È quasi mezzogiorno e ancora non mi sono alzata dal letto. Ho saltato le lezioni per starmene sotto le coperte, con gli occhi persi nel vuoto ma senza piangere. Credo di aver terminato le lacrime ieri sera.
Ancora non ho chiamato Pietro perché non ne ho avuto la forza, ma spero di riuscirci entro oggi.
"Posso entrare?" Domanda Andrea dietro la porta ed io mugolo qualcosa che lui prende per un sì.
"Hai un aspetto orribile." Constata ancora sulla porta con la faccia schifata.
"Grazie. Sempre di aiuto, tu." Rispondo girandomi con la faccia spalmata sul cuscino.
Sento i suoi passi avvicinarsi al letto, così apro un occhio e vedo che è vestito con dei jeans e i suoi anfibi. Quando sta a casa non indossa queste cose, forse è tornato ora.
"Gin." Si siede e appoggia la sua mano sulla mia schiena "Non puoi stare qui dentro, devi essere forte."
"Ora ti cambi..." fa muovere la sua mano su e giù, come se volesse massaggiarmi la schiena "ed andiamo a pranzo e poi a fare un po' di shopping."
Sta scherzando?
"Chi ti ha obbligato a farlo?" Domando alzando di poco la testa dal cuscino.
"Nessuno..." sorride dolcemente e mi domando se sia veramente lui o un sogno "solo che ti preferisco quando fai la stronza con me piuttosto che quando non riesci nemmeno ad alzarti dal letto."
"Quindi ora, tu ti vesti ed io ti aspetto sotto." Si alza e mi punta l'indice contro.
"Fai presto!" Strizza l'occhio prima di uscire ed io sono sempre più convinta che soffra di personalità multiple.Dopo aver pranzato in un fast-food, proprio quello che mi serviva, siamo andati al centro commerciale con la sua auto. Ed ora, mentre lo guardo camminare al mio fianco che sbircia tra le vetrine, sembra totalmente un'altra persona.
Forse mi sta riservando il suo odio per più avanti, ma intanto mi godo questi momenti in cui sembra una persona normale.
"Vogliamo entrare qui?" Domanda indicando un negozio di abiti eleganti.
"A cosa mi serve un vestito?" Domando.
"Un vestito serve sempre." Afferma entrando "Inoltre tra pochi giorni si sposa mia cugina."
"Ed io cosa c'entro?" Domando confusa.
"Martina ed io non ci saremo per tre giorni, voliamo in Sicilia. Anche Filippo è stato invitato perché conosce mia cugina Sara, perciò non ti potevamo lasciare a casa da sola. Verrai con noi."
"Ma non c'entro nulla, non la conosco nemmeno..."
"Non lamentarti. I matrimoni di solito piacciono alle ragazze, ti farà bene una piccola vacanza."
In effetti penso che sarà una bella esperienza. Durante i tre giorni in Sicilia, anche se è ottobre e fa freddo, ci dovremmo comunque divertire.
"Vogliamo iniziare?" Domanda afferrando un po' dei vestiti che si trova davanti.
Lui si accomoda su una poltroncina di pelle nera davanti al camerino dove mi sto cambiando. Decido di uscire con addosso un abito rosa cipria che mi fa sembrare una bomboniera.
"Mio Dio, mancano gli unicorni..." gioca con gli occhiali da sole mentre mi ispeziona "non va affatto bene."
Non è brutto, ma effettivamente con i miei capelli biondi sembro una bambolina da carrion.
La stessa identica situazione di ripete per almeno altri sette oppure otto vestiti, sembra che non gliene piaccia nessuno ed io sto cominciando ad irritarmi.
Sistemo l'abito blu che ho appena indossato, stretto il corpetto con scollatura a cuore e e girocollo trasparente, morbida la gonna a balze.
"Spero che questo ti vada bene perché non ho intenzione di provarne degli altri!" Brontolo mentre esco "Abbiamo messo a soqquadro il negozio e la commessa mi sta guardando male!"
