Capitolo 28: Scontro

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Ritrovai la prigione a tentoni.

Da quando Oogway mi aveva liberato, una volta che Zahra era partita, non vi ero più tornato. Avevo evitato quei corridoi come la peste. Ma in quel momento avevo la sensazione che quello fosse il luogo dove dovevo stare.

Strisciai lungo la parete, attento a dove mettevo i piedi, ma procedendo più in fretta che potevo.

Non vedevo assolutamente nulla e avevo un bisogno urgente di un punto di riferimento per ritrovare il mio buco.

Purtroppo, quando lo trovai, capii di non poter più rientrare nella mia cella.

Le mie dita ne avevano appena sfiorato il bordo scabro quando capitombolai a terra. Ero inciampato in un ostacolo.

Allungai le braccia davanti a me per proteggermi dalla caduta, ma anziché sul suolo duro, caddi su qualcosa di molto più morbido, che si schiantò sotto il mio peso.

Mi paralizzai, spaventato da quella presenza imprevista, che non aveva niente a che fare con il luogo in cui mi trovavo. Avevo imboccato il corridoio sbagliato?

Ebbi paura di essere caduto nella casa di qualcuno e ripercorsi mentalmente i miei passi mentre attendevo una reazione.

Non ci furono rumori, né voci adirate o offese. Solo silenzio, buio e la solita puzza di umidità e aria viziata. Ero solo.

Decisi di fare l'inventario di ciò che mi circondava affidandomi al tatto e cercando di fare meno rumore possibile.

Capii di essere caduto su di uno scatolone e di aver sparso a terra dei rettangoli di media dimensione. Ne afferrai uno e lo scossi. Produsse un frusciante rumore: riso. Ero caduto su uno scatolone pieno di confezioni di riso.

Smisi immediatamente di scuoterlo per paura di attirare attenzioni indesiderate, non volevo che qualcuno come Tai lung o anche Zahra mi trovasse e mi uccidesse.

La caverna era invasa di cartoni molto più alti di me e pesanti. Cercai a tentoni la mia cella e provai ad infilarmici dentro.

Inutile, anche quella era piena. Ma almeno avevo capito di essere nel posto giusto. La mia prigione, in fondo, era un magazzino, no?

A quanto pareva la missione di Zahra era andata a gonfie vele. Finalmente nessuno della colonia avrebbe mangiato zuppa a colazione, pranzo e cena.

Ad essere sincero, provai la tentazione di cercare qualcosa da mangiare, ma mi sentii subito in colpa. Zahra non aveva rischiato di certo la vita per dare da mangiare qualcosa di diverso a me.

Il cibo era era gli altri, per la colonia.

Improvvisamente il mio stomaco si strinse. E se Zahra e Tai lung non avessero finito di immagazzinare? E se ci fossero state altre scorte da portare sino a lì?

Non dovevo fare un grande sforzo di immaginazione per capire che cosa sarebbe accaduto, se mi avessero trovato.

Ma, in fondo, non era quello il motivo per cui ero fuggito? Farmi uccidere senza allungare troppo i tempi.

Peccato che il mio istinto di sopravvivenza non fosse d'accordo con me.

Mi accasciai contro il muro. Il riso era davvero molto comodo come appoggio.

Shifu, dobbiamo parlare, mormorai.

Fui felice di trovarlo sveglio, lucido e presente. La sua coscienza calda si premette alla mia, facendomi sospirare di piacere. Mi era mancato in quei giorni, addirittura avevo temuto che stesse per scomparire. Adesso comprendevo che si era solamente annoiato a morte.

Estate che ustiona il desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora