Boccheggiai, il caldo era asfissiante e il vapore acqueo così denso da non permettermi di vedere quasi niente, mi si condensava sulla pelliccia in mille perline di cristallo.
Ero spaventato, il chiacchiericcio era ovunque, rimbalzava sulle pareti per poi colpirmi da tutte le direzioni.
Eppure non era calato il silenzio non appena eravamo entrati nella nuova caverna. Forse nemmeno gli altri riuscivano a vedermi a causa del vapore.
Oogway si sventolò una zampa davanti al volto, smuovendo quella vitale nebbiolina umida "Fa un po' caldo qui" si giustificò "Ma questo posto mi ha salvato il guscio, quando sono caduto dal tetto della sala grande. Non avevo cibo, ma almeno avevo acqua da bere".
Parlava come se fossimo soli. "Questo luogo è il massimo dell'efficienza. Nemmeno io, se l'avessi progettato, avrei saputo fare di meglio. Madre natura è davvero fantomatica".
Rise e la sua risata spazzò un banco di vapore acqueo, come se fosse stata un segnale. Finalmente vidi l'ambiente in cui ci trovavamo.
Il chiacchiericcio che avevo sentito e scambiato per voci altro non era che dovuto al picchiettare dell'acqua sulla roccia.
Il trillo femminile era creato da un ruscello cristallino che fluiva dall'alto. Il profondo rombo maschile, invece, veniva dal fiume.
Quest'ultimo era nero, tumultuoso e pareva che l'acqua fosse bollente. Andava a schiantarsi contro una parete e poi spariva improvvisamente sotto terra.
Guardai in alto. Dal soffitto pendevano delle stalattiti, che sgocciolavano acqua sulle stalagmiti alla loro base. Alcune si erano unite, formando aggraziati pilastri neri.
"Stai attento" mi avvertì Oogway, attirando nuovamente su di lui la mia attenzione "se cadi dentro il fiume, non hai nessuna possibilità di salvezza. La corrente è troppo forte e ti trascinerebbe via in un baleno. Inoltre, l'acqua è così calda che forse moriresti ustionato ancora prima di affogare... non so, non ho mai provato".
Sorrise, cercando di mitigare la mia espressione allarmata, ma poi si rifece serio "Una volta è accaduto... una brutta disgrazia, un cucciolo troppo curioso". Emise un sospiro.
Scosse il capo, come a scacciare quel ricordo, e mi indicò una roccia a forma di cupola, cava all'interno "Lì dentro abbiamo scavato delle vasche. L'acqua fluisce direttamente in esse ma non è calda come quella del fiume, come faccia a raffreddarsi... mah! Ah, solitamente i bagni si prenotano ma dato che lì dentro è buio pesto, solo i felini lo fanno, visto che vedeno al buio. Comunque, nell'angolo in fondo a destra c'è una specie di mezza stanza. Due pareti ai lati e un po' di pavimento, poi, il fiume bollente che scompare sottoterra: quella è la nostra latrina" sorrise "Comoda e assolutamente igienica".
Annuii e lo guardai. Lui fece un'espressione eloquente e mi indicò la cupola "Vai e attento a dove metti i piedi".
Il panico mi ghermì. L'idea di separarmi da Oogway in quel tratto di strada mi repelleva, e se ci fosse stato qualcuno, in agguato nell'acqua nera delle vasche? E poi, il vapore acqueo si muoveva terribilmente fra le mie gambe, facendo apparire e scomparire il terreno.
Il rischio di mettere un piede in fallo era agghiacciante. Oogway mi pose una zampa sulla schiena "Andrà tutto bene. Non avere fretta, bada a dove metti i piedi. Ricorda: chi va piano va sano e va lontano".
Annuii, avviandomi a passo ridicolmente lento. Chi va forte va incontro alla morte, mormorò Shifu, terminando il detto con una punta di affetto nella voce; Oogway soleva ripeterglielo spesso, da cucciolo.
Entrai con titubanza all'interno della cupola. Oogway diceva il vero, non si vedeva assolutamente niente. Se non fosse stato per la debole luce filtrante dall'entrata, avrei faticato molto a trovare la latrina.
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Estate che ustiona il deserto
FanfictionAttenzione: la trama di base di questo romanzo si rifà completamente all'opera The Host di Stephanie Meyer. Tuttavia, nel corso della vicenda, saranno presenti riadattamenti di luoghi e personaggi.