32.

980 43 2
                                    

Ansia. Solamente ansia.
Non ho dormito per tutta la notte a causa dell'agitazione che mi lacerava, mi sono rigirata mille volte nel letto per poi fissare il soffitto fino alle dieci di mattina. Ovvero ora.
Il senso di colpa mi ha divorato, ma non per il bacio in sè, ma per il fatto che ho pensato più al bacio stesso che a Cristian. Sono una merda.
Ed una codarda perchè ora ho paura di andare in cucina a fare colazione e di incrociare il suo sguardo.
Potrei anche rinchiudermi qui dentro per l'eternità. Ora vado a comprare un po' di provviste, dell'acqua e rimango qui dentro fino alla mia morte.
Però non avrei un posto dove fare pipì...accidenti.
"Sono un'idiota." Dico a me stessa mentre mi alzo dal letto ed infilo le ciabatte. Cammino in corridoio con la speranza di non incontrare Andrea, ma purtroppo è seduto insieme a tutti gli altri a fare colazione.
Dio, una cosa a mio favore la puoi fare?
"Buongiorno." Sussurro sedendomi all'unico posto rimasto.
I loro sguardi rimangono puntati sulla tazza del caffè, come amorfi. Tutti in hangover, ottimo.
I miei occhi si puntano su Andrea che è intento a mangiare le sue Gocciole e a muovere il dito sul touch screen. Alza un attimo lo sguardo sentendo il mio su di lui, ma lo riabbassa subito.
Che sia stato così ubriaco da non ricordare nulla?
Sembra così tranquillo e indifferente, io invece sto morendo dentro.
Martina si alza per andare a lavoro, anche se non so come farà in queste condizioni...come minimo scambierà un paio di pantaloni per una maglietta.
"Ragazzi, potete andare a fare la spesa? Non c'è più nulla in frigo." Ci dice Filippo buttandosi sul divano "Io sto troppo male per uscire."
Ah, perchè noi stiamo benissimo.
"Ok." Risponde semplicemente Andrea alzandosi da tavola ed infilando le chiavi dell'auto nella tasca della tuta.
"Vestiti, ti aspetto." Dice rivolto a me.
Ritorno dopo cinque minuti con dei semplici leggins e un maglione lungo. Afferro la borsa e seguo Andrea che sta già scendendo le scale.
"Andrea." Lo chiamo e lui si arresta voltandosi.
"Non dovremmo parlare?" Domando io.
"Di cosa esattamente?" Riprende a scendere le scale.
Mi sta prendendo in giro?
Non si ricorda nulla?
"Di quello che è successo ieri sera, mi sembra una situazione complicata." Dico io affiancandolo ma lui mi risponde solo una volta arrivati fuori dal palazzo.
"Se ti riferisci al bacio che c'è stato..." apre la portiera della macchina ed entra, ed io faccio lo stesso "dimenticalo."
Il mio cuore perde un battito.
"Non dovevo farlo, sei fidanzata e ami il tuo ragazzo. Scusami, è stata solo colpa di tutti quei drink. Non diró nulla a Cristian, promesso." Si affretta ad aggiungere.
"Quindi possiamo chiudere la questione qui?" Domando mentre accende il motore.
"Si, in fondo non è stato nulla d'importante." Mi risponde.
Così poco importante che non ci ho dormito tutta la notte, vorrei dirgli.
"Non la pensi così anche tu?" Mi dedica uno sguardo veloce mentre fa manovra.
"Si, certamente. È soprattutto meglio per me così, sai, per evitare casini con Cristian." Gesticolo mentre parlo. Lo faccio quando sono agitata. E non va bene.
"Perfetto."
"Ottimo."
Wow, il problema è stato risolto così in fretta che quasi non ci credo. Quindi basta premere il tasto reset, giusto?
Quando arriviamo al centro commerciale, lui cammina a un po' di metri di distanza da me per andare a prendere il carrello ed io l'osservo mentre i piccoli ciuffi di capelli che fuoriescono dal cappuccio della felpa vengono bagnati dalle goccioline d'acqua che stanno iniziando a cadere. Per fortuna ci rifugiamo subito dentro ed iniziamo a comprare tutto quello che è sulla lista, aggiungendo anche qualcosina.
"Mi andrebbe il sushi." Dice affiancandomi e riponendo nel carrello che sto spingendo due confezioni di succhi di frutta.
"A me non piace il pesce." Dico io e lui mi riserva una faccia scioccata.
"È buonissimo." Ribatte "Ce ne sarà di più per noi."
Scavalca il carrello per dirigersi al banco del sushi ed ordinare. Bene, dovró trovarmi qualcosa da mangiare.
Rimango ferma con i gomiti appoggiati al carrello e lo osservo mentre fa la fila. Non possono non tornarmi in mente le immagini di ieri sera, quelle mani grandi sulle mie guancie, le sue braccia muscolose che mi intrappolano e quelle labbra morbide sulle mie.
Si volta a guardarmi mentre è ancora in coda e mi sorride. Ha un sorriso troppo bello, sembra disegnato con quelle fossette.
Scuoto la testa allontanando quel pensiero ed inizio a guardarmi intorno per distrarmi. Sto analizzando le etichette delle marmellate quando lui torna e bacia la busta del sushi davanti a me.
Dopo aver pagato ci dirigiamo verso l'uscita ma fuori dalla porta viene giù il diluvio universale. Davanti a noi c'è un'anziana signora con due buste in preda alla disperazione.
"Signora, vuole una mano?" Domanda Andrea afferrando entrambe le buste della spesa oltre alla nostra che ha già in mano.
"Grazie, ragazzo." Lo ringrazia la signora ed io la faccio venire sotto il mio ombrello.
Andrea si bagna come un pulcino mentre porta le buste nella macchina della signora che prima di salire mi sussurra ad un orecchio: "Tienitelo stretto, di giovani così ce ne sono pochi."
"Oh...no...noi non..." provo a dire ma la voce di Andrea mi impedisce di continuare.
"Ecco fatto!" Esclama correndo a rifugiarsi sotto l'ombrello.
La signora parte e noi ci dirigiamo verso la macchina dove troviamo una bella sorpresa: non si accende.
"Stai scherzando spero." Dico.
"Vuoi provare ad accenderla tu?" Dice lui infastidito.
"Ed ora?"
"Camminiamo." Dice semplicemente.
"Che cosa?! Aspettiamo che smetta di piovere."
"Non smetterà."
"Sei un metereologo?"
"Io vado a piedi, è a cinque minuti casa nostra, domani verró a prendere la macchina. Dopo pranzo ho un impegno."
Lui e i suoi impegni misteriosi.
Non appena scende dall'auto io lo seguo per non rimanere da sola sotto al temporale. Il mio ombrellino viola è inutile contro questo vento, quindi lo richiudo dopo pochi secondi.
Iniziamo a correre sotto la pioggia, con i vestiti completamente bagnati e i capelli appiccicati al viso. Ma chi me l'ha fatto fare?
Lui mi ha già distanziato diversi metri benchè porti anche la busta della spesa, ma ora sta rallentando per aspettarmi.
"Tu sei pazzo, comunque."
"Mi adori per questo." Sorride lui saltando di proposito in una pozzanghera e bagnandomi tutti i leggins.
"Ti uccido." Sibilo mentre mi distanzia ridendo.
"Non lo faresti." Si arresta e fa dei passi indietro per venirmi incontro.
"Stai trattenendo un sorriso, lo vedo." Afferra alcune ciocche dei miei capelli che mi stanno coprendo la faccia.
"Serve anche la pazzia ogni tanto." Accarezza la mia guancia "Ed io ne ho da vendere."
Circonda le mie gambe e mi tira su, posizinandomi come un sacco di patate sulle sue spalle.
"Dobbiamo sbrigarci." È l'unica spiegazione che da, ma non mi oppongo. Non mi divertivo così da una vita.

SerotoninaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora