Ieri sera Andrea è tornato a casa e, neanche a dirlo, a imprecato ad ogni gradino. Peró lo capisco: ha dovuto salire tutte le scale con una stampella che teneva con il braccio sano e con l'altro braccio aggrappato a Filippo. Filippo si è offerto di portarlo in braccio ma l'ho bloccato subito: meglio non fare altri danni.
Questa mattina Martina gli ha portato la colazione in camera per non farlo alzare dato che sarebbe meglio che stesse fermo.
E invece ora me lo ritrovo sul terrazzo con una sigaretta in mano, ovviamente ha approfittato del momento in cui io stavo studiando, Martina era a lavoro e Filippo all'università.
"Come ti è saltato in mente di venire qui da solo? Per fumare poi!" Esclamo vedendolo.
"Gin, non ho bisogno della babysitter." Soffia fuori il fumo "E nemmeno di un dottore."
"Di un dottore credo proprio di sì." Mi avvicino e gli strappo la sigaretta dalle dita.
"Basta con questa merda." Dico schiacciandola nel posacenere.
"Hai rovinato uno dei pochi momenti di libertà della mia giornata, grazie." Riafferra la sua stampella e si alza.
"Un giorno mi ringrazierai."
"Ma perché devo vivere con un dottore in casa?" Si domanda mentre rientra.
Se qualcuno prova a comprargli un pacchetto di sigarette in questi giorni in cui non puó uscire, lo uccido.
Rientro in casa e mi dirigo verso il frigorifero da cui prendo uno yougurt con l'avena. Inizio a mangiare quella pappetta che fa molto bene ed è anche abbastanza buona. Certo, pane e Nutella non lo batte nessuno.
"Mi stai facendo schifo in questo momento." Dice Andrea con l'aria di uno che sta per vomitare.
"Lo mangio quasi tutti i giorni, ti sei accorto ora?" Infilo un altro cucchiaino in bocca pieno di questo mistume.
"Non ti si puó guardare." Dice schifato.
"Non eri della stessa opinione quando mi hai baciato e l'avevo mangiato due ore prima." Affermo parlando troppo sinceramente. Come mi è venuto in mente di dirglielo?
Infatti anche lui sembra sorpreso e prima di rispondermi si schiarisce la voce: "Non avevamo deciso di non parlarne più?"
Deglutisco e poi mi alzo per prendere un bicchiere d'acqua. Ha ragione, avevamo deciso di dimenticarlo e di far finta che non fosse accaduto. Perchè non penso prima di parlare?
"Era una battuta." Cerco di difendermi.
"Bè, scusami se ti ha dato così fastidio." Mi risponde acido sempre restando seduto sul divano. Ovvio che resta seduto sul divano, è praticamente distrutto.
Così decido di avvicinarmi io per parlare a quattr'occhi e mi siedo sulla poltrona davanti a lui.
"Non è che mi abbia dato fastidio, solo che..."
"Ginevra, lo capisco. Sei fidanzata, è normale che ti abbia dato fastidio." Mi interrompe lui "Ho sbagliato perchè non ero in me, avevo bevuto troppo. Quasi non me lo ricordo quel bacio."
E forse quest'ultima affermazione mi fa un po' male perchè io ci ho pensato per una notte intera, forse anche di più.
"Quindi vorrei mettere davvero una pietra sopra quest'argomento, va bene?" Dice ispezionandomi con i suoi occhi scuri, anche se con questo collarino bianco non fa per nulla paura.
Annuisco e mi alzo andando a lavare bicchiere e cucchiaio.
"Sbaglio o non sei d'accordo con me?" Dice mentre sono di spalle davanti al lavandino.
"Non è che non sono d'accordo..." sbuffo chiudendo l'acqua e voltandomi verso di lui mentre asciugo le mani "solo che non ti sei accorto che nulla è come prima? È impossibile guardarti e non pensare che un giorno ci siamo baciati. Inoltre viviamo sotto lo stesso tetto, sono costretta a incontrarti mille volte al giorno."
