"A presto!" I ragazzi salutano Pietro prima che esca sul pianerottolo seguito da me.
"Fai il bravo." Appoggio le mie mani sul suo petto e lui mi circonda la vita con un braccio facendomi avvicinare.
"Come sempre." Sussurra sulle mie labbra prima di lasciarmi un ultimo bacio.
Mentre scende le scale e lo vedo andar via, sospiro. Forse se fossi restata con lui sarebbe stato tutto diverso. C'erano buone scuole anche lì, potevo rimanere. Almeno l'avrei visto tutti i giorni, mi avrebbe accompagnata all'università, avremmo pranzato insieme...
Scuoto la testa allontanando il pensiero e rientro. I ragazzi si stanno preparando per tornare alle loro vite dopo il weekend e anche io dovrei fare la stessa cosa.
"Gin, se riesci a prepararti in cinque minuti ti accompagno all'università." Mi dice Alessandro prendendo le sue cose, ormai si è praticamente trasferito qui.
"Oddio, come faccio in cinque minuti?!" Osservo il mio pigiama e il mio riflesso orrendo nel forno.
"L'accompagno io." Dice Andrea sorseggiando la sua tazza.
"Grazie, ma passo." Gli sorrido falsamente. Mi ha offesa ieri sera e continua a prendersi gioco di me, andare in macchina con lui è l'ultimo dei miei programmi.
"Allora vai a piedi." Ribatte lui.
"Ti conviene accettare questa volta." Dice Alessandro e sbuffo mentre me ne torno in camera.
"Ti aspetto sotto!" Urla Andrea dalla cucina.
Scavo nell'armadio alla ricerca di qualcosa di decente, afferro i quaderni sparsi per la camera e mi ricordo di aver il libro nella borsa. L'afferro di sfuggita, così di sfuggita che mi cade a terra rovesciandosi. Sul pavimento vola una foto fatta con la polaroid, sará stata fatta intorno agli anni '80 e ritrae mia madre al mare. È seduta su uno scoglio con il mare azzurro dietro, i lunghi capelli mossi dal vento, gli occhiali da sole a coprirle gli occhi e un costume a pois. Sorrido nel vedere come mi somiglia, e chissà come sarebbe ora se fosse qui. Cosa direbbe di me che sono stata la sua rovina. In famiglia nessuno me l'ha mai fatto pesare, ma è evidente che se io non fossi mai nata mamma sarebbe ancora viva.
Rimetto la foto a posto perché è tardi e mi schiarisco la voce prima di scendere.
"Metti questo." Andrea mi porge il casco e faccio come dice, poi salgo in sella e mi aggrappo a lui. Non appena vedo che accelera sempre di più, stringo la presa attorno alla sua t-shirt nera e mi chiedo come faccia a non sentire freddo. Io ho addirittura il giacchetto.
Non appena sente la mia presa più stretta mi guarda attraverso lo specchietto, forse per capire se sto bene oppure per dirmi che lo sto soffocando. Credo sia più plausibile la seconda opzione.
Ho tenuto gli occhi chiusi per il resto del viaggio per non vedere in faccia la morte, e fortunatamente l'università dista solo pochi minuti.
Non appena accosta davanti all'edificio scendo con le gambe che tremano, mi sfilo il casco e mi sistemo i capelli. E mentre sono impegnata a tenere in una mano il casco e a sistemarmi i capelli intrecciati con l'altra, inaspettatamente si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia.
Io rimango interdetta con gli occhi spalancati, lui mi sottrae il casco dalle mani e da uno sguardo dietro di me.
"Dovevo allontanare una ragazza che ultimamente mi sta addosso." Spiega ed io annuisco ancora sconvolta.
Mi fa un cenno di mano e poi parte veloce, io mi volto e vedo che la maggior parte delle persone mi stanno fissando.
Essere al centro dell'attenzione era l'ultimo dei miei pensieri.
Attraverso la folla di ragazze e ragazzi che mi studiano da cima a fondo, e mi fiondo in aula.Sto amando sempre di più la scelta che ho fatto, medicina è veramente la mia strada. Amo ascoltare le lezioni e ho sempre voglia di imparare, ma dopotutto sogno questo mestiere da una vita.
"Scusami." Mi richiama una voce mentre sono assorta nei miei pensieri.
"Piacere, Veronica." Mi porge la mano la ragazza dai capelli rossi che fino ad un secondo fa avevo dietro.
"Ginevra." Stringo la sua mano.
"Si, lo so. Sei la nuova coinquilina di Andrea, vero?" Annuisco.
"È un piacere conoscere la nuova amica di Andrea, io sono la sua fidanzata." Sorride spostando le lunghe onde rosse.
