23.

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Ieri siamo stati in barca e ci siamo divertiti. I capelli al vento, una sigaretta tra le dita, la bottiglia di birra tra i piedi e il vento nelle ossa.
Ecco, ed oggi sto male.
Ho il raffreddore, mi fa male la gola ed ho la febbre.
"39." Legge il termometro Martina e lo ripone nel cassetto.
"Ti vado a prendere la tachipirina." Mi informa prima di uscire. Mi sento uno straccio...
Sprofondo nel cuscino e guardo persa il soffitto mentre tiro le coperte fino al naso.
Perfetto, perderó altri giorni di studio.
"Ugh." Mi volto verso Andrea che sta in piedi sulla porta "Hai un aspetto terribile."
"Grazie." Sorrido falsamente e lui ride mentre avanza.
"Mi sento colpevole perchè ho avuto io l'idea di andare in barca..."dice lui sedendosi accanto a me.
"Non hai colpa."
"Lo so..." ammette alzando le spalle "volevo solo dire qualcosa di carino. Sai, ne ho bisogno anche io ogni tanto per avere la coscienza apposto."
"Allora, se la metti così, la colpa è solamente tua!" Esce un suono stridulo dalla mia bocca e lui scoppia a ridere.
Martina entra con un cucchiaio e la tachipirina.
"Ora te la preparo..." dice.
"Faccio io." La ferma Andrea e poi si rivolge a me "Devo farmi perdonare."
"Marti, per favore, controlla che non l'avveleni." Le dico e lei scoppia a ridere.
"Allora Andrea pensaci tu, io devo andare in negozio." E detto questo mi saluta lanciando un bacio ed esce richiudendosi la porta della mia camera alle spalle.
"E così ora sei nelle mie mani." Dice lui con voce diabolica mentre mette la medicina sul cucchiaio.
"So perfettamente che stai scherzando, tuttavia mi spaventi lo stesso."
"Non dire così..." avvicina il cucchiaio alla mia bocca "ti sto curando."
"Fa ridere detto ad un'aspirante dottoressa." Apro la bocca e lui versa il contenuto.
"Ora io vado di là." Mi informa richiudendo il flacone "Se hai bisogno chiama."
"Va bene, tanto mi sento abbastanza bene."


E fu cosí che mi sono addormentata con queste ultime parole famose.
Mi sta scoppiando la testa, mi fischiano le orecchie e non riesco nemmeno a mettermi a sedere. Mi sento debolissima ed incapace di formulare una frase di senso compiuto, così urlo, per quanto mi sia possibile, per chiamare Andrea.
"Mi hai fatto prendere un colpo!" Esclama entrando di corsa in camera.
"Mi ero addormentato anche io..." spiega ricomponendosi e stropicciandosi gli occhi.
"Che ore sono?" Mugolo coprendomi gli occhi perché la luce mi infastidisce. Lui, accorgendosi di ció, la spegne subito.
"Sono le due del pomeriggio." Si avvicina e mi mette una mano sulla fronte "Scotti."
"Jerry." Sibilo e lui si colpisce la fronte con una mano.
"La forza per dire le cazzate ce l'hai comunque, vedo."
"Quella per farti ridere non manca mai." Dico e lui diventa di colpo serio. Mio Dio, ma cosa gli ho appena detto? Cerco di farlo ridere?
Si schiarisce la voce e si siede in fondo al letto.
"È ora di riprendere la tachipirina." Dice mentre la versa e mi porge il cucchiaio che non afferro e cade sul piumone.
"Che disastro!" Si alza ed esce per poi rientrare con un tovagliolo bagnato.
"Ora cerco di pulirlo, ma dovremo comunque portarlo in lavanderia." Inizia a pulire la zona sopra il mio stomaco, io lo osservo inizialmente e poi lascio crollare la testa sul cuscino per la stanchezza.
Versa di nuovo la tachipirina ma questa volta ci pensa lui ad imboccarmi, appoggia il cucchiaio sul comodino e poi si volta per andarsene.
Gli afferro la mano al volo e lo costringo a fermarsi: "Rimani. Fammi compagnia."
Lo guardo con un solo occhio aperto, ha la bocca socchiusa, è spettinato ma dannatamente bello. Sto delirando, diamine.
"Non avevo intenzione di andarmene." Mi informa.
"Vieni qui." Indico il posto libero vicino a me.
"Sicura? Non è che mi uccidi quando torni in te?"
"Stai zitto e vieni qui." Lo tiro per un braccio e lui si accomoda. Rimane sopra le coperte ma si sdraia su un fianco, infila un braccio sotto la sua testa e mi guarda.
"Lo sai che domani avró anche io l'influenza?"
"Non ci avevo pensato." Ammetto ad occhi chiusi e tirando su con il naso "Allora puoi andare, non voglio farti ammalare."
"Correró questo rischio." Dice e pur essendo ad occhi chiusi capisco che sta sorridendo.
Dopo diversi minuti di silenzio, mi giro e lo vedo con gli occhi chiusi...forse sta dormendo. Mi avvicino e lui spalanca gli occhi rivelando il contrario.
"Grazie." Gli lascio un bacio sulla guancia.
Lui mi guarda, sorride e poi richiude gli occhi. Sembra un angelo quando dorme. Il problema è quando si sveglia.


"Gin." Dice una voce.
"Gin." Una mano mi scuote la spalla e spalanco gli occhi. Su di me c'è il volto di Martina in versione gigante ed all'inizio mi fa anche paura.
"C'è Cristian." Mi informa e poi esce.
Mi guardo intorno e sollevo il braccio che ho sullo stomaco. Un braccio sullo stomaco?
Mi volto e il mio cuore salta di un battito per lo spavento nel vedere Andrea a pancia sotto che dorme. Gli do un colpetto sulla schiena svegliandolo.
"Ciao. Come ti senti?" Entra Cristian in camera seguito da Martina che guarda il cugino.
"Ho vissuto giorni migliori." Mugolo mettendomi a sedere "Ma rispetto ad oggi pomeriggio sto meglio."
Guardo fuori dalla finestra il buio e mi chiedo che ore siano. Le otto? Le nove? Abbiamo dormito così tanto?
Cristian mi porge le rose che ha in mano e lo ringrazio sorridendo. Non posso rischiare di farlo ammalare dandogli un bacio.
Li appoggio sul comodino e poi seguo il suo sguardo puntato su Andrea che si sta alzando con tutta calma.
"Vi lascio soli." Dice sbadigliando ed avanzando verso la porta.
"Sarà meglio." Dice Martina incrociando le braccia e trucidando il cugino con lo sguardo.
Quando i due escono Cristian si siede vicino a me e mi lascia un bacio in fronte. Mi rimbocca le coperte e poi accende la televisione a basso volume per evitare di infastidirmi.
"Gin." Mi chiama lui e sposto la mia attenzione dalla tv.
"Non vorrei essere invadente, anche perchè noi non siamo nulla ancora, ma tra te e Andrea c'è qualcosa?" Domanda e mi si gela il sangue. Come puó pensarlo?
"No, assolutamente no." Rispondo prontamente.
"Perchè era qui con te, dormivate insieme, e io conosco Andrea da molto tempo e non vorrei creare rivalità."
"Tra me e Andrea non c'è nulla. È stato solo gentile nel preoccuparsi di me dato che non sto bene."
"Meglio così." Mi circonda le spalle con un braccio e mi attira a se. Mi accoccolo sul suo petto caldo e l'ultima cosa che sento prima di addormentarmi sono le sue labbra morbide sulla mia fronte.

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