"Mio Dio..." sbuffa alzando gli occhi al cielo "non darai veramente cosí peso ad un bacio?"
"La gente alla feste si bacia per divertimento, perchè è senza pensieri, io ti ho baciato perchè eri lì con me, se ci fosse stata un'altra l'avrei baciata lo stesso." Aggiunge.
Non so quale divinità in questo momento mi stia trattenendo dall'ucciderlo. Potrei accoltellarlo, tanto non riuscirebbe a scappare in queste condizioni.
"Mi fai schifo." Affermo sbattendo l'asciugamano sul lavabo e andandomene dritta in camera mia.
Tratta le persone come se fossero oggetti, ognuno vale allo stesso modo. Che persona triste. Ma soprattutto sono stupida io che ci penso.
Afferro nervosamente il mio telefono dal comodino e noto dei messaggi. Uno è da parte di Martina che mi informa che questa sera per cena riporterà la mortadella. Ottimo.
L'altro è di Cristian che mi chiede se ho voglia di andare al cinema con lui dopo cena.
Perchè no?
Mi risponde che mi passerà a prendere alle 9 ed intanto preparo sul letto i vestiti che indosseró dopo.
Quando gli altri sono di ritorno esco dalla mia tana dove sono rimasta a studiare un altro po' e ceniamo tutti con una bella baguette con la mortadella. Ci voleva una cenetta rustica, con una bella birretta.
Mentre mi sto infilando i jeans bussano alla porta e gli dico di attendere un secondo perchè devo ancora mettere la maglietta.
"Ora posso entrare?" Dalla voce riconosco che è Andrea.
"Entra." Dico afferrando le scarpe e sedendomi sul letto. Lui entra lentamente richiudendosi la porta alle spalle e poi si viene a sedere sul letto.
"Forse hai frainteso le mie parole..." sussurra per non farsi sentire dagli altri "non volevo dire che te o un'altra sarebbe stata la stessa cosa, ma semplicemente che l'ho fatto in un momento di debolezza perchè mi pare abbastanza oggettivo che sei una bella ragazza, ma forse da sobrio non l'avrei fatto perchè non ne avrei avuto motivo..."
Ho giá perso il filo del discorso.
"Andrea, hai detto che non ne avremmo più parlato." Mi alzo andando verso lo specchio per mettere il mascara "Non devi fare un favore a me dicendomi che non sono come tutte le altre, non mi interessa piacerti. Lo devi fare a te stesso: inizia a dare peso ai sentimenti, ormai mi sembri abbastanza grande."
"Ginevra! C'è Cristian!" Urla Martina, forse l'ha visto parcheggiare la macchina.
"Arrivo!" Urlo a mia volta e poi mi rivolgo ad Andrea "Ora devo andare, se vuoi restare ancora un po' qui per me va bene. Tanto torneró tardi."
Gli passo davanti per prendere la borsa e lui mi guarda con il mento all'insù, come sempre da quando ha questo collare.
"Perchè tu ce l'hai un ragazzo che ti ama..." dice acido alzandosi lentamente in piedi "mentre io resto un poveraccio senza sentimenti."
Muove appena le stampelle in avanti per incastrarmi tra il muro, le stampelle, il letto e lui. Mi vuole intrappolare?
"Hai mai pensato che forse la colpa non sia totalmente mia se non ho incontrato una persona da farfalle nello stomaco e da brividi?"
"Tu hai avuto questa fortuna, io no." Ringhia "Smettetela di farmene una colpa."
Esce a stento da quel cunicolo stretto ed io aspetto immobile che esca dalla mia camera. Va bene, non me lo aspettavo.
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Serotonina
RomanceA tutti i genitori capita che prima o poi i figli chiedano "Mamma, papà, come vi siete conosciuti?" E anche se i genitori non lo danno a vedere, sono contenti di questa domanda, perché per loro è un'occasione per ripensare con nostalgia alla loro gi...