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Faccio un giro davanti allo specchio prima di prendere la pochette nera ed uscire dalla mia camera. Martina con la sua gonna di jeans e un top glitterato mi aspetta in cucina mentre chiacchiera con mio fratello, anche lui perfettamente in tiro.
"Possiamo andare?" Mi domanda Giacomo prendendo le chiavi della macchina e facendo il giro del tavolino.
"Sì, sono pronta." Passo il rossetto sulle labbra specchiandomi nel forno e andiamo in macchina.
Questa sera c'è una festa in un locale qui vicino dove sono stata molte volte, è un posto lungo mare con una veranda sulla spiaggia molto bella. Andremo con i miei ex compagni di classe e Margherita con mio fratello.
"Martina mi stava raccontando che Kevin le ha scritto." M'informa mio fratello guardandomi di sfuggita per poi riportare lo sguardo sulla strada.
"Già, ieri sera." Affermo guardando Martina attraverso lo specchietto retrovisore che mi sorride.
Arriviamo al locale verso le undici e gli altri già ci stanno aspettando al bar all'interno, così ci avviciniamo e ordiniamo anche noi.
Kevin inizia subito a parlare con Martina e per la prima volta la vedo chiacchierare meno di qualcuno, tra i due non so chi sia più chiacchierone. Comunque vedo che si divertono, ogni tanto si sono alzati per ballare proprio come abbiamo fatto noi, ma loro insieme, e vedo Martina sorridente quindi sono felice.
Kevin è sempre stato molto simpatico sin dai tempi della scuola, forse chiacchierava e controbatteva un po' troppo ecco perchè non andava d'accordo con i professori. Più passano gli anni e più diventa un bel ragazzo, con questi ricci molto particolari e le due fossette ai lati del sorriso.
Margherita e mio fratello si sono appartati in veranda a fare i piccioncini, Elisa e Lorenzo si staranno sicuramente sbaciucchiando da qualche parte ed io sono rimasta sola con Marco.
Mi ha raccontato della sua vita in quest'ultimo anno, degli studi che procedono a gonfie vele e dell'ultima batosta amorosa che ha preso.
Sapessi io, vorrei dirgli, ma preferisco ascoltarlo.
Questi mesi sono stato i più tormentati della mia vita, ho passato anni senza essere minimamente calcolata da nessun ragazzo ed ad un certo punto me ne sono ritrovata tre nella mia vita.
"Marco, scusami, ma devo assolutamente andare in bagno." Gli dico mentre scendo dallo sgabello, i drink stanno cominciando a fare effetto.
Mi faccio spazio tra la gente anche se per fortuna stasera non ce n'è molta e mi metto in coda per il bagno, anche se forse è meglio andare a cercare una pianta dato che davanti a me ci sono otto persone.
La punta di un dito picchietta la mia spalla e sono costretta a girarmi.
"Ciao." Urla Pietro per sovrastare la musica mentre io vado in apnea. Gli rispondo mentre gli faccio una radiografia completa, sono mesi che non lo vedo.
"Come stai?" Mi domanda con una nota d'imbarazzo e annuisco mentre gli rispondo che sto bene.
"Ti va di parlare un secondo, magari dopo che sei andata al bagno." Sorride indicando la fila dietro di me.
Mi ero promessa di chiudere questa porta del passato, di fare l'indifferente e fregarmene, ma la verità è che, pur non essendoci ormai un sentimento, è difficile fregarsene dato che ho trascorso con lui tutte le prime volte della mia vita.
"Va bene." Acconsento e prima di allontanarsi mi da' appuntamento in veranda.
Spero solo che non sia venuto con Vanessa, altrimenti me ne torno a casa.
Non so se mi tratterrei anche questa volta dal tirarle i capelli. Mi ha deluso più di tutti, ancora più di uno stupido maschio.
Dopo aver fatto la pipì vado in veranda e lo trovo seduto ad un tavolo dove mi indica l'altra sedia libera.
"Grazie di aver accettato." Appoggia i gomiti sulle ginocchia stringendo entrambe le mani in un pugno.
"Ormai la rabbia mi è passata." Faccio spallucce "Mi avete solamente deluso."