Mi guardo allo specchio ma non avvertendo nessuna risposta da parte sua, e con il presentimento che si sia addormento, mi volto verso di lui che mi sta fissando.
Ha la stecca degli occhiali scuri tra i denti, il ciuffo dei capelli all'indietro e la gamba destra appoggiata in maniera comoda sulla sinistra.
"Sei stupenda." Afferma e il suo pomo d'adamo va su e giù.
Abbasso lo sguardo e osservo ancora un po' il vestito, poi lo ringrazio con un filo di voce.
Si alza in piedi e viene verso di me, fermandosi a pochi centimetri. Io alzo lo sguardo verso i suoi occhi che mi stanno fissando, poi la sua mano scivola nella mia e mi fa girare creando una ruota con il vestito.
"Ti sta benissimo, dobbiamo prenderlo." Afferma lasciando un poco per volta la mano.
Mentre parla un soffio delicato sfiora il mio viso, ormai sembra quasi che anche le sue ciglia lunghe mi sfiorino e non so come spiegare l'energia che c'è tra il mio e il suo corpo in questo momento.
Distolgo lo sguardo fingendo di dare un occhiata in giro, mi schiarisco la voce e dico: "Va bene, allora lo compro. Ora vado a cambiarmi."
Non appena entro in camerino mi chiudo la tenda alle spalle e mi lascio cadere sul piccolo pouf.
Cosa è appena successo?
Cerco di tornare a respirare normalmente e mi guardo allo specchio che ho davanti. Sembro così idiota.
Non so cosa sia stato e non so nemmeno come sia possibile, ma ho avvertito una sorta di elettricità, come dell'empatia.
Mi svesto cercando di non pensare a quella sensazione e il mio telefono squilla facendo apparire il nome di Pietro.
Proprio ora che non ci stavo pensando...
Rifiuto la chiamata ed esco dal camerino con la borsa in spalla e il vestito in mano.
Mentre siamo in cassa il mio telefono squilla nuovamente, e Andrea mi osserva mentre fingo di non accorgermi.
Non faccio in tempo ad uscire dal negozio che squilla ancora, lo afferro per spegnerlo ma Andrea lo afferra e risponde alla chiamata.
"Per oggi hai chiamato abbastanza, non credi?" Risponde con voce dura ed io cerco di riprendermi il telefono.
"No, non ci sto zitto." Dice arrabbiato.
Deve smetterla, così non migliora la situazione.
"Passamelo, per favore." Sibilo e lui scuote la testa.
"Ora non ti vuole parlare, ti faccio richiamare quando abbiamo finito." E riattacca.
Io sono sconvolta.
Mi riconsegna il telefono spento e s'incammina facendomi segno di seguirlo. Come gli è venuto in mente?
"Ha detto che mi ammazza quando torna qui, ma per favore..." fa una smorfia estraendo una sigaretta.
"Pesa 40 chili mollo, mi fa solo ridere." Borbotta tra se.
"Perché voi maschi dovete sempre essere così idioti?" Scuoto la testa.
"Un grazie sarebbe bastato, sai?"
"Grazie? Di cosa? Di aver reso la situazione ancor più complicata? Ora non solo dovremo litigare perché presumibilmente mi ha tradito, ma anche perché avrà da ridire sul fatto che ora sto con te."
"Dove sarebbe il problema?" Si blocca in mezzo alla strada e mi guarda male "Non stiamo facendo niente di male, ti ho accompagnato a fare shopping perché mi facevi pietà, io non piaccio a te, ma soprattutto tu non piaci a me!"
Ha gli occhi come due pozzi neri e sembrano colmi d'ira.
"Dovresti farti curare." Dico "Da uno bravo."
Cammino a passi svelti. Torneró a casa piedi, sempre meglio che stare in auto con quel lunatico narcisista.
STAI LEGGENDO
Serotonina
RomanceA tutti i genitori capita che prima o poi i figli chiedano "Mamma, papà, come vi siete conosciuti?" E anche se i genitori non lo danno a vedere, sono contenti di questa domanda, perché per loro è un'occasione per ripensare con nostalgia alla loro gi...