La testa era leggera e sconnessa. Lo stomaco rivoltato dalla nausea. Mi lamentai, intontito.
"Finalmente" sussurrò qualcuno accanto a me. Tigre. "Hai fame?".
Per tutta risposta, mi voltai repentinamente su un fianco, ignorando la fitta di dolore, e venni scosso dai conati.
Tigre mi sorresse "La droga, eh?" disse, la voce grondante di senso di colpa "Mi dispiace tantissimo, fiocco di fuliggine. Ma sono diventati tutti... paranoici quando ti abbiamo portato fuori".
"Non fa niente" farfugliai, tornando a sdraiarmi.
"Vuoi un po' d'acqua?".
"Meglio... di no". Aprii gli occhi, sforzandomi di vedere dove mi trovavo.
Era una stanza sconosciuta, lo capii dalle diverse fenditure del soffitto. Fuori doveva essere ancora notte. Quella stanza era più piccola, più intima e rotonda, come una tana.
"Dove sono?" chiesi.
"Nella nostra stanza" disse Tigre, gaia "Ti piace?".
Cercai la sua sagoma al buio, senza riuscire a vederla "Non vedo niente" sospirai.
Lei ridacchiò piano "Io ti vedo benissimo" mormorò.
Improvvisamente il suo muso affondò nel mio collo, strofinandosi e facendo le fusa.
Arrossii e sorrisi, affondando le dita nelle sue spalle per spingerla via giocosamente, senza risultato. Schiusi la bocca quando sentii le sue labbra risalire lungo il lato del mio viso, azzardando un lieve morso alla base del mio orecchio.
Rabbrividii di piacere, ma dovetti farla smettere.
"Shifu non è d'accordo?" chiese Tigre, staccandosi da me e sdraiandosi al mio fianco. Riuscii a vedere la sua figura nera.
No, per niente, ringhiò Shifu.
"No" dissi, dispiaciuto.
"Tranquillo, ho promesso che non ti avrei più toccato senza il tuo consenso" disse Tigre.
Arcuai le sopracciglia "Non ti ho mai chiesto di baciarmi" commentai.
Ridacchiò "Ma eri consenziente o sbaglio?" rispose, maliziosa.
Arrossii. "Sei sicura di volermi nella tua stanza? Il magazzino andrà bene lo stesso" dissi, tanto per cambiare discorso.
"Certo che ti voglio qui, ma se preferisci il magazzino posso portare due materassi lì" ribatté lei. Sorrisi "Dormiresti con me comunque, vero?".
"Sì".
Tastai il luogo in cui mi trovavo, seguendo i profili di un vero materasso. Avevo un cuscino sotto la testa. Durante la mia ricerca, le dita incontrarono quelle di Tigre. Le intrecciammo.
"Nessuno sa che sei qui, per ora. Potresti restare solo per un po'? Tipo sino a dopo pranzo? Verrò a prenderti io" disse.
"Dove devi andare?" domandai, sorpreso.
"Te l'ho detto, ci sarà un processo".
"Per Tai lung? Allora voglio venire anche io, per spiegare".
"Per mentire" mi corresse lei.
"Quand'è?".
"Alle prime luci. Io non ti ci porto".
Feci un verso di sfida "Ci andrò da solo, anche a costo di saltellare su una gamba sola" ribattei.
La sentii sospirare, infastidita "Saresti capace di farlo, eh?".
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Estate che ustiona il deserto
FanfictionAttenzione: la trama di base di questo romanzo si rifà completamente all'opera The Host di Stephanie Meyer. Tuttavia, nel corso della vicenda, saranno presenti riadattamenti di luoghi e personaggi.