"Mi dispiace per come si è chiusa la nostra storia, ho sbagliato, dovevo chiudere quando ho iniziato a capire che qualcosa era cambiato senza farti stare male."
"Vorrei dirti, peró, che non rinnego nulla. Ho passato degli anni fantastici al liceo grazie ai miei amici e grazie a te. Quindi scusa se ho chiuso una storia fantastica da coglione."
Mi viene da sorridere ma cerco di trattenermi anche se a fatica. Mi ha fatto stare male per settimane intere, ma non capisco perchè ora non provo rancore nei suoi confronti. Un po' mi fa rabbia questa cosa perchè vuol dire che perdono troppo facilmente. Oppure forse l'avevo capito anche io che non andava bene tra di noi, anche se non volevo ammetterlo.
"Hai ragione." Sentenzio respirando profondamente "Non sono arrabbiata con te, ormai sono passati mesi."
"Lo so che non sei arrabbiata, ti conosco, altrimenti non mi avresti nemmeno parlato." Sorride puntando gli occhi su di me e poi distogliendoli.
"Avevo promesso a Marco di tornare presto da lui..." dico.
"Sì, ho visto che sei venuta con loro. Io non li rivedo più da quando hanno saputo che avevo rotto con te, inoltre Vanessa ha smesso di frequentarli per paura del loro giudizio." Mi spiega.
"È qui stasera?" Dico riferendomi a lei e lui scuote la testa.
"Sono venuto con un po' di amici."
Mi alzo sistemandomi la gonna e lo saluto con un cenno di mano ed un sorriso tirato. Odio le situazioni imbarazzanti.
"Allora ciao."
"Forse ci rivedremo quest'estate." Mi dice ed io annuisco.
Non che mi cambi molto, ma forse preferisco non rivederlo. Non perchè mi farebbe male, ma perchè voglio evitare una conversazione come quella di stasera. Dopotutto cosa potrebbero dirsi due persone che si sono lasciate per le corna? Dovrebbero parlare del meteo?
"C'era tanta fila al bagno?" Mi domanda Marco non appena ritorno.
"Ci ho impiegato davvero così tanto?" Guardo l'ora sullo schermo del cellulare.
"Abbastanza da far pomiciare Kevin e Martina." Punta il dito dietro di me e quando mi giro schiudo lievemente le labbra.
La rabbia per Alessandro le è passata, vedo. Mi volto di nuovo verso Marco che li sta osservando e mi siedo sullo sgabello davanti al suo.
"Buon per loro..." dico recuperando la borsetta che avevo lasciato sul tavolino dato che Marco mi aveva assicurato che sarebbe rimasto lì.
"Sicuro..." mi sorride lui "Quasi dimenticavo, ti ha vibrato il telefono un paio di volte."
Estraggo il telefono dalla pochette e mi appare una chiamata persa e un messaggio che mi provoca brividi lungo tutto il corpo.
Mi manchi.
Ricompongo subito il numero mentre esco dal locale e cerco di allontanarmi da tutta questa confusione facendomi spazio tra la gente.
"Andrè?" Dico non appena lo sento rispondere.
"Mi senti? Sono in un locale." Alzo un po' la voce.
"Sì, lo so." Afferma "Scusami se ho disturbato."
"No, non ti preoccupare. Sono appena uscita fuori, ora ti sento meglio." Mi stringo le spalle perchè è un po' freschino senza giacca.
"Bene, almeno mi sentirai bene quando ti diró che sei bellissima stasera."
Smetto di osservare i miei piedi infilati nei tacchi ed alzo lo sguardo confusa, cosa ne sa lui? Potrei essere venuta anche in pigiama. Mi guardo intorno alla ricerca di un posto dove sedermi perché i miei piedi stanno veramente soffrendo e non appena volto la testa verso destra per poco non mi cade il telefono.
Infila il telefono nella tasca dei jeans e mi viene incontro a grandi passi, io gli getto le braccia al collo e lui mi solleva lievemente da terra mentre mi stringe forte a sè.
"Mi sei mancato anche tu." Gli sussurro.

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