Oggi gita tra coinquilini, solo noi e nessun altro. Siamo seduti su un prato verde davanti al lago di Como, abbiamo steso una tovaglia e abbiamo fatto un pic nic. È una bella giornata, fresca ma con il sole. Martina mi passa un'altra fetta di crostata prima di riprendere a parlare.
"Non ho molte amiche qui, solamente una e si chiama Arianna. Sono sempre stata con gli amici di mio cugino." Racconta.
Abbiamo approfittato di questa giornata per conoscerci meglio, o meglio io li devo conoscere meglio e loro devono conoscere me.
"E te, invece? Da quanto tempo conosci Vanessa?" Mi domanda lei.
"Da quando stavamo alle elementari, ci siamo sedute vicino per caso il primo giorno di scuola e da quella volta siamo state compagne di banco per una vita." Prendo un'altra birra e la stappo "Voi quindi conoscete Filippo da tanto tempo?"
"Siamo BFF da sempre!" Ironizza lui con voce infantile, poi circonda il collo di entrambi con le braccia e li stringe a se.
Scoppiano a ridere ed io li seguo a ruota mentre mi rendo conto che gli unici che riescono a far ridere Andrea sono solo i suoi amici. È circondato da persone gioiose, primo tra tutti Filippo, ma anche Michele e Alessandro, e di sua cugina Martina non ne parliamo.
"Io vado a vedere cosa vende quella bancarella." Martina si alza ripulendosi i jeans.
"Hai l'armadio pieno, e stai riempendo anche il mio! Non comprare nulla!" Gli urla suo cugino anche se sa che non le darà mai ascolto.
Guardo Martina mentre si allontana e i suoi capelli castani sono mossi dal vento, il suo corpo è praticamente perfetto, potrebbe fare la modella. Forse è una caratteristica di famiglia, da quello che ricordo anche Amanda è molto bella.
Mi volto verso i due ragazzi, Filippo sta scrivendo con il telefono mentre Andrea sta giocando con una margherita tra le mani. Ha lo sguardo puntato sul fiore, il ciuffo scuro spettinato e i lineamenti ancora un po' abbronzati baciati dal sole. Si, la bellezza è una caratteristica di famiglia.
"Gin, credo che Martina ti stia chiamando." Mi avverte Filippo sollevando per un attimo lo sguardo dal telefono.
Vado subito verso di lei, attraverso la strada e vedo lei che mi aspetta con due braccialetti.
"Ti piace?" Ne solleva uno con il cinturino nero e lo yang bianco.
"Molto."
"È il tuo, è un piccolo regalo da parte mia." Mi mostra il suo polso con la parte mancante e il cinturino bianco "Io terrò lo yin."
Lo infilo subito e le getto le braccia al collo per abbracciarla. Mi conosce da così poco ma è sempre stata disponibile con me, mi ha coinvolto fin da subito nella sua vita.
Il mio telefono vibra e mi scuso con Martina per aver interrotto questo momento. Mi avvicino agli altri ma rimanendo un po' distante e in piedi, in modo da non disturbarli con la mia conversazione.
"Vane! Ciao, tutto apposto?" Domando.
"Ciao, Gin. Io sto benissimo, ma tu hai un minuto? Vorrei parlarti di una cosa..."
"Ora sono al lago con gli altri..." dico "ma cos'è successo? Mi devo preoccupare?"
"No, cioè non credo." Dice lei ma non la sento per nulla tranquilla "Riguarda Pietro. Ma devo parlarti con calma."
"Ormai me lo devi dire, non posso rimanere con il fiato sospeso fino a stasera." Sposto lo sguardo su Filippo e Andrea che mi stanno fissando e forse si stanno chiedendo perché sono sbiancata. La voce di Vanessa è troppo tesa e mi fa preoccupare.
"Va bene, te lo dico, ma promettimi di non dare di matto, ma di restare tranquilla. Siediti se vuoi."
L'ansia. Mi accovaccio per terra sull'erba, la schiena appoggiata al tronco di un albero e lo sguardo rivolto verso l'alto.
"Premettendo che sono sicura di quello che ho visto, ma non ne so i motivi e le ragioni." Si schiarisce la voce "Ieri sera, mentre uscivo dal supermercato, ho visto Pietro ed una ragazza. Le cingeva le spalle con un braccio, era buio ma ho visto che lei avevi i capelli scuri."
Abbandono la testa contro il tronco e mi copro la fronte con la mano libera. Non ho più fiato. Non riesco a pensare a nulla. Ho gli occhi come sbarrati. Ci deve essere una spiegazione.
Forse è sua cugina. Conosco solo cugini maschi, ma ce ne potrebbe essere una femmina...
O forse è un'amica con cui scherzava.
"C-come era lei? Non l'hai mai vista?"
