Se il buongiorno si vede dal mattino, oggi è decisamente un brutto giorno. Filippo è andato all'università, i due fratelli sono usciti insieme e Martina mi ha convinto ad andare a correre con lei. Brutta, bruttissima idea. È un caldo micidiale e se non mi fermo all'ombra penso di morire.
"Acqua!" Quasi urlo vedendo una fontanella.
"Ginevra, non siamo nel deserto, ma soprattutto stiamo correndo da dieci minuti!"
"Non giudicarmi..." cerco di dire mentre bevo e per poco mi affogo.
Vedo arrivare in lontananza, mentre sono sdraiata sotto l'acqua come una foca, Andrea che corre accompagnato da un altro ragazzo. Quando mi passa davanti lo saluto con un cenno di mano e lui passa oltre come se fossi invidibile, anche l'altro ragazzo se n'è accorto tanto che si gira lui a guardarmi.
Io l'ho detto che l'aria di Milano è strana...
"Marti, dimmi una cosa..." mi asciugo il volto e mi avvicino a lei "ma che problemi ha tuo cugino?"
Lei scoppia a ridere e mi risponde: "Tanti."
"Mi sembra molto lunatico..." dico e lei mi ferma subito.
"Solo un po' tanto, sarebbe in grado di abbracciarmi e subito dopo uccidermi." Dice ironica lei ma io ho seriamente paura "È sempre stato così, sin da bambino. Questa cosa però attira molte ragazze, ha una lista sai?"
"A me, personalmente, fa paura questa cosa. E poi...una lista? Seria? Che cosa maschilista..." scuoto la testa disgustata io, forse perché ho sempre avuto ragazzi che non mi hanno mai trattata come un oggetto per fortuna. Non che abbia avuto tanti ragazzi, oltre a Pietro ce n'è stato solo un altro quando avevo quindici anni.
"Ha sull'agenda vari numeri di telefono, di varie ragazze. Ma ora smettiamola di parlare e cammina!" Mi prende per un braccio e mi trascina.
Giuro che è l'ultima volta che vado a correre o anche solo a camminare!
La cosa brutta di Milano è che puoi correre solo negli spazi verdi, mentre nel mio paese potevo girare ovunque, qui invece è la seconda volta che facciamo lo stesso percorso. Anche Andrea e il suo amico stanno facendo il nostro percorso, ma ad un nostro giro ne corrispondono tre dei loro.
"Non ne avete fatta molta di strada, vero Marti?" Dice una voce dietro di noi mentre siamo di nuovo appollaiate su una panchina.
"Ale, pensa a correre." Dice lei senza nemmeno voltarsi, ma lo faccio io per sapere chi sta parlando.
È l'amico di Andrea, un ragazzo con i capelli castani e gli occhi nocciola.
"Quanto sei acida..." borbotta lui e poi si gira verso di me "Piacere, Alessandro. Tu dovresti essere la loro nuova coinquilina, ci vedremo spesso."
"Purtroppo." Sbuffa Martina e lui mi rivolge un occhiolino.
"Andrea!" Richiama il suo amico che si avvicina "Quasi quasi mi trasferisco anche io da te, con queste belle ragazze..."
"Se vuoi ci scambiamo casa!" Gli risponde Andrea e Martina gli fa la limguaccia.
"Vi saluto, bellezze." Strizza l'occhio Alessandro e Martina alza gli occhi al cielo quando ormai lui è troppo lontano per vederla e ha già affiancato Andrea.
"Sembra simpatico." Dico io e lei mi guarda disgustata.
"È un arrogante bugiardo."
"Non sembrerebbe, cosa ti ha fatto?"
"Preferisco non parlarne ora. Ora muoviamoci o ci prenderanno in giro per la nostra lentezza." Ride lei ed io guardo i due ragazzi che ormai sono molto distanti da noi, torreggiano con la loro altezza e le spalle larghe, le braccia muscolose e il busto snello. Certo, non sono male."Io credo proprio che mi prenderò un anno sabbatico." Dice serio Filippo chiudendo i libri e sbuffando.
"Se mi bocciano anche quest'anno i miei genitori mi uccidono." Aggiunge poi squotendo la testa.
"Cosa studi?" Domando avvicinandomi a lui e sedendomi accanto.
"Ingegneria matematica."
"Uh..." dico io "suona brutto."
"Molto brutto, dovevo dare ascolto a Venditti quando diceva che la matematica non sarà mai il mio mestiere."
Scoppio a ridere e lui mi segue subito dopo, fortuna che c'è Filippo in questa casa!
Il mio telefono inizia a vibrare e vedendo il nome di Pietro mi allontano sul terrazzo.
"Piè." Rispondo.
"Ciao, piacere sono Pietro, il tuo fidanzato. Ti ricordi di me, vero?" Dice tutto d'un fiato e mi spunta un sorriso.
"Scusa se non ti ho chiamato, ma ho avuto la testa altrove, è difficile ambientarsi qui."
"Capisco." Dice lui " Presto ti verrò a trovare, non appena finisco questa sessione d'esami. Spero solo di superarla."
"Certo, sei bravissimo." Pietro studia ingegneria informatica ed è un vero genio, si preoccupa sempre troppo.
"Lí come va? Sono simpatici i tuoi coinquilini?"
"Si, più o meno tutti."
"Più o meno?" Ride lui.
"Si sono simpatici, giusto uno di loro è un po' stronzo."
"Non devi per forza andare d'accordo con tutti..." mi dice lui e poi aggiunge "scusa ma devo andare, un'ultima cosa: forse anche Vanessa verrà con me quando ti verrò a trovare ma ancora non è sicuro nulla."
"Spero proprio di si, ciao Piè."
"Ciao, Gin."
Forse anche la mia migliore amica verrà qui e non vedo l'ora! Mi è dispiaciuto molto lasciarli per venire a studiare qui, loro due frequentano la stessa università e possono vedersi tutti i giorni.
"Lo stronzo sarei io?" Domanda una voce cupa dietro di me. È Andrea che si sta accendendo una sigaretta.
Forse ho appena fatto una figura di letame.
"Non sei proprio mister simpatia, tutto qui." Spiego.
"Purtroppo non si può avere tutto nella vita." Soffia fuori una nuvola di fumo come un drago "Io ho la bellezza, l'intelligenza, la bellezza, la forza..."
"La modestia non ce l'hai." Lo fermo subito e lui annuisce.
"Essere sicuri di sè è una buona cosa." Dice il saggio 2.0.
"Ma il passo per cadere nell'arroganza è molto corto." Sorrido falsamente.
Solleva i gomiti dal terrazzo e lascia cadere un braccio lungo il fianco mentre mi punta quello dove tiene la sigaretta in faccia.
"Tu non mi piaci." Afferma tenendo i suoi occhi fissi nei miei.
Non so veramente cosa dire, in un certo senso ha appena ammesso che mi detesta, anche se in realtà lo immaginavo.
"Me ne farò una ragione." Dico tranquillamente guardandolo negli occhi, fanno quasi paura quelle iridi così scure.
Anche se in realtà non sono nere come pensavo, è questa sua aria cupa che gli conferisce un tono scuro, ma in realtà viste da vicino e alla luce del sole sono di un marrone intenso.
"Bene." Dice sprezzante.
"Bene." Ripeto io.
Poi gli rivolgo un sorriso così falso che mi meraviglio di me stessa, e così lo lascio solo sul terrazzo a finire quella merda che gli brucerà i polmoni.
Ha ragione Pietro: non posso andare d'accordo con tutti, me ne devo fare una ragione.
Benché abbia avuto solo una vera amica, Vanessa, sono sempre andata d'accordo con tutti e ho sempre preferito la pace. Ma il modo in cui mi guarda questo ragazzo, quasi come se gli facessi schifo, mi spinge ad odiare qualcuno per la prima volta.Vi vizio con altri due personaggi...
Alessandro
Pietro
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Serotonina
RomanceA tutti i genitori capita che prima o poi i figli chiedano "Mamma, papà, come vi siete conosciuti?" E anche se i genitori non lo danno a vedere, sono contenti di questa domanda, perché per loro è un'occasione per ripensare con nostalgia alla loro gi...