Capitolo 12: Sete

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Il panico mi invase non appena la mia auto tossicchiò e si spense. Rigirai la chiave più volte, cercando di farla ripartire, ma sapevo che era inutile "Oh, no... accidenti!" esclamai. Come avevo potuto essere così stupido?

Cosa succede? Chiese Shifu. "La benzina!" esclamai ancora "Ho dimenticato di fare benzina prima di partire!".

Detti un pugno sul cruscotto, facendomi male. Shifu non aveva ancora compreso la gravità della situazione.

Che cos'è la benzina? Chiese, infatti. Mi presi la testa fra le zampe "Un fluido che permette alla macchina di funzionare. Senza non si muove" spiegai.

Lo sentii sobbalzare e mi preparai alla sfuriata. Rimase stranamente calmo.

Ieri hai voluto proseguire nella direzione opposta a quella che ti avevo detto perché volevi trovare il secondo punto di riferimento, ringhiò.

Rabbrividii e annuii, abbassando le orecchie sul cranio. In questo modo ti sei giocato l'unica cosa che poteva avvantaggiare la nostra ricerca E ci tengo a farti notare che siamo dalla parte opposta rispetto a dove dobbiamo andare.

"Mi dispiace... avevi ragione tu, avrei dovuto proseguire in giù lungo il letto del fiume, non in su" mormorai.

Rimasi seduto sul sedile nonostante ormai fosse palese che la macchina fosse inutilizzabile, ma scoprii di essere terrorizzato dall'idea di abbandonarla per avventurarmi nel deserto.

Se non fosse stato per me, saremmo già arrivati al terzo punto di riferimento mentre adesso dovevamo fare tutta la strada a piedi.

"Shifu...".

Dobbiamo sbrigarci prima che arrivi il caldo vero e proprio. Deglutii e con movimenti goffi e rigidi misi l'acqua nella sacca di tela assieme alle poche provviste che avevo preso. Diamine, faceva già un caldo infernale e ora venivo a sapere che sarebbe aumentato... il mio stomaco sussultò.

"Mi dispiace...".

Smettila di piagnucolare e muoviti.

Era un bene che fosse così calmo e misurato nonostante comprendesse la gravità della situazione, altrimenti, fosse stato per me, saremmo restati lì a piangere in preda al panico.

Ero un'anima più coraggiosa della media ma non mi ero mai trovato nella situazione in cui non sapevo cosa fare per salvarmi e quell'ignoranza mi terrorizzava.

Mi issai la sacca sulle spalle e fui sollevato nello scoprire che il suo peso era più facilmente sopportabile se distribuito sulla schiena anziché sulle braccia.

Proprio non hai dimestichezza con la fatica fisica, eh? Disse Shifu con un sospiro. "Non la fatica che intendi tu" dissi, sollevato che mi parlasse.

L'idea che fosse arrabbiato con me non mi piaceva più di quanto fossi disposto ad ammettere ma, soprattutto, parlare mi distraeva un poco dalla prospettiva di quell'assurdo viaggio suicida.

"Ricorda che questa è la prima volta che mi ritrovo in un corpo del genere. Le uniche fatiche che ho fatto sono state il volo e il nuoto. Ho combattuto solamente una volta".

E non ero intenzionato a rifarlo.

Sbrigati. Sospirai, guardando fuori dal finestrino la landa piatta e desolata che si estendeva in ogni direzione davanti a noi.

Mi accorsi che la zampa mi tremava mentre aprivo la portiera.

Nascondi questo coso. Nella mia mente Shifu mi mostrò come avrei dovuto fare, voleva che ricoprissi la macchina di arbusti.

Estate che ustiona il desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora