Capitolo 54: Troppo tardi

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La iena femmina che aveva ospitato la Cacciatrice si chiamava Mynni. Era un nome dal suono dolce, delicato e molto femminile. Assolutamente inadeguato, a parer mio. Come battezzare un tirannosauro 'zucchero'.

Mi resi rapidamente conto, come tutta la colonia, del resto, che Mynni era molto chiassosa; una lagna continua. Non era l'atteggiamento della Cacciatrice ad essermi andato in odio; era il suo.

"Mi spiace proprio, ma devo sfogarmi" insistette, senza darci possibilità di scelta. "Sono anni che urlo da qui dentro, senza mai riuscire a parlare. Ho un sacco di cose da dire".

Ero quasi contento della mia ormai prossima dipartita. Ero proprio fortunato.Dato che la personalità ripugnante era sempre quella, anche l'espressione non mutò affatto.

"Beh, non aspettare che ti ringrazi. Non mi piaci per niente lo stesso" mi disse quella notte stessa, quando mi vide stringere al petto il crioserbatoio.

"Non piacevi nemmeno alla Cacciatrice. Quando ha capito che sentivi la presenza di Shifu come lei sentiva la mia, si è spaventata. Temeva che potessi scoprirla; era il suo tremendo segreto".

Scoppiò in una risata isterica e sgradevole. "Non era capace di farmi tacere. Per questo è diventata una Cacciatrice; sperava di scoprire come fare a cancellarmi. E poi ha chiesto di venire assegnata a te per studiare il tuo comportamento. Era gelosa, capisci? Voleva essere forte come te. Quando ci è sembrato che Shifu avesse vinto, abbiamo fatto i salti di gioia. Ma non mi pare che sia andata così, quindi perché sei qui? Perché aiuti noi ribelli?".

Noi. Si considerava già una parte della colonia. Controvoglia, gli spiegai che Shifu ed io eravamo amici, che tenevamo l'uno all'altro.Non la prese bene.

"Perché?" sputò, indignata.

"Shifu ha un cuore d'oro, è saggio e il suo sarcasmo mi fa ridere" risposi, poi mi strinsi nelle spalle "Mi piace. Tutto qui".

"Ma perché tu piaci a lui?".

Perché mi hai compreso meglio di chiunque altro. Perché sei una brava persona.

Ripetei quelle parole a Mynni, che fece una smorfia. "Ma che schifo, vuoi dire che Shifu è frocio?".

È decisamente peggio della Cacciatrice, brontolò il maestro. Come dargli torto.

Ecco perché quell'anima era così odiosa. Prova tu ad avere questa qui nel cervello ventiquattrore su ventiquattro.

Non potei rispondergli, perché Mynni non aveva ancora finito."Non avete un rifugio migliore di queste grotte? È così sudicio quaggiù. Non c'è una casa da qualche parte, magari? In che senso dobbiamo condividere le stanze? Mansioni quotidiane? Devo lavorare? Oh, no, siete voi a non capire...".

Il giorno dopo, Oogway le aveva fatto fare il solito, cercando di spiegarle come viveva la nostra comunità.Quando mi passarono davanti, in cucina mentre mangiavo con Zahra, Vipera e gli altri, il Gran Maestro mi guardò, afflitto. Come se fosse rammaricato di non aver permesso ad Aaron di spararle prima.Il giro ebbe parecchi spettatori. Tutti volevano vedere il miracolo con i propri occhi. Non importava che Mynni fosse così... difficile. Era la benvenuta. Più che benvenuta.

Provai di nuovo quella sensazione di gelosia. Ma ero solamente stupido. Lei era un mortale, rappresentava la speranza, era uno di loro. Io ero un parassita alieno, un vermicello luminescente che apparteneva alla razza degli odiati invasori.

Non dire così, sussurrò Shifu.

Spiegare a Tigre e agli allievi cosa fosse accaduto non fu così difficile e doloroso come avevo immaginato.Beh... forse perché feci in modo che tutti loro rimanessero all'oscuro di cosa quella scoperta mi avrebbe comportato.Le ragioni degli allievi erano comprensibili. Più di chiunque altro, avevano accettato Shifu e me per ciò che eravamo. La loro mente aperta gli aveva permesso di accettare la nostra doppia personalità come un dato di fatto. E ci trattavano come due persone, anziché come una. Per loro Shifu era reale e presente quanto lo era per me.E Tigre... La sua reazione mi lasciò perplesso. Era felice di aver scoperto che, anche se catturati, c'era la possibilità di sopravvivere, ma parve non intuire dove quella situazione mi stava conducendo. O forse, molto più probabilmente, ogni fibra del suo essere allontanava quel pensiero intriso di sofferenza. Inoltre, poteva anche non avere avuto il tempo di pensarci, dato che qualcosa l'aveva distratta. E fatta arrabbiare.

Estate che ustiona il desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora