Pietro.
Non ha fatto altro che chiamarmi per tutta la notte. Alle 10 sono stata costretta a spegnere il telefono, e quando l'ho riacceso stamattina ho trovato trenta chiamate perse.
Trenta.
Vanessa mi ha detto che ha chiamato anche a lei, e a quel punto è stata costretta a spiegargli perché non gli rispondo.
Così ha cominciato a chiamare più intensamente.
E così, senza nemmeno aver fatto colazione e con ancora il pigiama addosso, sto con i gomiti appoggiati alla finestra e sto fissando il suo numero.
Lo devo chiamare, dobbiamo mettere le cose in chiaro.
Come era facilmente immaginabile, risponde al primo squillo.
"Posso spiegare." Esordisce così e mi scappa una risatina isterica.
"Parla, allora." Dico calma e abbastanza schifata "Ma ricorda che sono le sette di mattina, non ho ancora fatto colazione e mi aspettano cinque ore di lezione. Potrei non rispondere delle mie azioni."
"Vanessa mi ha detto tutto. Per questo sono in macchina da già due ore per venire da te."
Ok, non me l'aspettavo. Ma non crederà davvero che basti questo, vero?
"Non andrà a finire come la scorsa volta. Ora è ancora più grave: mi hai tradita, Pietro."
"Non giungere a conclusioni affrettate. Ora ne parleremo faccia a faccia, ma non è come pensi."
"Cosa dovrei pensare? La mia migliore amica mi dice che passeggiavi abbracciato ad un'altra, non mi dirai che è una tua sorella segreta, vero?" Cerco d'ironizzare ma sto morendo dentro.
"Tra poche ore ne parleremo a quattr'occhi, a dopo."
Riattacco il telefono e, pur contro voglia, scoppio in lacrime un'altra volta.Anche oggi ho saltato le lezioni, ma questa volta ho convinto tutti a lasciarmi a casa da sola. Posso cavarmela.
Mentre aspetto l'ora del giudizio, ho la malsana idea di sfogliare la galleria del telefono per riguardare le mie foto con Pietro. Tanto ormai ho già pianto...
Le foto di me e lui sotto il vischio, quando mi ha consegnato il regalo di Natale davanti all'albero di casa mia, lui e mio fratello, lui e mio padre che si contendono la coscia del pollo il giorno di Natale, lui che mi aiuta in matematica, i nostri baci sopra le equazioni, le lunghe passeggiate in riva al mare, lui in spiaggia che palleggia con il pallone, lui che gioca con le racchette insieme a Vanessa, lui che mi butta in acqua, le nostre facce buffe davanti alla fotocamera, io che lo accompagno a tutte le sue partite, noi ad un fast-food, abbracciati sulla sabbia la notte di San Lorenzo, i baci dalla tribuna dello stadio.
Non può aver mandato tutto questo a puttane. Non lui. Non lui che credevo essere l'uomo perfetto, l'unico e colui che sarebbe stato con me per sempre.
Mentre una lacrima mi riga il viso il campanello suona e il mio cuore sobbalza. Asciugo la lacrima solitaria e mi faccio forza.
Lo faccio entrare, si siede sul divano e mi accomodo sulla poltrona davanti.
"Vanessa ha ragione: quella sera ero con una ragazza." Sputa tutto d'un fiato e mi gira la testa per due secondi.
"Non ti diró che era un'amica, non ti diró che era mia cugina, ti diró la verità: sono uscito con lei." Si passa una mano tra i capelli e sospira "L'ho incontrata il mese scorso ad una festa, ma non ci siamo più rivisti, poi è riapparsa nella mia vita poche settimane fa."
Mi mordo il labbro e mi copro il volto con le mani, lui mi afferra i polsi accarezzandoli.
"Mi dispiace, Gin, non sai quanto mi dispiace. È che mi manchi, e non riesco a non vedere la mia ragazza per mesi interi."
"Ti manco?" Tolgo le mani dal volto arrabbiata "Ti manco?! Se ti mancassi non saresti andato con quella!"
"Non può funzionare, Gin! Le relazioni a distanza non funzionano! Lo sapevo, ma tu ne eri così convinta che ho pensato che provare non costasse nulla!" Inizia ad urlare ed io mi alzo.
"Se uno vuole, possono funzionare! Hai davvero deciso di mandare a puttane tutto quello che abbiamo passato perché per un mese non puoi baciare nessuno?!" Urlo puntandogli l'indice contro.
"Mi dispiace, va bene? Mi dispiace perdere tutto quello che c'era tra noi, ma non si può vivere così. Io ho bisogno di accompagnare la mia fidanzata all'università, di fare colazione insieme, di pranzare insieme, di farci una passeggiata, di vedere un film...e perché no? Anche di baciarla."
"Quindi la stiamo chiudendo qua..." dico acida.
"Non vedo altre soluzioni..." afferma alzandosi in piedi e passandosi le mani sui jeans.
"Non vuoi vederle..."
"Per favore, smettila di far finta che tu non sbagli mai!" Esclama "Vogliamo parlare di quell'Andrea? State sempre insieme, mi risponde al tuo telefono e mi tratta di merda...ma ti rendi conto?"
"Una relazione finisce sempre per colpa di due persone." Aggiunge.
Non doveva dirlo, non può provare a discolparsi. Ha sbagliato solo lui, solo lui sembra già essersi dimenticato di me per un'altra. Io sono innamorata di lui da anni, ho atteso mesi prima che mi notasse ed ora staró male per la stessa quantità di tempo.
"Vattene!" Urlo.
"La verità brucia." Dice avviandosi verso la porta.
"Vattene!" Urlo nuovamente e gli apro la porta, lo spintono fino al pianerottolo dove la povera vicina sta annaffiando le piante.
Mi guarda preoccupata ed io le dico: "È tutto apposto."
Seguo con lo sguardo lui che scende le scale e mi rivolge un'ultima occhiata con quegli occhi marroni, gli stessi che mi hanno fatto innamorare e di cui ancora sono persa.
L'ho perso. Definitivamente.
Mi richiudo la porta alle spalle e scivolo sul pavimento scoppiando in lacrime.
È finita, ormai è veramente finita. E questa è la prima volta in vita mia che vengo lasciata, e fa un male incredibile.
Ma la cosa che in questo momento mi fa arrabbiare di più è il fatto che abbia provato a far ricadere delle colpe su di me. Su di me che ho passato delle notti in bianco pensando a lui e che non mi sono mai permessa di guardare un altro ragazzo.
E poi, Andrea? Seriamente pensa che Andrea sia un pericolo? Non ha notato che fatichiamo addirittura a guardarci in faccia e che se parliamo è solo per litigare?
Mi rialzo per prendere un bicchiere d'acqua e mentre sono con la testa appoggiata al tavolino, Martina rientra in casa.
"Ho dimenticato il telefono." Dice peró poi mi vede e sospira preoccupata "Cosa è successo?"
"Pietro mi ha lasciata." Dico senza tanti giri di parole.
Lei abbandona la borsa a terra e ripone il telefono sul mobiletto, corre verso di me, si accovaccia a terra e mi abbraccia forte. Le mie lacrime bagnano la sua spalla e i miei singhiozzi riempiono questo silenzio sordo.
"Ginevra, sei speciale. Non lo dimenticare mai." Mi sussurra lasciandomi un bacio sulla tempia.
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Serotonina
RomansA tutti i genitori capita che prima o poi i figli chiedano "Mamma, papà, come vi siete conosciuti?" E anche se i genitori non lo danno a vedere, sono contenti di questa domanda, perché per loro è un'occasione per ripensare con nostalgia alla loro gi...