che stiamo per impiantare non merita che il suo corpo ospite venga sbeffeggiato così. Come se non dovesse affrontare i problemi di ambientamento!" sbottò.

Un'altra pacca sulla spalla, quasi una carezza da quelle ali dalle piume rosate e morbide. "Lo so che ti senti in colpa ad impiantare un'anima ignara in un ribelle, ma la Cacciatrice...". Il grizzly gli scoccò un'occhiataccia e le sue iridi dorate lampeggiarono, facendolo sobbalzare.

Chiuse gli occhi, rilassando le spalle "Perdonami" si scusò il Curatore "Ma quella Cacciatrice desidera solo le informazioni necessarie alla sua missione e non si cura del destino di questa anima. Io sono in pena per lei, invece". Guardò il cubo azzurro in cui l'anima era stata ibernata.

"Questa anima è perfetta per la missione" gongolò l'assistente, cercando di tranquillizzarlo "Lui è eccezionale, più coraggioso della media. Le sue vite precedenti ne sono la prova. Niente vieta che non si sarebbe offerto volontario lui stesso per la missione, se fosse stato possibile chiederglielo". "E chi di noi non si offrirebbe, pur di fare qualcosa per il nostro bene comune? Ma cosa ci dice che questo sia un bene? Non credo sia lecito costringerlo a sopportare tanto".

Anche gli studenti discutevano dell'anima ibernata.

"Ha vissuto su sette pianeti, cominciando da quello delle Super Nova".

"Sette!? Non ci credo...".

"Ha avuto come ospiti moltissime specie aliene alla nostra: Albero, Scarabeo, Lichene...".

"Anche un Drago!".

"Silenzio, per carità!" sbottò il Curatore.

I quattro studenti tacquero, imbarazzati, ma i loro occhi si fecero avidi di curiosità quando videro che l'inserzione era cominciata.

Il Curatore osservò il mortale disteso sul tavolo, i farmaci accanto al suo corpo. Doveva essere sulla quarantina, la pelliccia era ancora folta e il suo bianco e rosso aveva ancora una bella e brillante tonalità. Aveva un corpo forte, da guerriero. Sotto l'effetto dei pesanti anestetici, respirava lentamente.

L'orso si concentrò su quel corpo mentre il suo assistente scongelava l'anima ibernata. Affondò il bisturi con precisione nei muscoli del collo, attento a non danneggiarli e mise a nudo le ossa candide della colonna vertebrale.

"L'anima è pronta" gli disse il fenicottero.

"Anche io. Inseriscila".

L'assistente gli si fece accanto e il Curatore non poté fare a meno di osservare l'anima nuda e appena sveglia che si agitava debolmente sulle piume delle sue ali.

Ogni anima aveva una sua tonalità di colore, la quale si rifletteva poi nel contorno della pupilla dell'ospite, dando all'iride una gradevole tonalità cangiante. Quest'anima era caratterizzata da una meravigliosa tonalità di nero, con increspature argentee. Un bellissimo esemplare maschio.

Si torceva, sul palmo aperto delle ali del fenicottero, allungandosi ed increspandosi come un nastro, felice di essere uscito dall'ibernazione. Ogni anima era bella, ma questa era la più bella che il Curatore avesse mai visto.

Delicatamente, il fenicottero collocò la piccola creatura all'interno della fessura aperta nel cranio del mortale panda rosso. L'anima agì con perizia, con esperienza, prendendo possesso di quel corpo che ora sarebbe stato la sua casa.

Le sue propaggini si allungarono sopra e sotto il cervello, attaccandosi ai centri nervosi sino a che solo una debole luce indicò la sua presenza dal di fuori della fessura.

"Bravo" sussurrò il Curatore, ma sapeva che l'anima non poteva sentirlo. Adesso le sue orecchie erano quelle del panda rosso, che dormiva ancora profondamente. L'orso suturò la ferita, completando l'opera.

Poi sospirò "Non sono lieto di ciò che abbiamo fatto oggi" ammise.

"Abbiamo fatto il nostro dovere. Niente di più, niente di meno".

"Quest'anima sarà tormentata".

Il fenicottero si strinse nelle spalle,confidando nella reputazione eccellente di quell'anima.

Il Curatore osservò inquieto il corpo dormiente del Maestro di kung fu. Pareva assolutamente tranquillo e in pace, ma la sua tranquillità si sarebbe spezzata al risveglio.

L'orrore subito negli ultimi atti di vita dal panda rosso stava per rigettarsi sull'anima innocente che lui stesso aveva appena impiantato. Si chinò sul panda rosso, pur sapendo che le sue parole non sarebbero state udite.

"Buona Fortuna, piccolo Estate che Ustiona il Deserto. Prego davvero che tu non ne abbia bisogno".


Estate che ustiona il desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora