Sto studiando da almeno tre ore chiusa nella mia camera e mi trovo da almeno due ore sullo stesso paragrafo. Non ci sto capendo nulla.
Lascio andare un urletto di frustrazione e mi lancio sul letto con ancora la matita in mano.
Devo concentrarmi.
Ginevra, devi concentrarti.
E invece non ci riesco perchè sto pensando agli occhioni blu di Cristian. Non riesco a togliermi dalla testa le immagini di ieri sera e mi sento ridicola come una ragazzina alla prima cotta.
Credo proprio che mi piaccia Cristian.
Ma ancora non sono pronta a dirlo, fatico anche ad ammetterlo a me stessa. Mi sono lasciata il mese scorso, è impossibile che già mi piaccia un altro ragazzo.
"Filippo! Filippo!" Urla una voce rauca e mi affaccio immediatamente alla porta. La luce del bagno è accesa e la porta socchiusa, così avanzo e mi affaccio. Andrea è steso a terra, il braccio sinistro appoggiato al wc con la testa sopra, gli occhi socchiusi e le gambe stese.
"Ti senti male?!" Entro di corsa.
"Ginevra? Non credevo che fossi a casa..." mugola restando ad occhi chiusi.
Mi accuccio accanto a lui ma non so cosa fare.
Dall'odore credo che abbia vomitato.
"Torna pure a fare le tue cose, credevo ci fosse Filippo in casa..." mugola abbassando di un tono la voce "Lo aspetteró qui."
"Ma cosa dici?" Appoggio le mani circondando il suo torace "Ora ti accompagno in camera."
"Non ce la puoi fare." Mugola ed io ce la metto tutta per rimetterlo in piedi. E dopo vari tentativi ci riesco.
"Forzuta." Sorride leggermente.
Ha il volto pallidissimo e non si regge nemmeno in piedi.
"Ho l'influenza, dottore?" Socchiude un occhio per guardarmi e sorride di sbiego.
"Credo proprio di si." Rido e poi lo faccio stendere sul letto.
"Sei stata tu a trasmettermelo." Borbotta rimanendo seduto sul letto nella posizione in cui l'ho messo.
"Io non avevo il virus intestinale..." gli faccio notare.
"Gne-gne." Mi fa il verso.
Prendo una coperta dal suo armadio e lo faccio stendere per mettergliela sopra. Spengo la luce e gli preparo un pacchetto di fazzoletti sul comodino.
"Ti devo preparare qualcosa da bere?" Chiedo ma lui non mi risponde.
Forse si è addormentato.
Così cammino verso l'uscita facendo il minor rumore possibile ed ho intenzione di lasciare la porta socchiusa in modo da sentirlo se mi dovesse chiamare.
"Gin." Lascia andare un filo di voce proprio quando sono sulla porta.
"Resta." Aggiunge.
"Non posso, devo studiare." Dico guardando il suo volto sofferente "Ma prometto di arrivar subito se ne avrai bisogno."
"Ti prego." Mi supplica con gli occhi dolci che non avevo mai visto.
Mi fa uno strano effetto vederlo così debole e vulnerabile, disposto a supplicare addirittura me. È sempre così forte e scontroso, sembra capace di affrontare tutto da solo.
Mi stendo accanto a lui ma sopra le coperte, mi metto a braccia conserte ed incrocio le gambe. Spero di non ammalarmi di nuovo...
Allunga un braccio e appoggia la sua mano sul mio ginocchio massaggiandolo. Ha la mano calda e morbida.
"Grazie." Dice continuando a tenere gli occhi chiusi.
"Tu che ringrazi, incredibile." Dico e lui sbuffa.
Quando mi accorgo che si sta per addormentare, decido di sdraiarmi anche io un po' per evitare di disturbarlo alzandomi."Ragazzi..." sussurra una voce "sveglia..."
Apro gli occhi e vedo il volto di Alessandro sopra di me che mi guarda sorridendo. Mi guardo intorno e ricordo di essere nella stanza di Andrea, lui è accanto a me ed ho il suo braccio sul mio stomaco. Siamo entrambi girati su un fianco ed io combacio perfettamente lungo il suo torace. Ho un dejavù.
"Vi volevo dire che tra poco rientreranno anche gli altri..." dice lui "io vi aspetto di là, peró, ecco, ricomponetevi."
