Capitolo 45: L'ospedale

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"Estate...".

"Non abbiamo tempo da perdere. Lo farei da solo, ma non trovo l'angolazione giusta e rischierei solo di fare un pasticcio inutile. Muoviti".

"Non so se... riesco".

Dille di farlo. E di farlo per bene.

Scoppiai a ridere "Shifu dice di sbrigarti e di farlo con un colpo solo... E poi, dai, vuoi farmi credere che non vuoi farmi male, per una volta che ne hai l'occasione?".

Appoggiai la testa al sedile, esponendole la guancia con la cicatrice e chiusi gli occhi.Zahra soppesava la grossa e tagliente pietra da cinque minuti.

"Devi solo levarmi il primo strato di pelle. Fingi per un attimo che questo non sia il corpo di Shifu, che ci sia solo io...".

"Finiscila di dire così".

Rimasi sorpreso, ma non mutai la mia posizione. "Avanti, Zahra!" sbottai.Sentii l'aria muoversi e serrai gli occhi. La prima cosa che percepii fu il rumore di qualcosa che si spiaccicava, poi l'effetto sorpresa cessò e il dolore mi assalì.Lanciai un gemito. Non volevo far rumore. Sapevo che così avrei peggiorato la situazione, ma fu un effetto involontario del mio corpo.I miei occhi si riempirono di lacrime e la testa si mise a vibrare per il contraccolpo.

"Estate? Shifu? Mi dispiace!". Le sue braccia ci avvolsero, stringendoci al suo petto. Non potei fare a meno di sorridere; mi piaceva.

"Va tutto bene" farfugliai. "Shifu sta bene. Ce l'hai fatta?".

Mi prese il mento per guardarmi. "Oh" disse, nauseata "Ti ho strappato metà faccia. Mi dispiace tanto".

Sorrisi, il viso vicino al suo "Perfetto. Adesso, andiamo!".

Parve rimanere un attimo assorta, poi annuì e fece salire il motore di giri.Il refolo freddo di aria condizionata mi punse la carne viva. Stavamo procedendo sul letto disseccato di un fiume usato ormai come strada.Abbassai il parasole e aprii lo specchietto interno. Sotto la luce argentea della luna, il mio viso era bianco e nero. Nero sul lato destro, macchiato da gocce che colavano sino al mento, alla gola, al colletto della maglia immacolata.

"Bel lavoro" commentai, mentre il mio stomaco sussultava.

"Ti fa molto male?".

"No, solo un pochino" mentii "Quanto manca?".

Trovammo la strada principale, strano come la sua vista mi inducesse panico. Zahra rimase con l'auto fra gli arbusti.

"No" dissi, parlando a bassa voce, anche se non ce n'era motivo "Non posso andare all'ospedale a piedi, non sarebbe credibile. Devo guidare. Tu nasconditi dietro e guidami".

Mi guardò sospettosa. Sobbalzai quando mi ritrovai una delle sue lame sulla gola.

Levagli le zampe di dosso! Ruggì Shifu, arrabbiato.

"Va bene, Estate, ma se non segui le indicazioni...".

"Mi sgozzi" risposi io, atono. Zahra parve sorpresa, poi annuì, scivolando dietro il mio sedile e nascondendosi sotto una coperta."Gira a destra" disse.

La macchina aveva il cambio automatico, ma era passato parecchio tempo, e mi sentivo insicuro al volante.Partii lentamente, lieto di ritrovare gli automatismi della guida. La strada era ancora vuota, quello spazio aperto mi spaventava.

"Fari" disse Zahra.Cercai l'interruttore e accesi le luci. Erano fortissime, un fastidio orribile.

"Accelera".

"Sono al limite" protestai.

Zahra rimase perplessa. "Le anime non vanno veloci?".

Scoppiai a ridere, quasi isterico. "Obbediamo a tutte le leggi".

Estate che ustiona il desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora