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"Non ho capito perchè non puoi scendere da noi a Natale." Dice mio fratello al telefono.
"Andrea si è fatto male..." dico mentre attraverso la strada dopo essere andata a fare la spesa a piedi.
"Ricordami chi è Andrea..." dice lui e lascia seguire un'imprecazione. Tutto normale quando cerca di impegnarsi nei lavoretti di casa anche se non è capace. Ora sta tentando di aggiustare il lavandino.
"Il mio coinquilino." Affermo schiacciando il telefono tra la spalla e la guancia per cercare le chiavi di casa in borsa.
"Quello biondo?"
"No, moro."
"Quindi l'altro." Che genio della matematica, sono due, se non è l'uno è l'altro!
"E quindi gli serve la balia?" Chiede scettico.
"Non possiamo abbandonarlo qui, non puó nemmeno uscire di casa. Che ne dite di venire tu e papá a Milano?" Trovo finalmente le chiavi sepolte.
"Ora glielo chiedo..." sbuffa "ti lascio, altrimenti impazzisco con questi tubi."
"Ciao, fratellino." Dico entrando in casa.
"Ciao." Richiude la chiamata e me lo immagino arrabbiato tra gli sportelli sotto al lavandino.
Rido tra me mentre sistemo le cose in frigorifero. In casa ci sono solamente Amanda che sta studiando in camera di Andrea, e ovviamente Andrea che sta guardando una serie tv alla televisione. Forse non fare nulla tutto il giorno non gli dispiace molto, ci vorrebbe anche a me.
Ho appoggiato il telefono sul tavolino meno di due minuti fa ma squilla nuovamente e mi avvicino. Quando leggo sullo schermo il nome di Vanessa mi si gela il sangue. Cosa vuole ora? Rifiuto la chiamata ma insiste ed insiste, fino a quando si stanca di non ricevere risposta e smette.
Intanto suonano al campanello e rispondo al citofono.
"Sono Vanessa. Scendi, dobbiamo parlare."
È sotto casa mia? Di cosa vorrebbe parlare? Mi sembra già tutto abbastanza chiaro. Afferro la giacca e scendo di corsa le scale ripetendo a me stessa di mantenere la calma, non posso prenderla a schiaffi. Al massimo solo uno.
"Cosa diavolo ci fai qui?!" Le urlo contro uscendo dal portone. Fuori fa freddo, ma non ho nessuna intenzione di farla entrare in casa.
"Sono venuta a parlarti. Non per farmi perdonare, ma per chiarirci una volta per tutte e, se vuoi, chiudere qui la nostra amicizia."
"Io l'ho già chiusa più di un mese fa." Ribatto ma lei continua.
"Ti voglio raccontare tutto." Esordisce mentre si guarda intorno cercando un posto dove sedersi, e lo trova su un muretto di cemento.
"Devo togliermi questo peso perchè so di aver sbagliato." Dice e poi prende un gran respiro "Da quando sei andata via mi sono sentita molto sola. Avevo solo te come amica, ma ho cominciato ad uscire con altre ragazze del mio corso e qualche sera è capitato che anche il gruppo di amici di Pietro si unisse a noi. Lui mi ha raccontato che non ce la faceva a starti lontano per tutto questo tempo, che le relazioni a distanza non facevano per lui e che forse era meglio chiuderla prima per soffrire di meno."
"In base a cosa avrei dovuto soffrire di meno?" Domando scettica senza ricevere risposta.
"Così ogni tanto uscivo con lui per fargli compagnia, come avveniva quando c'eri anche tu ed io facevo il terzo incomodo, perciò andavamo al cinema, alla sala giochi o al parco. E ci siamo baciati, più volte. Non hai idea di quanto ci sono stata male e volevo dirtelo ma lui mi ha detto che voleva parlarci prima lui con te, ma non l'ha mai fatto. Dopo è successo che avete litigato per un motivo stupido e lui ha colto la palla al balzo per lasciarti. Così ci siamo potuti frequentare senza sensi di colpa, o almeno così credeva lui, dato che io ho pensato continuamente a come saresti stata se lo avessi scoperto."
Sospira sfregandosi le mani per scaldarle mentre io la fisso impassibile. Ormai non mi importa più di lei, come di Pietro, gli sono completamente indifferente. Li guardo solo come si guardano persone spregevoli come loro.
"Mi piace Pietro, Gin, veramente. Forse mi è sempre piaciuto, ma lui aveva scelto te e a me stava bene. Fino a pochi mesi fa. Mi dispiace." Si schiarisce la voce "So che non saremo mai più amiche e che sei ancora arrabbiata con me, forse lo ami ancora e ci stai male, ma sappi che mi dispiace molto."
Aspetto che finisca di parlare con questa finta faccia da cane bastonato e poi parlo finalmente io: "Sai, mi sono fidanzata. Ormai da due mesi."
Lei spalanca gli occhi sorpresa e schiude lievemente le labbra sussurrando un "non lo sapevo".
"È stato un colpo di fulmine e, come sai, io non ci ho mai creduto. È successo tutto alla svelta, ma stiamo veramente bene insieme. Non posso dire che sarà quello giusto da portare all'altare oppure che vivrà con me per il resto della mia vita, ma ora mi rende felice." Spiego "Io non vi ho pensato nemmeno per un secondo in questi mesi, che tu ci creda oppure no. Ho gettato tutto quello che mi ricorda di voi, non voglio nulla che mi ricordi che le due persone più importanti della mia vita, esclusa la mia famiglia, mi hanno pugnalata alle spalle."
E mentre parlo la voce mi si incrina un po' ma con tutte le mie forze riesco a non piangere mentre la guardo negli occhi. Ancora stento a crederci.
"Perció è un addio." Sussurra lei ed io annuisco.
Rientro in casa dandole le spalle mentre lei rimane ferma dove era. Cosa si aspettava? Che l'avrei perdonata? Che sarebbe tornato tutto come prima?
Salgo le scale lentamente ed aggrappandomi al corrimano, o forse lo sto usando per trascinarmi in cima. Mi ha fatto male rivederla. Ha riaperto una ferita che stavo cercando di chiudere e che forse non si rimarginerà mai del tutto. Sembra impossibile che la persona con cui hai condiviso tutto e trascorso insieme un quarto della tua vita, possa diventarti indifferente. Perchè è questo che Vanessa deve diventare per me, indifferente. L'odio è comunque una forma d'amore al contrario, comporta un interesse, che lei non merita. La peggior arma è l'indifferenza, l'unico modo per farla sentire veramente una merda.

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