12.

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Il mio telefono sopra al banco di legno dell'università s'illumina di continuo sempre con impresso il nome di Pietro.
Ormai sono due giorni che non gli rispondo e mi ha intasato il telefono di messaggi e chiamate, è arrivato perfino a scrivermi su instagram.
Non appena finisce l'ora decido di richiamarlo, giusto per non avere questa seccatura tutto il giorno.
"Finalmente." Risponde così.
"Ti ho chiamato per informarti che sono a lezione, smettila altrimenti sarò costretta a spegnere il telefono."
"Gin, smettila di essere capricciosa."
"Io capricciosa?!" Esclamo "Ci possiamo vedere giusto tre o quattro volte l'anno prima dell'estate e tu non ti presenti!"
"Ti ho già chiesto scusa mille volte...ma oggettivamente non è colpa mia se l'auto non andava."
"Come mi ha detto un mio amico: se veramente mi ami, vieni a piedi e corri."
"E chi avrebbe detto questa cazzata?"
"È la verità."
"Vorrei vedere lui." Dice "Smettiamo di litigare, va bene?"
"Non ti perdono, Pietro."
"Vedremo." Dice e riattacca il telefono.
Sbuffo gettando il telefono in borsa e mi appoggio alla parete. È la prima volta che io e lui litighiamo così. In un anno e qualche mese di relazione non ci è mai capitato di non parlarci per giorni. Magari l'anno scorso al liceo ci è capitato di discutere, anche per motivi futili, ma abbiamo risolto sempre in meno di ventiquattro ore.
Ora invece, per quanto possa non essere colpa sua se l'auto si è fermata oppure se il suo capo gli ha messo il turno quel giorno, sono molto delusa da lui. Sicuramente poteva almeno tentare di venire.
"Problemi d'amore?" Mi si para davanti Alessandro e se non avesse parlato nemmeno me ne sarei accorta. Sto affogando nei miei pensieri.
"Un po'." Mi mangiucchio un'unghia tenendo lo sguardo perso nel vuoto.
"Pietro ti ha fatto arrabbiare?" Domanda ed io annuisco.
Lui si guarda intorno infilando le mani nelle tasche, gesto che fa risaltare i suoi muscoli, e poi mi osserva.
"Che ne dici di saltare le prossime ore?"
"Ale, sono appena arrivata...non posso già mancare alle lezioni."
"Non ti preoccupare, gli appunti si recuperano." Sorride per tranquillizzarmi "Ora andiamo in un posto dove sicuramente dimenticherai Pietro."
Avanza verso l'uscita a passo lento e dopo pochi passi si volta verso di me .
"Vieni oppure no?"
Annuisco e lo raggiungo correndo, al diavolo le lezioni! Non mi concentrerei comunque...
Quando arriviamo al parcheggio vedo che è venuto con la macchina per mia fortuna e così posso rilassarmi sul morbido sedile di pelle.
"Non voglio sapere perché ti ha fatto arrabbiare." Mi avverte ed io gli sorrido grata. Quando uno sta male, parlarne aumenta solo il dolore.
Esce dal parcheggio e guida tranquillo prendendo la strada che porta fuori città, c'è un sole leggero che ogni tanto ci illumina e lo costringe a mettere gli occhiali da sole.
"Non è che Martina è gelosa? Io non voglio problemi, Ale."
"È molto gelosa." Ride lui "Ma non credo che nel farti sorridere ci sia malizia."
Lo osservo mentre guida serio e sorrido nel pensare a quanto sia speciale questo ragazzo, Martina non avrebbe potuto resistergli.
"Da quanto tempo state insieme?" Domando.
"Da una vita, ma lei non lo sa." Dice sorridente e vedendo la mia espressione confusa spiega "Ci conosciamo da tanto e ci siamo amati fin da subito, però prima lei stava con un altro e per farle capite che non lo amava c'è voluto tempo...stiamo insieme tra alti e bassi da due anni."
"Davvero? Io credevo da pochi giorni..." dico incredula "Quando noi due ci siamo presentati mi ha parlato male di te."
"Tipico." Gli si illumina lo sguardo "Quello era uno dei momenti bassi, ma sono riuscito a rimediare."
È così bello vedere come sorride quando parla di lei.
"Il problema è sempre stata la sua gelosia. Non appena una ragazza mi si avvicina si arrabbia, soprattutto con me. È colpa mia se sono tremendamente sexy?!" Esclama ironico e poi scoppiamo a ridere.
Cara Marti, non lasciartelo scappare.
Dopo quasi quaranta minuti arriviamo nel posto in cui dovrei dimenticare Pietro almeno per poche ore, e devo dire che ha veramente ragione.
Siamo in un grande parco, con diverse giostre e giochi, ma soprattutto molte bancarelle con dolcetti!
È molto distante dal centro, siamo sicuramente in periferia oppure siamo usciti da Milano, non lo so, ma è veramente stupendo. Sembra di tornare a quando avevo cinque anni.
"Zucchero filato?" Propone lui portandosi gli occhiali in fronte.
"Zucchero filato."

Dopo aver trascorso un intero pomeriggio a parlare con Alessandro e a conoscerci meglio, mi ha appena riportato a casa ed è salito anche lui per salutare Martina.
"Com'è andata oggi all'università?" Ci domanda Martina salutando me con un sorriso e il suo ragazzo con un bacio.
"Molto bene." Risponde lui.
"È stato stranamente divertente." Dico io e mi metto a ridere non appena incrocio lo sguardo di Alessandro.
"Avete bevuto?" Si lascia scappare una risatina Martina.
"No, ma non è una cattiva idea." Dice Ale "Aperitivo?"
"Io ci sto!" Si alza dal divano con un balzo Filippo e anche gli altri si preparano a partire.
Mentre afferro la giacca il campanello suona e afferro il citofono.
"Chi è?" Domando.
"Scendi. Dobbiamo parlare."
Il mio cuore si ferma quando riconosco la sua voce e mi precipito subito alla finestra. Sposto la tenda tra gli sguardi confusi di tutti e vedo la macchina di Pietro con lui appoggiato al cofano.
Non ci posso credere, è arrivato fin qui?
"Scusate ragazzi, io non posso venire. Ho da fare."
Alessandro e Martina guardano fuori dalla finestra e lui dice: "Lo stronzo forse non è così stronzo."
Gli rivolgo un sorriso poco prima di uscire e di scendere le scale tre gradini per volta.
Non me l'aspettavo proprio e devo dire che mi ha sorpresa. Non è tipico di Pietro fare queste cose, in generale essere romantico. Ma nemmeno io lo sono quindi non ho mai visto questa cosa come un problema.
Esco dal portone e mi avvicino a lui lentamente, posso sentire gli occhi dei miei coinquilini alla finestra.
"Mi dispiace tanto." Dice come prima cosa "Mi perdoni?"
I suoi occhi nocciola sono illuminati dalla luce del lampione e sembrano ancora più dolci del solito, i capelli scompigliati e i vestiti stropicciati segno del lungo viaggio che ha intrapreso.
"Certo che ti perdono, stronzo." Lo abbraccio e lui mi bacia prendendomi il viso tra le mani.
Forse non l'avrò perdonato del tutto, ma questo gesto gli ha fatto guadagnare un sacco di punti.

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