Capitolo 40: Un orrendo presentimento

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Che palle, brontolai.

Scandagliai l'ampia caverna, dove eravamo soliti mangiare, con malumore. Non era piena neppure a metà.

Il mio umore migliorò quando vidi Tigre venirmi incontro per pranzare con me. Aveva un gran sorriso sulle labbra. Cercava di tenermi su di morale... come sempre.

Secondo me ti piace un po' troppo, mugugnò Shifu.

Non ricordarmelo, ringhiai.

Si era fatto vivo di rado, nella settimana precedente. Come aveva detto, parlare gli costava un certo sforzo e, se non c'era Zahra nei paraggi, si limitava a tacere, latente. Con i suoi allievi ogni tanto guizzava, ma poi tornava al suo torpore. Segretamente ero offeso da quel suo atteggiamento.

Pareva non essere minimamente interessato a me.

Però, forse, era meglio così, non ero molto di compagnia da quando ero stato costretto a trasferirmi nella stanza di Zahra e Vipera.

"Ciao, fiocco di fuliggine" disse Tigre, balzando a sedere accanto a me sul bancone della cucina. Fra le zampe teneva una ciotola di minestra calda e fumante.

La mia era abbandonata poco distante da me, mezza piena e ormai fredda. Giocavo con un pezzetto di pane raffermo, sbriciolandolo fra le dita.

Risposi con un grugnito.

"Coraggio" disse Tigre, posando una zampa sul mio ginocchio.

Shifu reagì con un lieve fremito, ma ormai mi concedeva qualche innocente contatto fisico con Tigre, dato che sarebbe sempre stato l'unico modo per manifestarle il mio affetto.

"Sono certa che torneranno prima dell'alba, vedrai" mi assicurò Tigre.

"L'hai detto anche due giorni fa, e ieri".

"Oggi sento che è il giorno giusto" rispose "Non tenere il broncio, è una reazione da mortali" mi stuzzicò, solleticandomi il fianco. Ridacchiai, dimenandomi, ma ero mortalmente preoccupato, e lei lo sapeva.

"Non è la prima volta che Po, Vipera, Gru, Mantide e Scimmia escono in missione" mi disse.

"Ora sì che mi sento meglio!" sbottai.

Stavo diventando veramente bravo con il sarcasmo.

"Con loro ci sono Zahra e Aaly. Tai lung, invece, è rimasto qui" rise Tigre "Perciò possiamo stare certi che andrà tutto bene".

La guardai. Mi stava sorridendo dolcemente. Tigre era sensibile, sempre attenta ad esaudire i miei desideri, anche quando io stesso non sapevo quali fossero. Mi comprendeva meglio di quanto riuscissi a fare io.

Sospirai, appoggiando la testa alla sua spalla mentre lei mangiava. Quanto mi mancava.

Era passato un mese dal mio trascloco nella stanza di Zahra e Vipera. Avevamo vissuto insieme per tre settimane.

Zahra dormiva in un materasso incastrato oltre la testata del letto mio e di Vipera. Mi ci ero abituato, alle notti, perlomeno, ma il respiro profondo e calmo di Tigre continuava a mancarmi.

Vipera parlava nel sonno, ma Zahra era silenziosa anche mentre dormiva, pareva morta e più volte avevo avuto il pensiero di controllare che non lo fosse sul serio.

Non mi ero ancora abituato, invece, a svegliarmi ogni giorno con la fennec. Impiegavo sempre qualche secondo di troppo a rispondere al suo saluto.

Nemmeno lei era a proprio agio, mi teneva sempre i musi, ma cercava di essere moderatamente gentile, dato che ero amico del suo compagno.

Estate che ustiona il desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora