51.

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"Ma cosa ci fai qui? Non eri a Londra? E lo stage? È successo qualcosa?" Sputo lettere a raffica e lui mi ferma appoggiando le mani sulle mie braccia.
"Frena." Sorride e mi getto ad abbracciarlo di nuovo. Sono troppo felice, è così tanto che non lo vedo. Chissà che faccia farà Martina...
"Scusami se non ti ho risposto subito, avevo lasciato il telefono a Marco."
"Lo so, ormai è un'ora che sono qui." Afferma lui "Ho visto che parlavi con Pietro e non volevo disturbare."
Infila le mani nelle tasche dei jeans mentre le luci colorate ogni tanto illuminano la sua espressione seria e lievemente irritata.
"Sì, non avevamo più parlato da quel giorno."
"Ti ha chiesto di perdonarlo?"
"Non esplicitamente, ma ormai non sono più arrabbiata con lui." Faccio spallucce "È acqua passata."
"Bene." Asserisce.
"Già."
Cala di nuovo il silenzio ed inizio a guardarmi intorno pensando se sia conveniente lasciarlo entrare e presentarlo a tutti oppure no. Martina peró deve sapere che suo cugino è tornato, anche se ora è impegnata con Kevin.
"Quelli con cui sei ora sono tuoi amici di queste parti?" Domanda puntando di nuovo i suoi occhi nei miei.
"Sì, andavamo a scuola insieme. Vogliamo entrare?" Propongo e lui fa spallucce.
Avanziamo in mezzo alla folla mentre cerco di identificare i miei amici e quando li vedo lego la mia mano a quella di Andrea e lo trascino.
"Ragazzi, lui è..."
"Andrea!" Urla Martina correndogli incontro e saltandogli sopra. Lega le sue gambe alla vita del cugino come un koala e lo abbraccia forte sotto lo sguardo curioso di tutti.
"Sono contento anche io di rivederti, Marti." Le accarezza la schiena e la rimette a terra.
"Perchè non hai avvisato?" Gli domanda.
"Che sorpresa sarebbe sennó?" Risponde ovviamente.
"Come avrete capito lui è Andrea, il nostro coinquilino." Annuncio mentre lui saluta tutti stringendo la mano.
"E mio cugino." Precisa Martina e sento Kevin tirare un sospiro di sollievo.
Purtroppo sta arrivando sempre più gente e detesto i luoghi troppo affollati, abbiamo chiacchierato per un'altra oretta al tavolo ma non ho più voglia di stare qui. Marco sta per tornare a casa, e credo che lo seguiró a breve anche io, ma prima di alzarsi lo vedo alzare una mano davanti a sè. Mi volto per vedere chi sta salutando e trovo Pietro che sta venendo verso di noi.
"Ragazzi! Da quanto tempo!" Abbraccia tutti facendo il giro, eccetto Kevin che se ne è andato in spiaggia con Martina.
"Sei venuto con Francesco? Mi farebbe piacere salutarlo prima di andare via." Afferma Marco e Pietro gli indica un gruppo di ragazzi.
Mentre Pietro parla con Marco e Lorenzo mi lancia delle occhiate, quasi come volesse coinvolgermi nella loro conversazione. Anche volendo non potrebbe tornare tutto come prima, in ogni parola lo guarderei con occhi diversi e questo forse non cambierà mai.
"Tra quanto ce ne andiamo?" Mi sussurra Andrea ad un orecchio.
"Anche subito, se vuoi." Propongo e lui mi sorride mentre lascia sfiorare la punta delle nostre dita. Mi avvicino ai ragazzi salutandoli uno ad uno, compreso Pietro e Martina che mi strizza l'occhio. Scuoto la testa trattenendo un sorriso e le indico Kevin che la sta aspettando poco dietro.
Ritorno da Andrea che saluta tutti con un cenno di mano prima di andare fuori quando mi rendo conto che non abbiamo una macchina.
"Facciamo una passeggiata?" Propongo.
"Hai voglia di camminare?"
"No, non ho una macchina."
"Credo che quella di tuo fratello vada più che bene." Estrae le chiavi dalla tasca e due lucette poco distanti da noi s'illuminano.
"Giacomo ti ha dato la sua macchina?" Domando mentre salgo.
"Sì, sono passato a casa tua dove tuo fratello mi ha presentato Margherita e mi ha detto dove eri." Spiega mentre mette in moto.
Il viaggio in auto è molto breve e tutto in silenzio, quando entriamo in casa non c'è anima viva a parte mio padre che sicuramente già dorme.
"Hai sete? Io molta." Affermo mentre apro il frigorifero e preparo due bicchieri.
"Raccontami qualcosa, come sono stati questi mesi?" Domando.
Mi appoggio al davanzale della cucina mentre mando giù l'acqua, intanto lui si posiziona a braccia conserte davanti a me. La maglietta a maniche corte lascia risaltare i suoi muscoli mentre i ricci scuri e morbidi gli ricadono in fronte.
"Molto bene. Ho fatto amicizia con un ragazzo che si chiama Luis ed è un vero genio, mi ha aiutato molto." Afferma alzando un angolo della bocca.
"All'inizio ho avuto un po' di difficoltà con la lingua, ma ho imparato molte cose. Luis ha diverse tattiche di rimorchio." Ride ma lo guardo di sbiego. Seriamente sta parlando di questo con me?
"Bene." Lascio schioccare la lingua sul palato e gli passo accanto per afferrare i bicchieri. Li sistemo nel lavandino con la buona intenzione di lavarli domani mattina e sento i suoi passi farsi sempre più vicini. Appoggia le mani alla mia destra e alla mia sinistra e mi sussurra in un orecchio: "Gelosa?"
"Dovrei?" Sussurro voltando lievemente la testa a destra. Appoggia le sue labbra sul mio collo ed inizia a lasciare dei piccoli baci facendomi rabbrividire.
"Forse nemmeno io sono stata così brava in questi mesi." Mento, non ho avuto nessun altro per la testa se non lui.
"Non riuscirai a farmi arrabbiare stasera, Gin." Smette per un secondo per poi riappoggiare subito le sue labbra calde.
"Vogliamo salire in camera?" Domando e lui mi strizza l'occhio.
"È un invito?" Sorride malizioso mentre mi giro ritrovandomelo ad un palmo dal naso.
"Per dormire, idiota." Lo spintono e m'incammino verso la mia camera seguita da lui che sta ridacchiando.
"Potresti anche dormire sul divano in realtà." Affermo accendendo la luce.
"Ma tu non vuoi." Dice arrogante e mi giro sbuffando. Chiudo la porta e afferro il mio pigiama mentre lui si toglie i jeans restando in t-shirt e boxer. Ce la puoi fare, Ginevra, non devi guardarlo.
Peró vederlo così mi ha fatto venire un'idea. Lui non ha fatto altro che provocarmi da quando è arrivato, quindi è arrivato il mio turno.
Mi tolgo i vestiti velocemente ed infilo il pigiama sotto il suo sguardo ispezionatore. Quando la mia faccia sbuca dalla maglietta e lo vedo deglutire sorrido soddisfatta mentre gli passo una mano davanti gli occhi per svegliarlo dall'incantesimo.
"Buongiorno." Lo prendo in giro.
"Stronza." Sibila e prima di mettermi a letto gli passo accanto.
"Buonanotte." Dico sorridente e lasciandogli un bacino sulla guancia, poi passo oltre ma lui mi blocca il polso pur restando spalla a spalla.
Si volta verso di me con uno scatto e appoggia una mano sulla mia guancia guardandomi dritto negli occhi.
"Quanto mi sono mancati questi occhioni blu." Dice con voce roca accarezzandomi la guancia con il pollice. Appoggio una mano dietro la sua nuca tirandolo verso di me e mi fiondo sulle sue labbra divorandole. L'altra mano di Andrea scivola sulla mia schiena mentre lo tengo sempre più stretto a me. Le nostre lingue danzano, sono bramose, questi sono tutti i baci che in questi mesi la distanza ci ha tolto.
"Non so se riusciró a fermarmi..." dice velocemente tra un bacio e l'altro con le labbra ormai gonfie.
"Devi." Dico ma faccio tutto l'opposto avvinghiando le mie gambe alla sua vita con le sue mani sulle mie cosce.
"Non aiuti." Sussurra "La tua bellezza non aiuta."
Mi fa appoggiare la schiena al muro della camera mentre continua con questa tortura bellissima sul mio collo.
È impressionante quanto mi sia mancato.
Mi ero quasi dimenticata quanto fosse bella questa sensazione.
In questi mesi non sono riuscita a guardare nessun altro ragazzo perchè aspettavo solo lui.
Sarei stata disposta ad aspettarlo per anni.
"Forse è ora di dormire." Dice contro le mie labbra riportando le mie gambe a terra.
"E forse è meglio creare una barriera di cuscini o impazziró." Afferma afferrando tutto quello che trova in giro e sistemandolo sul letto.
"Tanto questa notte butto tutto a terra per abbracciarti." Lo avverto facendo il giro del letto.
Lui con un balzo salta sopra al letto e mi raggiunge afferrandomi il volto: "Rettifico: mi hai già fatto impazzire."

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