2.

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La prima notte nel nuovo appartamento è andata molto bene, ero stanchissima a causa del viaggio e mi sono addormentata subito. Sono stati tutti molto gentili a fare poco rumore anche se erano solo le dieci quando sono andata a dormire ed hanno accettato di rimandare i convenevoli alla mattina seguente, ovvero ora.
"Vuoi latte o caffè?" Mi domanda Martina sempre con il sorriso stampato sulle labbra, non ho mai conosciuto una persona così allegra di prima mattina. In realtà sono le undici, ma per la stanchezza che ho è comunque mattina presto.
"Caffè, ne ho proprio bisogno." Le rispondo prendendo le fette biscottate e i biscotti per metterli sul tavolo.
Tutti e tre sono in pigiama, solo io mi sono già vestita ma sono sicura che con il passare del tempo mi unirò meglio a loro e così potrò girare anche io in pigiama.
"Di dove sei esattamente?" Mi domanda Filippo addentando un biscotto.
"Ancona."
"E perché hai abbandonato il mare per venire in questa nebbia?" Domanda retorico ed io sorrido.
"Volevo studiare qui."
"Passiamo alle cose interessanti..." Martina si sistema meglio sulla sedia "Sei fidanzata?"
"Si, da circa due anni."
"Buon per te, qui siamo tutti soli e abbandonati." Dice ironico Filippo e credo proprio che per ora tra i tre lui sia il mio preferito, è veramente simpatico.
"Ma non dire bugie..." lo ammonisce Martina "Chi è la rossa che ieri mattina è uscita da questa casa di nascosto? Non crederai veramente che sia passata inosservata..."
A Filippo viene da ridere ma sta cercando di trattenersi, e così interviene per la prima volta Andrea.
"Era con me."
"Oh..." arrossisce lievemente Martina "un momento, una rossa? Non mi dire che è di nuovo Veronica?"
"Ci devi andare a letto tu oppure io?" Andrea si alza da tavola rivelando i boxer neri con le paperelle gialle e Martina rotea gli occhi al cielo.
"Sai che non la sopporto..." sbuffa Martina.
"Non mi interessa." Andrea si avvicina al giacchetto e prende un pacchetto di sigarette, fuma già di prima mattina?
"Che bad boy..." dico ad alta voce inconsapevolmente, lo dovevo pensare e basta.
"Come scusa?" Si avvicina lentamente e non posso non ridere di fronte ad un ragazzo così alto e muscoloso con i boxer con le paperelle.
"Con le paperelle ci fai anche il bagnetto?" Dico di getto e me ne pento subito, perché non sto mai zitta?
Filippo e Martina mi stanno guardando con gli occhi spalancati e vedo che ce la stanno mettendo tutta per non ridere.
"Se vuoi controllare di persona tra dieci minuti mi lavo."
Ok, non mi aspettavo questa risposta e per la prima volta mi mancano le parole. Cosa gli dico?
"Passo." Sputo acida e lui si allontana nuovamente, e questa volta esce sul serio sul terrazzo per fumare.
"Ti prego, non dare inizio ad una faida in questa casa." Mi supplica Filippo "Andrea sa essere veramente odioso anche senza impegnarcisi."
"Posso confermare, lo conosco da quando facevamo il bagnetto insieme." Aggiunge Martina.
"Con le paperelle?" Dico io e lei ridendo conferma.
"Con le paperelle."

Sono appena stata all'università per sapere con sicurezza quando inizierò i corsi e mi hanno confermato la data che già immaginavo: settembre.
Ho ancora due settimane per rilassarmi o per conoscere meglio questa città, magari in compagnia di qualcuno che la conosce.
Per ora sono rimasta chiusa fuori casa, dato che ancora non mi hanno dato la mia chiave, così sono alla gelateria davanti al palazzo e sto mangiando un gelato con i miei due gusti preferiti: menta e cioccolato.
Speriamo solo che i ragazzi non tardino ad arrivare perché fa molto caldo e non so se resisteró ancora a lungo senza comprare un'intera vaschetta di gelato.
Ho provato a chiamate Martina, l'unica di cui per ora ho il numero, ma non mi ha risposto, e così confido negli uomini di casa.
"Due gelati per favore." Dice la ragazza accanto a me, troppo magra perché i due coni siano entrambi per lei.
"Come li vuoi?"
Sto cercando di allontanare la tentazione di comprare dell'altro gelato così tanto che sono finita ad ascoltate conversazioni altrui.
"Cioccolato e pistacchio, entrambi."
Ottima scelta, oserei dire. La ragazza si allontana ed io la seguo con lo sguardo fino al...portone di casa mia?
Un momento...il ragazzo a cui ha dato uno dei due gelati è Andrea. Perfetto! È l'unico modo per rientrare a casa!
Attraverso le strada e mi fiondo verso i due, potrei anche sembrare pazza ai loro occhi.
"Mi puoi aprire la porta, non c'è nessuno e non ho ancora le chiavi." Spiego tutto d'un fiato, forse per sbrigarmi ad uscire da questa situazione imbarazzante in cui sono tra lui e la sua ragazza.
"Lanciamele dalla finestra quando hai fatto." Dice consegnandomele in mano.
La mia mira pessima riuscirà a non lanciarle dalla parte opposta della città?
"Non ci presenti?" Parla la ragazza proprio quando sto per andarmene.
"Amanda, lei è Ginevra. Ginevra, lei è mia sorella Amanda." Spiega lui visibilmente scocciato da queste frivolezze.
"Sorella gemella, per la precisione." Mi sorride cordiale lei, tutto l'opposto del fratello.
Ora che ci faccio attenzione si somigliano molto, a parte per gli occhi dato che quelli di Amanda sono più chiari, quasi tendenti al verde. Per quanto riguarda il carattere non c'è bisogno che dica nulla, la conosco da due minuti ma già so che è molto più simpatica del fratello. Dopotutto non ci vuole molto...
"Ora io dovrei entrare..." cerco di allontanarmi a passo felpato, ho sempre avuto difficoltà a socializzare.
"Perché non ti unisci a noi?" Domanda subito lei e come faccio a dire di no a quegli occhioni che mi guardano speranzosi?
"Rimarrò in città ancora per poco, almeno conosco la futura coinquilina di mio fratello prima che diventi pazza come gli altri lí dentro." Aggiunge e non posso rifiutare.
Così passeggio con loro tutto il pomeriggio parlando del più e del meno, e quando torniamo nuovamente all'appartamento ormai sono già le sette di sera e Amanda si ferma a cena con noi. È una ragazza davvero carina e simpatica, non ha smesso di sorridere un solo secondo ed era veramente interessata ai miei sogni e ai miei studi, non come alcune persone che fanno domande retoriche. Inoltre è senza dubbio una bellissima ragazza, anche il fratello lo è ma a suo sfavore gioca il fatto che sia un grandissimo stronzo.
Mentre sono assorta nei miei pensieri sto apparecchiando la tavola dato che Amanda è uscita a prendere qualcosa da mangiare, Martina e Filippo non sono ancora rientrati e Andrea gira per la stanza senza meta. Un piatto mi scivola di mano e si infrange sul pavimento in mille pezzi, sono qui da appena 24 ore e ho già combinato un guaio.
"Vuoi stare attenta?!" Si gira di scatto Andrea ammonendomi "Questa roba l'abbiamo comprata con i nostri risparmi!"
"Mi dispiace..." dico sicuramente rossa in viso.
"Dico, ma tua madre non ti ha insegnato a fare le cose con attenzione?" Sputa acido lui.
Non so se è perché ormai ci ho fatto l'abitudine, oppure perché con il tempo ho imparato che la guerra la vince sempre chi sa disinnescare e far credere all'altro di aver vinto, quando in realtà non ho semplicemente voglia di litigare con chi non merita la mia attenzione, perciò dico tranquilla ma con una nota di malinconia: "Purtroppo no, non ne ha mai avuto l'occasione."
Lui sembra non capire e mi guarda confuso ma con ancora l'espressione arrabbiata, così mi spiego meglio: "È morta per dare alla luce me, però con mia nonna cucinavo e facevo i lavoretti di casa..." poi aggiungo per rispondergli "ma evidentemente non ho imparato bene."
Prendo un altro piatto e lo appoggio sul tavolo, poi esco dalla stanza per andare a fare una doccia e lo lascio imbambolato a guardare il muro. Come la maggior parte della gente che non da peso alle parole non avrebbe mai immaginato che io non ho una madre e che non ho nemmeno un ricordo di lei, ormai non mi ferisce o almeno la cosa mi sfiora poco, però un po' mi infastidisce.
Dopo aver cenato mi offro per sparecchiare ma Filippo dice che posso pure andare a letto se sono stanca, secondo lui ho una brutta cera. In realtà sono solo un po' scossa da quello che è successo prima, ora mi ronza di nuovo in testa l'immagine di mia madre, quella che ho visto nelle foto.
Sto per sfilarmi la maglietta per indossare il pigiama quando qualcuno bussa alla porta e mi avvicino per aprire.
Apro e mi ritrovo ad un palmo dal naso Andrea che dice tutto d'un fiato, quasi come se gli costasse molto: "Mi dispiace, non avrei mai immaginato che tua madre non ci fosse più."
Rilascio tutta l'aria che avevo trattenuto dentro di me per lo stupore e gli rispondo: "Non lo potevi sapere."
"Scusa." Aggiunge prima di allontanarsi di spalle mantenendo lo sguardo fisso nei miei occhi. Quella che vedo è...compassione?
Richiudo lentamente e mi avvicino al letto per mettermi a dormire, sarà l'aria di Milano a rendere le persone così lunatiche.

Date il benvenuto a...Amanda!

Amanda!

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