Capitolo 6: L'Ascoltatore

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Il mio Ascoltatore era un cervo dalla candida pelliccia. Aveva corna corte e ricoperte di morbida peluria grigiatra. Le stalattiti luminescenti delle sue iridi erano di un bel celeste limpido e luminoso.

"Sono così felice di vederti, Estate che Ustiona il Deserto!" mi accolse allegramente "Entra, fa come se fossi a casa tua!".

Esitai sulla soglia della sua grande villa. Proprio grazie alla vastità della sua casa si permetteva di tenervi l'ufficio dove lavorava.

Lo vidi sorridere della mia indecisione, ma era anche frustrato dalla poca fiducia che continuavo a nutrire nei suoi confronti.

Ormai era diventato facile riconoscere i minuscoli cambiamenti delle espressioni altrui, come avevo pensato: dovevo solo abituarmi.

Entrai, sentendomi umiliato da me stesso. Non avevo mai avuto bisogno di un Ascoltatore prima d'ora, ero sempre riuscito a sopprimere la volontà del mio ospite. Chissà che ridere si sarebbe fatta la Cacciatrice al sapere che l'anima più forte della media andava frignare dal suo Ascoltatore...

"Vieni, caro, andiamo a sederci" disse allegramente l'Ascoltatore, guidandomi nella sua vasta dimora. Prestai poca attenzione ai numerosi quadri appesi alle pareti delle sale e dei corridoi. Solitamente ero un tipo curioso, mi piaceva imparare ma quel giorno ero troppo depresso per concentrarmi.

Il cervo mi portò nel suo studio, una stanza accogliente, perfetta per mettere a proprio agio i pazienti. Non mi piacque pensarmi come ad un paziente e dovetti reprimere una smorfia.

Entrando, sentii un'altra fitta di umiliazione. Sapevo, però, che avevo bisogno di aiuto, non ero mai stato impiantato in un ospite ribelle, soprattutto uno così testardo come Shifu.

Godo, mi disse lui. Ovviamente era più presente che mai, si stava rafforzando spaventosamente in fretta. Forse avevo fatto male a concedergli di sfogarsi, la sera prima. Se restava amareggiato ed angustiato, forse sarebbe stato più debole, anche se la mia stessa tranquillità ne avrebbe risentito.

Serrai i denti sino a farli scricchiolare, cercando di ignorarlo. Ecco il ringraziamento, comunque. La notte precedente mi ero preoccupato per lui perché soffriva ma lui godeva del mio stato di disagio.

Mi accomodai sulla poltrona che mi indicò il cervo bianco, sprofondando nella morbida fodera. Per non doverlo guardare negli occhi, mi concentrai sul panorama che vedevo dalla finestra.

Era una bella giornata. Il sole splendeva, alcune candide nuvolette si rincorrevano nel cielo. Gli uccellini cinguettavano e l'aria profumava di primavera. Un paesaggio ameno che non riuscì a risollevarmi il morale.

"Non ci vediamo da un po'" osservò il cervo, sedendosi in una poltrona posta quasi frontalmente alla mia. Gli fui grato di non avermi privato della scusa per guardare fuori, mettendosi proprio davanti a me.

Alle sue parole, comunque, mi costrinsi a guardarlo e mi sentii in colpa "Ho disdetto l'ultimo appuntamento perché dovevo ricevere un allievo...".

"Oh, lo so. Ho ricevuto il tuo messaggio".

Abbassai gli occhi vergognosamente "Mi dispiace".

"Ti capisco, Estate che Ustiona il Deserto. Comprendo che venire qui sia duro per te. Vorresti tanto che non fosse necessario, ma soprattutto ti fa paura perché non ne hai mai avuto bisogno prima d'ora e ti chiedi quanto sia grave la tua situazione".

Centro. Sogghignò Shifu. Ha sbagliato solo una cosa: tu sai quanto è grave la situazione. "Sì, Ascoltatore" mormorai, ignorando ancora una volta la voce velenosa del panda rosso.

Estate che ustiona il desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora