Era vero. La vita e l'amore continuarono nella colonia, l'ultimo avamposto mortale del pianeta Terra, ma qualcosa era cambiato.Io per primo.Non ero mai nato due volte nella stessa specie. Il cambiamento del corpo ospite mi risultò molto più difficile di una transizione fra pianeti, poiché nutrivo già certe aspettative.Ero stato abituato ad un corpo forte, alto e veloce, capace di correre per chilometri, fare a meno di cibo e acqua, sollevare carichi, e raggiungere ripiani distanti.Il mio nuovo corpo era molto più delicato e non solo da un punto di vista estetico. I miei muscoli erano più deboli, disabituati al lavoro. Mi stancavo in fretta e nessuno prestava fede ai miei tentativi di nasconderlo.
Il mio ruolo nella colonia, quindi, cambiò. Erano gli altri a portare i pesi per me, nonostante mi sforzassi. Ero il primo che facevano entrare in una stanza e mi assegnavano i lavori più leggeri.Guai, poi, al permettermi di fabbricare il sapone acido di cactus. Dopo la prima volta, le mie palme presero a sanguinare in modo troppo allarmante e Oogway mi proibì di compiere quella mansione.
Non era soltanto la mia debolezza fisica a garantirmi un trattamento di riguardo, però.Ero stato abituato ad un viso bello, ma capace di incutere paura, soggezione, persino odio. Il mio nuovo volto annullava completamente tali emozioni.Tutti mi sfioravano spesso le guance o mi alzavano il mento per guardarmi meglio. Ricevevo molte carezze sul capo, e mi sentivo accarezzare la treccia così spesso che finii per non accorgermene più.In questo non c'era differenza tra i miei amici e chi non mi aveva mai accettato.
Zeng e Mog, malgrado cercassero di non rivolgermi mai la parola, non riuscirono a restare così rigidi con me come prima.Trudy abbozzò solamente una debole protesta quando i suoi cuccioli cominciarono a seguirmi ovunque, scodinzolando adoranti.Ancora non osavano avvicinarsi a Shifu. La madre li aveva spaventati a dovere, quando ero io ad occupare il suo corpo, e a nulla valsero le rassicurazioni, adesso.Non che il maestro ne fosse particolarmente dispiaciuto; lui stesso era troppo occupato a scodinzolare dietro a Zahra.
Né l'uno né l'altra manifestava l'intenzione di lasciarsi un secondo.Nemmeno Shifu ed io riuscivamo a stare lontani troppo a lungo.Vivere nello stesso corpo aveva stabilito un legame, fra noi, molto più profondo di quello fraterno o coniugale.Entrambi ci sorprendevamo spesso a rammaricarci di non poter più godere il calore della coscienza dell'altro, e cercavamo il contatto fisico più spesso di quanto fosse opportuno.Forse questo effetto sarebbe scemato nel corso del tempo. Per ora, però, era difficile vederci camminare insieme senza notare le nostre zampe intrecciate.Per fortuna di Zahra, Kaya decise che non era Shifu ad interessarle e provò a spostare le sue carezze in luoghi meno neutri sul mio nuovo corpo.
Tigre la convinse in fretta a desistere.
Dopo il bacio in ambulatorio, la maestra non mi toccò più, suscitando i miei dubbi e il mio panico. Possibile che ora che ero libero di amarla davvero lei mi avesse dimenticato? Ero stato appetibile solamente quando ero qualcosa di irraggiungibile?Forse non riusciva ad amarmi in quel nuovo corpo. Forse non le piacevo. E come potevo biasimarla? Sentivo quella possibilità pesarmi sulle spalle come un macigno.
La risposta decisi di ricavarmela da solo. Non potevo sopportare il dubbio.Per mia gioia stava arrivando il monsone. Non avevo mai sentito l'odore della pioggia e del creosoto e ora quel profumo inondava le grotte umide, riempiendole di una fragranza fresca e quasi speziata. Mi si appiccicava alla pelliccia e mi seguiva ovunque. Lo sentivo anche in sogno.Le nuvole erano divertenti, un bel cambiamento rispetto al celeste banale e anonimo. Disegnavano immagini nel cielo.
A causa del monsone, le grotte di Oogway andavano riorganizzate dalla prima all'ultima, e il trasferimento nella stanza dei giochi, trasformata in dormitorio comune, fu un preludio bene accetto ai cambiamenti definitivi in arrivo.
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Estate che ustiona il deserto
أدب الهواةAttenzione: la trama di base di questo romanzo si rifà completamente all'opera The Host di Stephanie Meyer. Tuttavia, nel corso della vicenda, saranno presenti riadattamenti di luoghi e personaggi.