Mi strizza l'occhio e poi esce dalla camera.
Mio Dio, come sono finita in questa situazione?
Giro la testa restando ferma con il corpo e vedo che Andrea ancora dorme, ha il sonno pesante il ragazzo.
"Andrea."
"Andrea." Ripeto, ma nulla.
Così gli afferro una guancia ed inizio a pizzicarla, e lui finalmente si sveglia mugugnando. Apre gli occhi e si accorge di essere faccia a faccia con me, sullo stesso cuscino, abbracciato a me e con le gambe intrecciate alle mie.
Ecco, ora sclera.
Ora mi caccerà dal suo letto e dalla sua stanza.
La tachipirina ha fatto effetto e tornerà lo stronzo di sempre.
"Gin." Sussurra sul mio viso e poi deglutisce "Se la mia bocca non sapesse di vomito, probabilmente in questo momento ti bacerei."
Il mio cuore si ferma ed inizio a tremare.
Cos'ha appena detto? Sta delirando?
Dei brividi mi attraversano tutto il corpo ed inizio a sentire caldo, tanto caldo.
"Stai ancora male, molto male." Affermo cercando di sembrare impassibile.
Lui scuote la testa e poi, richiudendo gli occhi, l'appoggia nell'incavo del mio collo.
Il contatto con la sua pelle è come una scottatura e mi ritrovo a deglutire diverse volte.
Cosa mi sta succedendo? È come se il mio cervello fosse impazzito. Sono incapace di intendere e volere in questo momento.
"Andrè."
"Mh."
"Tra poco arrivano gli altri."
"Mh."
"Forse è meglio che vada ad aiutare Alessandro con la cena." Spiego e lui lascia la presa facendo scivolare le mani sulla mia vita.
"Va bene." Dice e poi rotola a pancia in su.
Io vado in cucina e trovo Alessandro mentre taglia i pomodori, così prendo un coltello e lo aiuto.
"Come sta Andrea?" Mi domanda.
"Puzza di vomito." Rido, anche se non è vero. Non del tutto almeno.
"Davvero? Eppure gli stavi appiccicata..." sorride malizioso.
"Ale..." appoggio il coltello e lo guardo cercando di trattenere un sorriso "non farne parola con nessuno."
"Saró muto, anche se non ci vedo nulla di male." Fa spallucce.
"Sto uscendo con Cristian." Gli ricordo.
"Lo so, ma non hai mica baciato Andrea."
Per poco, vorrei rispondergli, ma lascio cadere il discorso lì.
A mano a mano tornano tutti a casa, Martina ha riportato gli hamburger, io e Alessandro abbiamo preparato l'insalata e Filippo ha portato la coca-cola.
Mentre siamo a cena emerge dalla sua tana anche il morto vivente che si siede accanto a noi ma non tocca nulla. E vorrei vedere...
Martina gli prepara due fette biscottate con la marmellata di fragole e lui le mangia lentamente e controvoglia.
"Sei uno straccio, amico." Gli dice Alessandro.
"Lo so." Risponde lui.
"Quindi l'appuntamento di domani con Veronica salta?" Domanda diabolica Martina.
Quale appuntamento? Lui e Veronica fanno seriamente?
"Già." Tossisce lui.
"Evviva!" Martina si versa un po' di coca-cola nel bicchiere e sorride come una bambina, in risposta il cugino le porge il dito medio.
"Non capisco perchè tutti odiate quella ragazza..." dice Alessandro.
"Punto A: è antipatica, punto B: è odiosa, punto C: è una vipera." Dice Martina.
"Ma ha un lato A e B niente male..." Alessandro da una pacca sulla spalla ad Andrea che sorride.
"Questa sera dormi sul divano." Gli dice Martina.
"Amore mio, lo sai che io guardo solo te." Alessandro fa gli occhi dolci ma Martina nemmeno lo guarda. Noi intanto scoppiamo tutti a ridere quando Alessandro si alza per darle un bacio e lei inizia a correre per tutta la stanza.
Sto iniziando ad amare veramente queste persone.
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Serotonina
RomansA tutti i genitori capita che prima o poi i figli chiedano "Mamma, papà, come vi siete conosciuti?" E anche se i genitori non lo danno a vedere, sono contenti di questa domanda, perché per loro è un'occasione per ripensare con nostalgia alla loro gi...