"No, o almeno credo. Era buio, Gin, so solo che era lui."
Chiudo gli occhi e mi mordo il labbro. Sto trattenendo le lacrime, forse grazie alla rabbia che mi ribolle nello stomaco, ma in fondo al mio cuore c'è ancora una speranza.
"Gin..." mi richiama Vanessa "scusa se te l'ho detto così. Non ho visto nulla, nè un bacio, nè una carezza. Solo quello che ti ho detto. Ma non mi sembrava giusto nascondertelo."
"Hai fatto bene, Vane." Dico con un filo di voce, credo di stare per scoppiare "Ora devo andare. Ho bisogno di pensare."
Riattacco il telefono, mi avvicino agli altri ed ignoro le loro domande, afferro la giacca di jeans e mi allontano. Ho bisogno di passeggiare e pensare.
Anche se ora lo chiamassi cosa gli potrei dire? Chi è la ragazza con cui eri ieri sera?Negherebbe subito. Inoltre non so nemmeno chi sia...
Questa era l'unica mia paura.
La distanza. La distanza è letale per qualsiasi rapporto. Io ci credevo, o forse ci speravo, che tutto sarebbe rimasto uguale. Ma in fondo non so nulla di lui. Non so cosa stia facendo in questo momento, dove sia o con chi sia.
Attraverso il pontile di legno dove attraccano le barchette e mi siedo su quelle stecche scheggiate e rovinate, con le gambe a penzoloni e le braccia conserte.
Il legno intorno a me scricchiola e vedo gli anfibi neri di fianco a me che lasciano il posto a dei jeans neri. Andrea si è seduto come me, ha le mani chiuse a pugno tra loro e le sta guardando.
"Non ti chiederò cosa succede, se vuoi dirmelo me lo dirai." Dice prima di sprofondare nel silenzio.
Alzo lo sguardo e vedo i nostri amici che ci stanno guardando preoccupati. Abbasso subito gli occhi e sento una lacrima rigare la mia guancia. Non posso piangere, ho sempre pensato che piangere per un ragazzo fosse stupido.
"Riguarda Pietro." Dico e lui non si smuove.
Sospiro e non appena mi sono tranquillizata un po' aggiungo: "Forse mi tradisce."
Appoggia le mani dietro la sua schiena per accomodarsi, punta lo sguardo verso il lago e quando mi volto verso di lui sposta lo sguardo nei miei occhi.
"Io so di essere uno stronzo." Afferma e deglutisco "Ma ho anche un grande pregio: la lealtà. Penso che sia una delle cose fondamentali della vita, e non te lo sto dicendo per vantarmi, ma per dimostrarti che avevo ragione a considerarlo un idiota."
Fa una pausa e poi aggiunge: "Ok, forse mi sto vantando."
Mi spunta automaticamente un sorriso a pensare a quanto non possa fare a meno di essere spavaldo. Però ha ragione: la lealtà è una qualità stupenda.
"Ci rimette lui, Gin." Appoggia una mano sulla mia schiena "So che tra di noi non scorre buon sangue, ma posso anche dimenticarmene in questo caso."
Mi circonda le spalle con un braccio e mi avvicina a lui, facendomi appoggiare la mia faccia sul suo petto.
"Hai bisogno di un abbraccio." Sussurra al mio orecchio "Da domani potrai continuare a farmi la guerra."
Sorrido contro il suo petto, sorpresa da quanto sia lunatico questo ragazzo ma anche da quanto sia dolce.Ehi, ehi, ehi!
Fino ad ora non ho parlato molto (anzi per nulla) perchè non mi piacciono molto questi spazi autrice che quasi mai nessuno legge alla fine. Peró ho una comunicazione. Come avrete visto ho cambiato il nome da "Spicchi di luna", nome scelto perchè (ormai ve lo posso dire) i genitori di Alessia e Filippo raccontano questi spicchi di vita ai figli tutte le sere, in "Serotonina". Che cos'è la serotonina? È quell'ormone famoso per essere "l'ormone della felicità", una definizione un po' riduttiva per le sue tante funzioni (che Ginevra vi spiegherà da perfetto medico) ma che racchiude in poche parole quello che è questo libro. Questo libro narra della vita, della vita nella sua semplicità, ricca di momenti belli e brutti. Ma è una visione della vita molto bella, perchè tutto quello che ci sembra una tragedia in realtà è solo un altro pezzo del puzzle. Ho parlato anche abbastanza, spero solo che vi piaccia. Buona giornata a tutti!🌻
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Serotonina
عاطفيةA tutti i genitori capita che prima o poi i figli chiedano "Mamma, papà, come vi siete conosciuti?" E anche se i genitori non lo danno a vedere, sono contenti di questa domanda, perché per loro è un'occasione per ripensare con nostalgia alla loro gi...