Non mi aveva detto di essere fidanzato, ma non era nemmeno obbligato a farlo.
"Oh, forse durante una di queste sera ci conosceremo meglio a casa." Dico cercando di essere cordiale ma la sua risposta sancisce l'inizio della guerra tra me e lei.
"Non credo proprio, io e Andrea siamo più come animali notturni. Non perdo tempo con voi." Dice quasi disgustata ed io stringo i denti. Molto simpatica, direi.
"Oh, va bene." Dico semplicemente. Ha ragione Giacomo: sono troppo educata.
"Ora devo andare, volevo solo dirti che è il mio ragazzo." Rimarca l'ultima parola e si gira ondeggiando sugli stivaletti con il tacco che porta.
La detesto.
E poi uno sti cazzi ci sarebbe stato bene.
Torno a casa con Alessandro come ci eravamo accordati e, quando arrivo a casa, dato che sono sola, decido di rilassarmi un po' in terrazza con un libro. Oggi c'è un bel soletto, ed inoltre l'aria si è riscaldata di molto rispetto a stamattina.
Vado in terrazzo con il libro e la limonata, richiudo la porta-finestra e quando mi volto resto molto sorpresa nel vedere che non sono sola come credevo. Andrea è voltato di spalle e sta facendo dei pesi alla luce del sole. È senza maglietta e il sudore sulle sue spalle larghe risplende sotto i raggi delle quattro del pomeriggio.
"Sei tornata a casa presto, Gin." Dice senza voltarsi, come fa a sapere che sono io?
"Credevo di essere sola..."
"Tra poco ti lascio la tua tranquillità perché vado a farmi la doccia." Appoggia i pesi che teneva nelle mani a terra e si siede asciugandosi la fronte, poi, come al solito, prende una sigaretta.
"Accomodati." Mi indica la sedia vicino alla sua mentre l'accende.
"Oggi..." esordisce sputando del fumo "ha chiamato il tuo ragazzo sul telefono di casa, come fa ad avere il numero?"
"Non ne ho idea..." appoggio il libro sulle ginocchia e il bicchiere sul tavolino "l'avevo dato a Vanessa, forse glielo ha passato lei."
Annuisce creando un'altra nuvola di fumo.
"Ho risposto io." Afferma e mi si gela il sangue per un secondo. Chi di migliore...
"E cosa ti ha detto?"
"Cercava te, gli ho detto che non c'eri, lui mi ha detto che non rispondevi al telefono..."
"L'ho dimenticato a casa."
"Gli ho detto che è un po' ossessivo..." allunga il braccio sul tavolino verso il posacenere.
"E mi ha richiuso in faccia." Fa cadere la cenere e poi aggiunge "Come fai a stare con una persona del genere?"
"Con un ragazzo che riaggancia il telefono ad una persona che non sopporta?"
"No, con un ragazzo che vuole tenerti così tanto sotto controllo."
"Non mi tiene sotto controllo." Ribatto offesa.
"A me pare di si."
"Nemmeno la tua ragazza scherza." Dico difendendomi.
"Quale ragazza?" Chiede lasciandosi scappare una risatina.
"Veronica."
"Veronica non è nulla di serio." Ride, poi lascia la sigaretta nel portacenere e porta lo sguardo su di me.
"Non la pensa così lei, dato che mi ha minacciato solo perché mi hai accompagnato oggi."
Mi fissa per un secondo negli occhi e poi scuote la testa sorridendo: "Ridicola."
Vedo che la situazione tra loro due è molto chiara...
"Come può solo pensare che mi possa piacere una come te." Aggiunge.
"Senti..." dico arrabbiata "lo so che non ti sto simpatica, nemmeno tu per me sei Mister Simpatia...ma non c'è bisogno di essere così stronzo, non credi?"
"Tu devi imparare a dare meno peso alle parole degli altri." Si alza in piedi per andarsene ma mi paro davanti a lui, se c'è una persona che se ne deve andare offesa sono io.
"Tu invece devi imparare a pesare le parole..." gli punto il dito contro arrivando a pochi centimetri dalla sua faccia.
"Ed inoltre..." aggiungo guardandolo dritto negli occhi con una forza che non sapevo nemmeno di avere "dille che può stare tranquilla, non sei il mio tipo."
Detto questo mi volto e mi fiondo in bagno chiudendomi a chiave, se vuole farsi una doccia, deve aspettare che esca io.Ed ecco a voi...Veronica!
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Serotonina
RomanceA tutti i genitori capita che prima o poi i figli chiedano "Mamma, papà, come vi siete conosciuti?" E anche se i genitori non lo danno a vedere, sono contenti di questa domanda, perché per loro è un'occasione per ripensare con nostalgia alla loro gi...