Capitolo 10: La pazza scelta

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"Per un po' possiamo restare nascosti qui. Qualche mese, se siamo fortunati" dice a tutti noi e ci stringe la zampa, intanto. Le nostre dita sono intrecciate.

Tutti guardano la piccola casetta in legno con gioia e sollievo. Questa sarà la nostra nuova casa, forse potevamo smettere di fuggire per un po' di tempo.

L'abitazione è malmessa, ma ci mettiamo immediatamente all'opera per risistemarla come meglio possiamo.

La posizione in cui sorge è magnifica. Siamo nascosti in un canyon meraviglioso, le sue sfumature rosse rifulgono al tramonto.

Il mio cuore palpitò al riconoscere i luoghi meravigliosi che avevo sperato di vedere dal vivo ad inizio viaggio. Chiusi gli occhi... Zahra...

Oogway ci sorride. "Non tutto il male vien per nuocere".

"Cosa vuoi dire?".

"Guardati intorno. Niente restrizioni, niente protocollo Maestro-allievo. Abbiamo perso tanto ma in compenso ci siamo ritrovati come famiglia".

Sorride ancora "Penso che sia più importante di qualsiasi altra cosa". Annuiamo e i nostri occhi cercano Zahra.

La troviamo immediatamente, sta ridendo assieme a Vipera e a Gru e ci sorride mentre fa passare un braccio forte attorno al rettile. Ormai Vipera la considera come quasi una madre.

Zahra cerca costantemente il contatto fisico, come se volesse accertarsi della nostra reale presenza. Forse è il fatto che lo faccia con tutti e non solo con noi che blocca le nostre speranze.

Si accorge che i suoi tocchi lasciano una scia di fiamme sulla nostra pelle? Si accorge di come il nostro cuore impazzisce quando ci sorride?

La notte cala in fretta lì, forse perché l'ombra arriva prima. La cosa non ci dispiace, siamo stanchi. Per la prima volta in due anni possiamo dormire in delle stanze vere, in letti veri.

Noi siamo piccoli, di dimensione, perciò ci siamo offerti per dormire sul divano. Gli altri si ritirano presto, chiudendo le porte delle loro stanze.

Rimaniamo soli, seduti sul divano, con Zahra. Lei si accoccola accanto a noi, appoggiando il capo sulla nostra spalla con un sospiro felice.

Il nostro cuore comincia a palpitare, frenetico. Le altre notti, in altri rifugi improvvisati, la presenza degli altri smorzava l'emozione.

Ora qualche semplice porta chiusa ci faceva fremere.

"Sono felice di essere qui con voi" dice e ci sorride "Perché sei preoccupato?".

"Credi che potremo restare?".

Si stringe nelle spalle "Tre mesi con le provviste che abbiamo radunato. Di più se facciamo qualche incursione".

Annuiamo, ma la prospettiva di saperla in pericolo ci induce ad abbracciarla strettamente. Lei non sembra affatto infastidita, anzi modella il suo corpo al nostro "Andrà tutto bene".

"Hm? Non eri tu a dire che non sappiamo quanto tempo ci rimane?".

Ci guarda, gli occhi luminosi. Annuisce. "Sì, l'ho detto e sono convinta delle mie parole" mormora, le sue dita sfiorano le nostre labbra, incendiandole.

Non ci ha più baciato da quella volta che ci siamo incontrati e tutti i giorni ci eravamo chiesti se quei baci fossero stati soltanto dovuti al sollievo dell'aver compreso di non essere sola.

Estate che ustiona il desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora